Ulan Bator è l’unica grande metropoli della Mongolia all’interno della quale vive circa un terzo della popolazione totale del Paese. La città è in continua espansione, lavori di ammodernamento sono praticamente ovunque e grandi palazzi nascono come funghi. Siamo di passaggio a Ulan Bator, torneremo nella capitale solamente alla fine del nostro tour. All’esterno dell’Hotel Bayangol i nostri autisti ci attendono con i loro mezzi, Mitsubishi Space Ger 4×4. Ci dividiamo in quattro auto: io salgo nella numero 4, Getso, la nostra guida, nella prima vettura. Prima di metterci in viaggio sostiamo qualche minuto in un grande centro commerciale non lontano da Piazza Chinggis Khan, giusto il tempo di fare scorta di acqua e di qualcosa da mangiare. Non impieghiamo troppo a lasciare la capitale, è domenica e il traffico del giorno prima sembra essere solo un ricordo. Superato l’aeroporto internazionale, alla periferia della città comincia una strada dissestata che tende a migliorare dopo il pagamento di un pedaggio. Si tratta di un’illusione momentanea. Attraversiamo distese erbose intervallate qua e là da bestiame e gher, le abitazioni tradizionali mongole conosciute con il nome di Yurta in lingua russa.
In viaggio verso l’Erdene Ukhaa Tourist Camp |
Le nuvole, che appena svegliati lasciavano intravedere un pallido sole, si sono ormai diradate. Svoltiamo a sinistra e imbocchiamo una pista sterrata. È l’inizio del nostro peregrinare nella steppa mongola. Scordiamoci strade asfaltate per qualche centinaia di chilometri. La monotonia dei pascoli è rotta solamente da alcuni ciuffi di erba dorata che riflettono al sole. Con le montagne in lontananza e alcuni falchi in cielo attraversiamo un altopiano punteggiato da cavalli e pozze d’acqua.
In viaggio verso l’Erdene Ukhaa Tourist Camp |
A volte è necessario fermarsi per sgranchirsi un po’ le gambe. L’area è un susseguirsi di animali, dapprima un gruppo di cammelli, poi ancora alcuni avvoltoi appollaiati sul terreno. Nel bel mezzo di una pianura polverosa superiamo una zona dalle particolari conformazioni rocciose rossastre. È il Baga Gazryn Chuluu, un sito che torneremo a visitare più tardi, non appena avremo pranzato. Il campo gher in cui alloggiamo, l’Erdene Ukhaa Tourist Camp è situato qualche chilometro oltre. Nell’area ristorante è già tutto pronto, il menu offre un piattino di pasta speziata come antipasto, una zuppa di carne e verdure e infine carne di montone fritta. Dovremo abituarci, gli ingredienti saranno praticamente gli stessi per tutta la durata del viaggio.
Pranzo all’Erdene Ukhaa Tourist Camp |
Prendiamo posto nelle rispettive gher e ci diamo appuntamento poco più tardi per visitare il Baga Gazryn Chuluu. Queste formazioni di roccia granitica offrirono nel XVII secolo rifugio a Zanabazar, il primo capo spirituale del Buddhismo tibetano della etnia dei Khalka, durante la guerra tra gli stessi khalkha e i mongoli oirati. Visitiamo la zona salendo sulle diverse formazioni. Nascosta, una grotta a forma d’imbuto, l’Usan Bolortiin Agui, era utilizzata dalle popolazioni mongole per conservare la carne durante i caldi mesi estivi.
Baga Gazryn Chuluu |
Baga Gazryn Chuluu, Usan Bolortiin Agui |
In auto raggiungiamo uno dei tanti monasteri distrutti nel 1937 durante la campagna spietata di Čojbalsan contro la religione buddhista. Del Tsorjiin Khureenii Khiid rimangono solo rovine in pietra seminascoste tra gli alberi mentre alcuni ovoo (cumuli di pietre) sono stati eretti nelle vicinanze. I fedeli si recano qui per lasciare offerte come banconote, cibo o sciarpe cerimoniali. Risaliamo alcune rocce per dall’alto delle quali è possibile avere una veduta panoramica del posto. Una numerosa famiglia locale ci saluta da lontano, ha scelto una zona riparata più in basso per campeggiare.
Baga Gazryn Chuluu, raggiungendo il Tsorjiin Khureenii Khiid |
Baga Gazryn Chuluu, Tsorjiin Khureenii Khiid |
Baga Gazryn Chuluu, nei pressi del Tsorjiin Khureenii Khiid |
Un’area con alcune pitture rupestri è l’ultima tappa di giornata. A realizzarle furono due monaci nel XIX secolo. Oggi le pitture sono venerate dai locali che si recano qui in pellegrinaggio. Per tornare nel campo gher imbocchiamo una via differente ma basta qualche minuto per capire di aver sbagliato strada. Niente paura, una rapida sosta a una gher di nomadi ed eccoci nuovamente all’Erdene Ukhaa Tourist Camp. Stavolta il menu prevede un insalata e uno morbido spezzatino di manzo al sugo. Assistiamo al primo splendido tramonto nella steppa mongola. Il sole scende dietro l’orizzonte e lascia spazio a uno splendido cielo stellato. La luna illumina flebilmente il campo, sembra di essere in un paesaggio in bianco e nero.
Baga Gazryn Chuluu, pitture rupestri |
Tornando verso l’Erdene Ukhaa Tourist Camp |
Erdene Ukhaa Tourist Camp |
Per ulteriori informazioni:
www.viaggigiovani.it/viaggi/mongolia
www.viaggigiovani.it/viaggi/mongolia
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