Quando si dice iniziare bene la giornata. La colazione al Goviin Anar Ger Camp è particolarmente abbondante e soprattutto di quelle che piacciono a me con pancetta, wurstel, frittata di patatine fritte, torta e thè. Il cielo questa mattina sembra quasi minacciare pioggia dopo lo spettacolo di stelle a cui abbiamo assistito durante la notte. Ci mettiamo in viaggio in direzione di Bulgan, il centro abitato nel quale ci siamo già fermati il giorno prima per fare rifornimento benzina e per un controllo del mezzo ad un meccanico. La pista è insolitamente più trafficata in questa parte di Mongolia nonostante i centri abitati, sempre di modeste dimensioni, si contino sulle dita di una mano. La prima tappa di giornata è un’altra zona di Bayanzag che ci limitiamo ad osservare per qualche minuto da lontano, un’oasi nelle vicinanze di alcune gher isolate e caratterizzata da particolari conformazioni rocciose sormontate da una fitta vegetazione, in particolare arbusti di saxaul. Alcuni ragazzi ci osservano da lontano e non appena ci fermiamo li vediamo prendere la loro sgangherata motocicletta e raggiungerci nel tentativo di vendere qualche souvenir.
Bayanzag |
Ripresa la marcia il paesaggio diventa sempre più arido. Nonostante questo, a bordo pista, grandi appezzamenti di terreno sono delimitati da alcune recinzioni. Una piccola gazzella, spaventata dal rumore dei nostri mezzi, ci taglia pericolosamente la strada e schizza via correndo a più non posso. Dune disseminate di cespuglietti anticipano una pianura desertica che si spinge fino a un’area caratterizzata dall’evidente contrasto tra l’arancione della sabbia e il grigio delle rocce. Procediamo verso nord mentre il deserto lascia spazio ad una monotona distesa erbosa. La pista che sino qualche decina di chilometri prima era sconnessa e sabbiosa ora diventa battuta e consente di procedere anche a velocità elevata.
Percorrendo il deserto del Gobi |
Il paesaggio muta nuovamente in prossimità del campo gher di giornata, il Secret of Ongi Ger Camp, immerso tra dolci montagne e in prossimità di un fiume dalle acque cristalline. La struttura è una delle più belle incontrate finora anche se il posto è molto turistico in quanto si fermano qui gran parte delle comitive occidentali che visitano la zona. Riesco finalmente a chiamare casa, tra i servizi offerti oltre a una sala massaggi e una lenta postazione internet c’è anche la possibilità di effettuare telefonate a basso costo. Il pranzo, servito in un bar-ristorante in pietra e tronchi di legno, è simile agli altri campi gher e come da alcuni giorni a questa parte ci viene servita della carne (pollo) accompagnata da riso e verdure con unica variante una fettina di ananas sciroppata adagiata sulla portata principale.
Secret of Ongii Ger Camp |
Dedichiamo le prime ore del pomeriggio per esplorare a piedi la zona circostante e osservare ciò che rimane di alcuni monasteri, distrutti nel 1937 durante il regime comunista. Il Bari Lam Khiid è situato lungo il versante settentrionale del fiume, lo stesso dove si trova il nostro campo insieme ad altri accampamenti minori. Il custode è un anziano dagli occhi offuscati dalla cataratta che ci allieta per qualche minuto con il suono di uno strumento tradizionale. Oltre alle rovine è qui presente anche un nuovo tempio, molto più piccolo del precedente, costruito recentemente da un gruppo di monaci con l’utilizzo di alcune travi del vecchio monastero.
Bari Lam Khiid |
Il Khutagt Lam Khiid sorge invece sulla sponda meridionale ed è raggiungibile solamente attraversando il fiume. I due monasteri sono conosciuti con l’unico nome di Ongiin Khiid. Al nostro arrivo abbiamo pensato di farci un tuffo nel fiume come le tante famiglie locali che si sono ritrovate qui per un picnic ma alla fine siamo costretti a desistere per via delle troppe zanzare aggressive presenti. Ci accontentiamo di salire su un colle, quello con la statua di Sakyamuni, per osservare dall’alto lo straordinario paesaggio. Per tornare al campo gher decidiamo di guadare il fiume costeggiando le rovine del Khutagt Lam Khiid ma a causa delle fastidiosissime zanzare siamo costretti ad accelerare il passo.
Khutagt Lam Khiid |
Statua di Sakyamuni su una collina nei pressi dell’Ongiin Khiid |
Ongiin Khiid, vista panoramica |
Guadando il fiume nei pressi dei monasteri |
Prima di cena abbiamo tutto il tempo di rilassarci nelle rispettive gher e farci una doccia negli accoglienti bagni della struttura. Il menu prevede come sempre carne, uova, purè e finalmente una piccola porzione di torta alla crema. Al termine della cena veniamo allietati all’esterno dell’accampamento da un piccolo spettacolo con la presentazione di personaggi e di abiti tradizionali che hanno fatto la storia della Mongolia negli ultimi secoli. La vicina collina con il monumento allo stambecco sulla cima offre altre belle vedute dell’area. Noi decidiamo di concludere la giornata qui, salendo in notturna con le luci delle torce ed ammirando i campi gher illuminati e il cielo stellato.
Spettacolo tradizionale al Secret of Ongii Ger Camp |
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