Per gli abitanti di Chiloè è un rituale sociale, per i turisti una novità impossibile da non provare. Il piatto per eccellenza dell’isola più grande del Cile ha origini ignote ma la sua preparazione viene fatta risalire alle più antiche tradizioni culinarie delle popolazioni polinesiane.
La cottura del Curanto ancora oggi segue i procedimenti più tradizionali ed unisce il meglio della cucina di questo territorio alle porte dell’inospitale Patagonia. La gastronomia locale racchiude tutto ciò che proviene dal mare, la lista potrebbe essere interminabile. Accanto a tutto questo, carni rosse e bianche nonché una grande varietà di patate da sempre legate alla cultura andina. Il segreto sta nella preparazione che permette di intensificare tutti i sapori presenti. Nel terreno viene scavata un buca e riempita con legna e pietre. Una volta acceso il fuoco si attende che il tutto diventi rovente. Le braci vengono messe da parte per poi mettere sopra, a strati, crostacei e frutti di mare, carne di maiale e di pollo e patate, che vengono stufati coperti da foglie di nalca o di pangue e stoffe umide. La cottura avviene lentamente. Il forno artigianale viene sotterrato e si attende che la preparazione sia completata. Nel frattempo c’è tempo di socializzare magari sorseggiando del licor de oro, un distillato di siero di latte, alcol puro, zafferano, chiodi di garofano e vaniglia mentre i freddi venti del sud soffiano impetuosi. Una volta arrivati al tempo di cottura richiesto, è tempo di rimuovere la soglia e aprire la buca. I piatti si riempiono e le parole lasciano spazio alla fame. Niente potrà impedire di mandar giù tutto quel cibo. Il Curanto è un’esperienza imprescindibile per tutti coloro che si recano a Chiloè, un momento condiviso con altri che prima o poi si vorrà e dovrà ripetere in futuro.
Chiloè, Curanto |
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