Curati, nutriti e soprattutto rispettati, i gatti si muovono indisturbati ad Istanbul. Camminano sui davanzali, si muovono tra i tavoli dei ristoranti, si riposano nelle aiuole, sono ammessi persino nelle moschee. In poche parole: sono ovunque. Probabilmente visitando questa città vi chiederete il perché di tanti felini per le sue strade, un po’ come me. Vi spiegherò tutto in questo post ma prima facciamo un salto indietro.
Fin da piccolo ho sempre avuto un debole per questo animale. I miei nonni si sono sempre circondati di gatti ed io che trascorrevo le mie giornate nella loro abitazione mentre i miei genitori lavoravano finivo per passare gran parte del tempo con loro. Inoltre per lunghi anni sono stato legato sentimentalmente ad una persona che ha sempre amato i gatti e questo, inevitabilmente, non ha fatto altro che fortificare il mio legame con loro.
Ecco perché ogni volta che mi muovo sono sempre attratto da qualsiasi amico a quattro zampe possa incrociare lungo il percorso. Fin dalla prima volta ad Istanbul ho pensato: “questa è la mia città”. Ovunque andassi ho trovato gatti e dopo giornate trascorse in terra turca volevo sapere perché ce ne fossero così tanti. I gatti sono qui diventati ormai una parte inseparabile della vita di quartiere e nessuno si sorprende se uno di essi faccia la sua comparsa nella hall di un hotel o se si accostasse a dormire su una sedia vicina. Gli abitanti del posto e i proprietari dei negozi spesso conoscono i gatti del vicinato per nome e potrebbero raccontare storie su di loro, come se parlassero di un amico.
Istanbul, gatti in attesa di cibo |
C’è da dire comunque che la Turchia non è l’unica tra i paesi prevalentemente musulmani ad onorare i suoi gatti, considerati animali ritualmente puliti nell’Islam. In Marocco, ad esempio, ho sempre visto tanti felini muoversi tra le vie secondarie delle città ma spesso più magri e sporchi rispetto a quelli di Istanbul.
La “cultura” del gatto per i musulmani non è recente. I libri di storia sull’Islam menzionano l’amore del profeta Maometto per i felini ed esistono storie i cui protagonisti sono i gatti stessi. Se aneddoti e descrizioni delle storie possono variare di libro in libro, l’affetto no, quello rimane immutato. Una di queste racconta di quando Maometto fu salvato da Muezza, il suo gatto domestico, in occasione di un attacco mortale scagliato da un serpente. In un’altra occasione Maometto si tagliò la manica quando dovette alzarsi per pregare in modo da non disturbare un felino che si era raggomitolato sulla sua veste per un pisolino. Il legame con questi animali da parte dei musulmani è ben visibile anche in questo detto turco che recita così: “Se hai ucciso un gatto, devi costruire una moschea per essere perdonato da Dio”.
Durante la mia nuova permanenza ad Istanbul ho pensato di trascorrere una giornata documentando fotograficamente la vita di questi animali tra i quartieri di Sirkeci e Beyoğlu. Ho scoperto che alcuni abitanti acquistano anche piccole case feline per tenere caldi i loro vicini pelosi nelle notti più fredde o li costruiscono appositamente. Ho notato anche che i gatti sono molto stanziali, grazie agli aiuti giornalieri della popolazione, ed ho trovato gli stessi animali nello stesso identico posto, a distanza di ore ma anche di giorni. Non è poi insolito vedere gatti muoversi tra i piedi dei clienti nei ristoranti o nei caffè sperando in un posto comodo dove riposare e soprattutto ottenere un pezzo di cibo. Questo è quello che ne è venuto fuori.
I gatti di Istanbul |
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