“Il destino di Sefrou è segnato dal fatto di trovarsi 28 km a sud di Fes. In qualsiasi altra regione del Marocco, questa antica città cinta da mura ai piedi del Medio Atlante avrebbe ricevuto un flusso ininterrotto di visitatori”. La Rough Guides Marocco comincia così la descrizione della città di Sefrou. Personalmente sono sempre stato attratto dalle località al di fuori dei principali circuiti turistici e così, complice questa entusiasta introduzione ho deciso di raggiungere il centro abitato accompagnato da Antonio. Colazione nei rispettivi riad ed eccoci in Place R’cif in perfetto orario per prendere un petit taxi alla volta della zona riservata ai Grand Taxi diretti a Sefrou, in un parcheggio a circa 100 metri a sud-est di Place La Resistence. La giornata è nuvolosa e la temperatura è ancora diminuita rispetto ai giorni scorsi. In auto siamo in sette, nonostante la nostra Mercedes anni 80’ sia omologata per cinque posti. Il prezzo è di soli 11 dirham per una durata del viaggio di circa 35 minuti. Scendiamo nei pressi di Place Moulay Hassan e, dopo aver fatto rifornimento di acqua in un piccolo alimentari, decidiamo di inoltrarci subito nel dedalo di viuzze della piccola medina. Entriamo nel cuore della cittadina attraversando Bab M’kam, un entrata ad arco realizzata nei bastioni risalenti al XIX secolo lungo il lato orientale di Place Moulay Hassan.
Sefrou, Place Moulay Hassan |
Sefrou si rivela subito una delusione e paragonare la sua medina a quella di Fes sarebbe un vero e proprio oltraggio. L’unica attrazione è il colorato souk con capi d’abbigliamento, vecchi oggetti ed una sezione riservata ai prodotti agricoli, ciliegie in primis. Oltre a noi nessun turista si vede passeggiare tra le vie di Sefrou. Attraversiamo la città costeggiando la moschea Adloun e il maleodorante fiume Oued Aggai che ai nostri occhi appare più come una discarica a cielo aperto che un corso d’acqua.
Sefrou, medina |
Passeggiamo nel mellah, uno dei più antichi del Marocco, caratterizzato da un agglomerato di case scure e ravvicinate e stradine simili a tunnel. Mentre mi appresto a scattare una fotografia a un bancale di frutta, il fruttivendolo, che volutamente ho deciso di non immortalare per non avere problemi (inutilmente), dopo aver chiamato un amico prende in mano un grande pezzo di ferro e mima il gesto di tirarlo sulla mia testa. Meglio girare alla larga. Nei pressi di Bab Merba un uomo è intento a trascinare grandi pezzi di carne all’interno di un furgone.
Sefrou, medina |
Con una fugace visita al mercato coperto decidiamo di porre fine la nostra visita a Sefrou, meglio ripiegare sulla vicina Bhalil sperando che le premesse della Rough Guides, “straordinario villaggio”, non siano nuovamente smentite. Il paesino dista appena 6 km ed è raggiungibile con una corsa in grand taxi al costo di 3,50 dirham. Scendiamo ai piedi del villaggio, all’interno dopo essere passati sotto un arco. Non mi piace fare paragoni ma il paesino è molto più bello della adiacente Sefrou con colorate dimore decadenti dipinte di rosa, di giallo e di azzurro e soprattutto case-caverna, una serie di caverne a nido d’ape utilizzate come abitazioni.
Bhalil |
È venerdì e in giro si vedono pochissime persone: nella piazza principale un gruppo di uomini è intento a conversare con gli anziani seduti su un muretto mentre in altre zone del villaggio alcune donne sono impegnate nel filare sull’uscio delle proprie case. Bhalil non a caso è uno dei principali centri del Paese per la produzione di bottoni per le djellaba, le tuniche tradizionali marocchine. Vaghiamo senza meta tra le vie della cittadina fin quando non ritorniamo nella zona riservata ai Grand Taxi. Da Bhalil un corsa con arrivo a Fes costa appena 12 dirham, uno in più rispetto a Sefrou. Basta attendere qualche minuto per vedere il mezzo riempirsi e poter partire.
Bhalil |
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