Vi racconto la mia ultima esperienza al lago di Pilato, sulle orme di quella che è stata la mia prima escursione di sempre. È uno dei trekking a cui sono più affezionato, nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, nelle Marche.
Partendo in auto da Montesilvano ho raggiunto in poco meno di due ore la piccola frazione di Foce di Montemonaco, in provincia di Ascoli Piceno, punto di partenza.
Foce di Montemonaco è ancora visibilmente danneggiata dall’ultimo terremoto che colpì Amatrice e Castelluccio di Norcia. Ma la comunità ha fatto di tutto per ripartire e venire qui rappresenta un aiuto non di poco conto.
Nel piccolo centro abitato è possibile rifocillarsi in uno dei bar nei pressi della chiesa. Io ad esempio ho acquistato dei panini con il prosciutto per il pranzo.
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Il sentiero per il lago di Pilato
Parcheggiata l’auto all’inizio del centro abitato mi sono incamminato attraversando il lungo Piano della Gardosa (nel caso dovesse servire qui vi è anche una fontana). L’altopiano anticipa un bosco di faggi. Qui comincia il tratto più faticoso, dove la mulattiera lascia spazio alle cosiddette “svolte“. Il sentiero sale ripido e instabile.
Il mio consiglio, quando si percorre questo tratto è sempre quello di dare un’occhiata più in basso, nel caso in cui ci siano persone, onde evitare spiacevoli incidenti. È molto facile, infatti, fare rotolare giù pietre con i conseguenti rischi del caso.
Superato il salto che coincide con il limite del bosco, comincia la parte più scenografica e anche fotogenica, la Valle di Pilato. Gli alberi lasciano spazio ed estesi prati scoscesi punteggiati qua e là da fiori colorati e a seconda del periodo non è difficile trovare alcuni punti con neve. Alle spalle la mitica Sibilla è una presenza costante. Il sole qui batte forte data l’assenza di alberi.
Quando sembra di non arrivare mai ecco la splendida conca con il Lago di Pilato, specchio d’acqua, spesso diviso in due, di origine glaciale dal colore blu intenso.
Trovandosi all’interno di un area protetta, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, chiaramente non è possibile fare il bagno. Il lago è infatti l’habitat di un animale unico al mondo, il Chirocefalo dei Marchesoni, un crostaceo d’acqua dolce che vive solamente qui.
L’itinerario è uno dei più frequentati degli Appennini marchigiani. Il percorso di ritorno avviene sempre sullo stesso sentiero e personalmente, soprattutto nella parte finale, mi è sembrato lunghissimo.
Il video dell’escursione
La leggenda
Leggende e superstizioni hanno da sempre reso questo laghetto un luogo magico, come la storia che lo descrive come luogo di incontro di maghi e negromanti, i quali attorno all’anno 1200 costrinsero la città di Norcia ad innalzare un muro per evitare la pratica dell’occulto. Gli eventuali trasgressori pagavano con la vita.
Lo stesso nome, “Lago di Pilato”, vanta un’origine misteriosa. Un’altra leggenda narra che qui precipitò il corpo esanime di Ponzio Pilato all’interno di un carro trainato da una coppia di buoi.
Il consiglio
Il periodo migliore per venire qui è allo scioglimento delle nevi, tra maggio e giugno. Prima è possibile trovare il lago completamente ricoperto dal ghiaccio e dalla neve, in piena estate potrebbe prosciugarsi.
Inoltre, se avete più giorni a disposizione, potreste abbinare questa escursione ad una più facile, quella alle Lame Rosse.
La scheda tecnica
Distanza: 13 km ca.
Dislivello: 990 metri ca.
Altitudine minima: 950 metri ca.
Altitudine massima: 1945 metri ca.
Tempo complessivo: 6h30 ca.
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