
Il temporale della sera prima ha lasciato sul percorso una serie di guadi che superiamo senza nessun problema. Abbiamo attraversato deserti, montagne e fiumiciattoli e finora i nostri mezzi 4X4 non ci hanno deluso anche grazie alla bravura degli autisti. I guadi precedono dolci alture e ampi pascoli punteggiati da sporadiche gher abitate da famiglie nomadi. Tra le colline uno specchio d’acqua richiama la nostra attenzione e decidiamo di fermarci qualche minuto per osservare più da vicino una famiglia di cigni che si muove beatamente facendosi spazio tra le piante acquatiche.

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Superando guadi |


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Lago nei pressi delle sorgenti termali di Tsenkher |
Qualche chilometro più in là, nel bel mezzo del niente, appare l’anonimo centro abitato di Tuvshruulem. Lo superiamo prima di inoltrarci sulle solite distese erbose che caratterizzano la steppa mongola. La uniformità dei colori è spezzata da alcune chiazze di giallo e di rossi ai piedi delle montagne. Non è un mistero che da queste parti si coltivi colza, abbiamo già incontrato lungo il percorso appariscenti campi dal giallo inconfondibile. In giro non si vede nessuno, eccezion fatta per una volpe solitaria per niente intimorita della nostra presenza e un isolato gregge di capre. Nei prati risaltano i colori vivaci di alcuni fiori spontanei che coprono a chiazze questo continuo tappeto verdeggiante. Riconosco solamente alcune margherite, degli altri non conosco il nome. Rimane il fatto che i più appariscenti sono fiori a forma di palla di colore lilla.
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Direzione Ögii Nuur |
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Capre nella steppa mongola |

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Fiori nella steppa mongola |
L’abitato di Ögii Nuur è il capoluogo dell’omonimo sum (distretto) e di un grande lago fuori dai principali circuiti turistici. Ci fermiamo in questa cittadina desolata per qualche minuto perchè i nostri autisti devono ritirare dei soldi dalla locale banca. In giro non si vede praticamente nessuno, non riesco ad immaginare una vita da queste parti, soprattutto durante i lunghi e gelidi mesi invernali.
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Ögii Nuur |
Il lago di Ögii Nuur è la meta di giornata dove ci fermiamo a pernottare in uno dei quattro campi gher della zona, il Khatan Ögii. Non siamo molto fortunati, in questi giorni di viaggio la Mongolia ci ha abituati ad un cielo terso ed azzurro mentre arrivando qui tutti i colori sono appiattiti dal grigiore delle nubi che oltre tutto sembrano minacciare un temporale. Facciamo giusto in tempo a pranzare e a scattare qualche foto che si scatena il diluvio. Fuori dalle nostre gher imperversano raffiche di vento e pioggia battente e noi siamo costretti ad improvvisare una partita a poker per passare il tempo. Il temporale cessa momentaneamente e noi ne approfittiamo per esercitarci al tiro con l’arco mentre i dipendenti del campo gher hanno appena ucciso una pecora che diventerà pasto per i prossimi ospiti. A cena per la prima volta il menu non prevede carne, a spezzare la monotonia della cucina mongola dell’ottimo pesce di lago. Andiamo a dormire sperando in un miglioramento di tempo per l’indomani.
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Khatan Ögii Ger Camp |


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Ögii Nuur |
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