
Alle 7,45 lascio l’”Hostal Melinda” per andare a prendere l’autobus della compagnia Cootra per raggiungere El Calafate, in Argentina. Il viaggio, comprese le soste alle frontiere per sbrigare le pratiche burocratiche di uscita ed ingresso, dura circa sei ore e mezza. Il cielo è nuvoloso e cade una leggera pioviggine. Al terminal mi preoccupo subito di prenotare all’agenzia Chalten Travel il trasferimento a San Carlos di Bariloche, due giorni di viaggio. Il primo autobus disponibile parte solamente tra tre giorni. Vado alla ricerca di un ostello, mi accorgo subito che i prezzi sono ancor più elevati del Cile. Dopo aver chiesto qua e là in giro scelgo l’Hostal Kineret, a circa 15 minuti di cammino dal centro: 70 ARS per una doppia uso singola con bagno condiviso. Lascio gli zaini e raggiungo il centro per cercare un bancomat dove prelevare. La zona è piena di cani randagi che girovagano per le strade. Uno mi segue dall’ostello sino in centro. Provo quattro bancomat e tutti quanti non mi permettono di portare a termine l’operazione. Compro qualcosa al supermercato pagando con la carta di credito e decido di cambiare alcuni pesos cileni. Vado in ostello a prendere i soldi e mi reco all’ufficio di cambio. Durante il tragitto un bambino cerca di colpirmi con un sasso scagliato da una fionda. Dopo una lunga attesa all’ufficio di cambio mi dicono che serve il passaporto e una fotocopia non basta. Torno ancora una volta in ostello. Porto alcuni capi ad una lavanderia e per 1 kg e mezzo di roba mi chiedono addirittura 72 ARS. Scherzosamente provo a chiedere un piccolissimo sconto e la donna che vi lavora all’interno mi risponde negativamente in tono a dir poco antipatico. Per quel poco che ho visto El Calafate è una città veramente irritante. Non vedo l’ora di andare da un’altra parte. Prenoto l’escursione per l’indomani al ghiacciaio Perito Moreno. Meglio far scivolare la giornata con una bella cena in un economico, per gli standard di El Calafate, fast food a conduzione famigliare, l’unico posto cordiale della città che ho trovato finora. Prendo una cotoletta accompagnata con patatine fritte e due uova. Mi è stato fatto anche uno sconto senza che io chiedessi niente…
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El Calafate, corso principale |
Se non hai capito la cultura della gente del Calafate che rispetta i cani e li cura con amore, infatti sono puliti e adorabili, mi sa che non sei un gran viaggiatore. Mi spiace per te.
Ciao Nicoletta, è un articolo del 2011. La situazione deve essere cambiata da allora. A suo tempo c’erano tanti cani randagi (come ahimè ancora accade in America Latina). Sono contento che le cose siano cambiate. E comunque, il titolo “Odiosa El Calafate” si riferiva alle persone poco simpatiche incontrate. Un abbraccio