La notte trascorsa all’OstiC House ci è servita per ricaricare le energie sebbene la struttura non sia propriamente il massimo. Siamo contenti ugualmente, finalmente entriamo nel cuore della vacanza in terra indonesiana. Appena arrivati a Yogyakarta siamo andati alla ricerca di agenzie di viaggio per pianificare al meglio i nostri giorni in città. Purtroppo non avendo tempo illimitato a disposizione ci dobbiamo accontentare di appoggiarci ad alcune agenzie per ottimizzare i tempi nell’organizzazione delle escursioni. Abbiamo pensato di cominciare dal Dieng Plateau, un altopiano vulcanico poco frequentato dai turisti occidentali a circa quattro ore di auto da Yogyakarta. La strada, almeno nella prima ora, è la stessa che seguiremo per raggiungere all’indomani il celebre tempio di Borobudur. Cominciano poi i tornanti e si procede su ripidi saliscendi tra villaggi immersi nella vegetazione. Non riusciamo a smaltire il fuso orario e in continuazione crolliamo dal sonno per poi risvegliarci nonostante la bellezza dei paesaggi attraversati. La città di Wonosobo è l’ultimo centro di una certa grandezza che incontriamo prima di inerpicarci lungo una strada panoramica con vista sulle colline terrazzate alle porte del Dieng Plateau. Non si direbbe ma in breve tempo raggiungiamo i 2000 metri sul livello del mare. Parcheggiamo in uno spiazzo circondato da bancarelle e ci incamminiamo verso il Telaga Warna, un lago vulcanico dalle sfumature turchesi e blu cobalto a causa dei depositi sulfurei accumulati lungo le sue sponde.
Dieng Plateau, Telaga Warna |
Purtroppo non è il periodo ideale per visitarlo, siamo quasi al termine della stagione secca e lo specchio d’acqua appare molto più piccolo delle sue normali dimensioni anche se in alcune zone presenta colorazioni davvero vivaci. Un sentiero immerso tra i campi consente di fare il giro del lago e raggiungerne un altro adiacente, il Telaga Pangilon. Lo seguiamo osservando di tanto in tanto alcuni contadini lavorare sui propri appezzamenti di terreno. Sono pochi i turisti che si sono spinti fin qui, la maggior parte sono locali che incuriositi dalla nostra presenza ci fermano chiedendoci di scattare una foto con loro.
Dieng Plateau, Telaga Pangilon |
Un altro sentiero che si inerpica su un pendio terrazzato ci conduce nel giro di pochi minuti ad un punto panoramico sui due laghi e sulle montagne circostanti. Un gruppetto di ragazzi indonesiani ci ha anticipato e tutti si stanno godendo in cima la bella giornata. Appena arriviamo qualcuno comincia a riprenderci di nascosto con una videocamera poi un ragazzo si fa forza e ci invita a comparire nella propria reflex. Nel giro di qualche minuto diventiamo l’attrazione di giornata, tutti vogliono una foto ricordo e noi ci prestiamo volentieri.
Dieng Plateau, vista dal punto panoramico sui due laghi |
Kawah Sikidang è la tappa successiva. Il nostro arrivo è annunciato da un intenso e acre odore di zolfo. Il motivo è semplice, siamo nei pressi di una vasta area vulcanica e nel terreno si aprono crateri più o meno grandi con pozze di fango ricche di minerali che ribollono ad alta temperatura sprigionando nell’aria intense nuvole di fumo. Siamo costretti a coprirci la bocca per non respirare i gas eppure a pochi metri da noi alcune donne, quasi incuranti, sono intente a vendere ai pochi turisti prodotti locali, souvenir fatti a mano e bustine colme di zolfo.
Dieng Plateau, Kawah Sikidang |
Siamo venuti sul Dieng Plateau anche per vedere alcuni degli edifici di culto hindu più antichi dell’isola di Giava. Da Kawah Sikidang non impieghiamo molto a scorgere i primi templi. Il Candi Bima si trova lungo la strada per il villaggio di Dieng ed è una struttura davvero particolare caratterizzata da una serie di teste scolpite che guardano fuori dalle finestre.
Dieng Plateau, Candi Bima |
Il Candi Gatotkaca, dedicato a Shiva, è invece situato nelle vicinanze delle costruzioni più importanti di tutta l’area, il complesso di Arjuna. Nel bel mezzo dell’altopiano, tra campi coltivati, cinque templi si ergono nel bel mezzo di una curato spazio erboso. Lo raggiungiamo percorrendo un vialetto protetto da alcune siepi. Tra i turisti si muovono anche alcuni agricoltori intenti a trasportare materiale per i propri appezzamenti. Osserviamo gli edifici dedicati anche questi a Shiva, tutti con un ingresso a forma di bocca e finestre a campana. Anche qui alcuni ragazzi ci chiedono di scattare una foto con loro.
Dieng Plateau, Candi Gatotkaca |
Dieng Plateau, complesso di Arjuna |
Dieng Plateau, l’altopiano nei pressi del complesso di Arjuna |
Trascorriamo il pranzo in un semplicissimo ristorante di Dieng, il Bu Djono. Io opto per un piatto di Bakmi Rebus Ayam, una zuppa di noodles con pollo accompagnato da patatine fritte. La strada di ritorno per Yogyakarta è per me un continuo del viaggio di andata, crollo dal sonno dopo pochi chilometri e mi sveglio solamente alle porte della città. È la prima volta che accuso così tanto il fuso orario.
Dieng, Bu Djono. Bakmi Rebus Ayam |
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