Una delle situazioni più belle che possa capitare durante un viaggio in Mongolia è quella di trascorrere una notte in una gher di una famiglia nomade. Viaggiare in autonomia in Mongolia però non è una cosa da tutti. La mancanza di validi collegamenti pubblici e l’assenza di una sviluppata rete viaria fanno si che la maggior parte dei turisti si appoggi ad un tour organizzato per visitare il Paese. Per i pernottamenti durante le varie tappe fuori dalla capitale Ulan Bator le agenzie si appoggiano quasi esclusivamente ad accampamenti gher per turisti. L’esperienza non sarà come quella di pernottare in compagnia di una famiglia locale ma alloggiare in queste strutture diventa l’occasione giusta per scoprire il piacere dell’essenziale ed avvicinarsi a uno stile di vita semplice e prossimo a quello delle popolazioni nomadi della steppa.
Durante il mio ultimo viaggio in Mongolia ho trascorso diverse notti in queste abitazioni tradizionali, ecco quindi l’idea di descrivervi i campi gher per turisti offrendo qualche prezioso consiglio per l’organizzazione di un viaggio nella terra di Gengis Khan.
Le gher
Di forma circolare, bianche e dall’altezza limitata per non essere esposte troppo al vento, le gher possono ospitare normalmente fino a un massimo di quattro persone. Sono strutture versatili e funzionali con un’intelaiatura di legno pieghevole e una copertura di tela per gli strati più interni ed esterni. Il feltro è utilizzato invece per isolare. In genere gli arredi sono molto simili tra loro con letti addossati alle pareti ed una stufa a legna centrale che è possibile accendere su richiesta nei momenti più freddi. La temperatura in questo caso sale velocemente per scendere in maniera altrettanto veloce una volta spenta. Sul soffitto, in corrispondenza della stufa vi è un buco per far filtrare la luce e dal quale esce il fumo per mezzo di un condotto. È inoltre possibile aprire parzialmente il tetto per arieggiare l’ambiente.
Khan Bogd Tourist Camp, nei pressi dello Yolyn Am Canyon |
Secret of Ongii Ger Camp, nei pressi dei monasteri di Ongiin Khiid |
I letti sono generalmente puliti, confortevoli e dotati di coperte. I cuscini invece sono spesso scomodi e duri perchè riempiti di semi. Il mobilio include solitamente anche un tavolo e alcune piccole sedie. Anche nelle gher per turisti è necessario un minimo spirito di adattamento. Gli accampamenti si trovano sempre nel bel mezzo della natura e può capitare, soprattutto durante la notte, che entrino insetti innocui o altri piccoli animali. Mi è capitato ad esempio di svegliarmi una notte con un simpatico topolino che rovistare in una busta mentre in pieno giorno uno scoiattolo ha provato a mangiare un pacchetto di carta igienica umidificata che avevo poggiato sul letto.
Ekh Baigal Ger Camp, nei pressi della Taikhar Rock |
Un campo gher di categoria superiore. Il Goviin Naran Ger Camp, nei pressi di Bayanzag |
In ogni gher vi è sempre una presa (di tipologia standard europea) per ricaricare cellulari e laptop ma essendo solo una il consiglio è di portare una ciabatta o un adattatore multipresa). Sono frequenti interruzioni di corrente. È sempre utile avere con sè una torcia, soprattutto per le ore notturne. Nel caso si abbia necessità è possibile usufruire dell’elettricità delle sale ristorante. Scordatevi il wi-fi. In sedici giorni di viaggio, eccezion fatta per la capitale Ulan Bator, ho trovato una connessione disponibile (lentissima) solamente in un’area comune di un campo nella città di Karakorum.
Gobiin Anar Ger Camp, nei pressi delle Khongoriin Els |
Secret of Ongii Ger Camp, nei pressi dei monasteri di Ongiin Khiid |
Maikhan Tolgoi Ger Camp, nei pressi del lago Terkhiin Tsagaan Nuur |
I bagni
Gli accampamenti sono strutturati sempre allo stesso modo: una zona riservata alle gher, un’area ristorante e un’altra riservata ai bagni che quasi sempre sono in comune con docce (non sempre l’acqua è calda), lavandini e a volte una piccola lavanderia. Non mancano comunque strutture con standard più elevati che dispongono di servizi igienici direttamente all’interno delle gher. Un set di asciugamani è sempre a disposizione degli ospiti ma potrebbe essere utile avere con sé un asciugamano in microfibra. Quanto alla carta igienica, quella mongola non è assolutamente comparabile con quella italiana poichè molto più ruvida e dura. Un’ottima idea è quella di mettere in valigia prima di partire almeno un rotolo di carta igienica oltre a delle salviette umidificate.
Servizi igienici al Maikhan Tolgoi Ger Camp, nei pressi del lago Terkhiin Tsagaan Nuur |
Goviin Naran Ger Camp. Il bagno all’interno della gher |
Il cibo
I pasti vengono consumati in aree separate adibite a bar-ristorante, raramente dotate di TV satellitare. L’aggettivo che più si addice alla cucina dei campi gher per turisti è “monotona“. Gli ingredienti sono pochi, in genere carne, patate, riso, carote e cetrioli. Nonostante le strutture si sforzino a combinarli con un pizzico di fantasia in genere si finisce per rimpiangere la cucina italiana (lo so, siamo abituati troppo bene in Italia). Le portate prevedono solitamente una zuppa, un’insalata e un piatto principale dove la carne è onnipresente. Solo in un’occasione, nelle vicinanze del lago Ögii nuur mi è capitato di mangiare pesce. Può capitare così di trovare spezzatino di manzo, polpette, pollo e a volte huushuur (ravioli fritti ripieni di carne mista) accanto a patate (fritte o purè) e riso o insalata.
Un pasto tipico all’interno di un campo gher per turisti |
In anticipo è possibile richiedere anche piatti vegetariani. Per i vegani la questione è più complessa. In Mongolia non è ancora chiara la distinzione tra vegetariani e vegani. Il consiglio è di premunirsi con del cibo in scatola, acquistabile a Ulan Bator o nei minimarket dei centri abitati incontrati lungo il percorso. Le colazioni sono invece molto simili agli standard europei. Più o meno abbondanti possono comprendere biscotti, pancarrè, marmellata, burro, frutta oltre a wurstel, pancetta, uova e insalate.
Un’abbondante colazione all’interno di un campo gher per turisti |
Per ulteriori informazioni:
ViaggiareSapiens dice
Un'esperienza davvero unica… difficile da spiegare a parole… bisogna viverla! 🙂
Manuel Santoro dice
Assolutamente! E consiglio a tutti di viverla!