Immaginate una terra lontana, fatta di montagne aspre, villaggi tradizionali e una miriade di monasteri buddhisti arroccati su speroni rocciosi. Immaginate un angolo di Tibet ma in un altra nazione. Vi porto con me nel nord dell’India, più precisamente nella regione del Ladakh. Qui ho trascorso circa dieci giorni, tempo utile per annotare alcune curiosità di cui probabilmente non sarete a conoscenza. Così come ho fatto per la Mongolia e per l’Iran anche qui ho pensato di elencare alcuni aspetti che per la nostra cultura potrebbero essere inusuali o di riportavi semplicemente particolarità che ho notato durante il mio ultimo viaggio in Ladakh.
1. Il Ladakh è composto da due distretti: Leh, a prevalenza buddhista, e Kargil, a maggioranza musulmana. Leh e Kargil corrispondono anche alle due città più grandi della regione, della quale capoluogo è la stessa Leh.
Leh, centro città |
2. Soprattutto a Leh incontrerete tantissimi cani randagi muoversi per le vie della città. Non ho mai avuto problemi, in molti dormono durante il giorno o si aggirano docilmente lungo le strade abituati dalla presenza delle persone. Al contrario, nel cuore della notte, i cani sembrano svegliarsi improvvisando concerti un po’ ovunque.
Leh, cani randagi con vista |
3. Muovendovi tra i monasteri del Ladakh vi chiederete il motivo per il quale ogni complesso si contraddistingua per un colore principale, quasi sempre il giallo o il rosso. Nel buddhismo tibetano moderno sono quattro le scuole di pensiero principali: 1) Nyingmapa, fondata da Padmasambhava; 2) Kagyupa, fondata da Tilopa; 3) Sakyapa, creata da Gonchok Gyelpo e suo figlio Gunga Nyingpo; 4) Gelugpa, fondata da Tsong Khapa Lobsang Drakpa (chiamato anche Je Rinpoche), e guidata dal Dalai Lama. Ogni ordine si contraddistingue infatti per l’utilizzo di cappelli elaborati a forma di mezzaluna, ognuno di diverso colore, indossati dai seguaci durante le cerimonie: i Gelugpa utilizzano un cappello giallo, i Kagyupa un cappello bianco o rosso, i Nyingmapa e Sakyapa un cappello rosso. Vi è anche un sottordine della setta Kagyupa, il Karma Kagyupa, conosciuta come setta dal cappello nero poichè il suo leader, Karmapa Lama, utilizza questo colore per il suo copricapo cerimoniale. Questo sottordine negli ultimi anni sta trovando sempre più riscontri in Ladakh.
Monastero di Thiksay, preghiera mattutina |
4. I mesi migliori per visitare il Ladakh sono quelli che vanno da maggio ad agosto, corrispondenti alla stagione dei monsoni per il resto dell’India. In questo periodo il clima è secco e piove molto raramente. Le temperature generalmente oscillano tra i 10°C della notte ai 20/22°C delle ore centrali della giornata ad un’altitudine superiore ai 3000 metri. Tutt’altra storia è nei mesi invernali: le temperature possono scendere anche sino a -30/40°C con frequenti precipitazioni nevose.
Ladakh, giornata limpida in quota |
5. La posizione geografica del Ladakh, ai confini con la Cina e a non eccessiva distanza dal Pakistan, fa si che questo sia un territorio ampiamente militarizzato. È facile imbattersi lungo le strade di montagna in lunghissime colonne di militari, spesso è obbligatorio fermarsi a check point per un controllo dei documenti. Portate sempre con voi il passaporto.
Ladakh, accampamento militare |
6. L’albicocca, localmente conosciuta come “chulli,” è il frutto più coltivato in Ladakh. Introdotta dalla Cina o dall’Asia Centrale, l’albicocca è diventata parte integrante del panorama culinario di questa regione. In Ladakh sono coltivate diverse qualità che si differenziano per gusto e dimensioni. Le più commercializzate sono le Halman e le Latse-Karpo. Nelle fredde stagioni invernali, quando le persone preferiscono rimanere nelle proprie case, le albicocche essiccate rappresentano un’alternativa nutritiva al frutto fresco diffuso in estate. Viaggiando in auto, almeno lungo le strade principali, non sarà difficile trovare donne che a bordo strada o nelle vicinanze di check point vendono albicocche insieme a mele, frutta disidratata e anacardi.
Ladakh, albicocche. “Chulli” |
7. Entrando in uno dei tanti monasteri buddhisti del Ladakh incontrerete spesso la foto di un bambino, a volte con la dicitura “missing”. Gedhun Choekyi Nyima fu elevato dal Dalai Lama come l’undicesimo Panchen Lama, seconda maggiore carica del buddhismo tibetano il 14 maggio 1995. Nello stesso anno la Repubblica Popolare Cinese rapì questo bambino e venne sostituito con una persona favorevole alle politiche cinesi in Tibet. Considerato come prigioniero politico più giovane della storia ad oggi non si conoscono le sue sorti certe.
Gedhun Choekyi Nyima |
8. Il Ladakh prende il suo nome dall’alto numero di passi di montagna presenti nel suo territorio: “La” significa Passo mentre “Dakh” molti quindi il nome vuole letteralmente dire “terra dai molti passi“. Questi un tempo erano utilizzati dalla popolazione esclusivamente per il trasporto del cibo e del bestiame o come vie di comunicazione per raggiungere nuovi luoghi dove stabilirsi. Solo successivamente questi passaggi si sono aperti al commercio. L’altitudine elevata ha indotto le persone a costruire templi, appendere campane e bandiere di preghiera al fine di evitare qualsiasi sfortuna. In Ladakh si trovano i due passi carrozzabili più alti al mondo, almeno secondo quanto scritto sui monumenti eretti in cima ai passi: il Khardung La Pass toccherebbe i 5.602 metri, seguito dal Taglang La Pass a quota 5.359 metri. Gps hanno dimostrato come la misura del Khardung La Pass sia errata in quanto toccherebbe 5.328 metri. A smontare la tesi di come quest’ultimo sia considerato il passo più alto al mondo esistono anche passi posti ad un’altezza maggiore.
Taglang La Pass |
9. I buddhisti del Ladakh considerano il Dalai Lama il loro leader spirituale supremo, incarnazione del Buddha vivente. L’attuale Dalai Lama, il quattordicesimo, originariamente conosciuto con il nome di Tenzing Gyatso è stato portato a Lhasa e proclamato nuovo leader spirituale del popolo tibetano il 22 febbraio del 1940. A causa della sua resistenza all’occupazione cinese del Tibet, il Dalai Lama è stato costretto a lasciare lo stesso Tibet nel marzo del 1959 divenendo così un’icona della politica buddhista. Attualmente vive in Himachal Pradesh, a Dharamsala, nella sua residenza di McLeod Ganj, dove ha sede anche il governo tibetano in esilio.
Monastero di Thiksay, Dalai Lama |
10. Lungo i bordi delle strade del Ladakh è frequente incontrare cartelli e colonne dipinte di giallo sui quali sono trascritte simpatiche frasi in inglese inerenti la sicurezza stradale: “After whisky driving risky”, “Safety on road is safe tea at home”, “Let you insurance policy mature before you” sono solo alcuni esempi. Queste frasi sono frutto del progetto Himank, inaugurato nell’agosto del 1985. Himank è responsabile della costruzione e della manutenzione delle strade e relative infrastrutture. Il personale di Himank sono costretti a lavorare su terreni difficili e a volte in condizioni climatiche estreme, vincolati nella maggior parte dei casi a lavorare nell’arco di una breve stagione lavorativa di quattro mesi, prima che le strade tornino ad essere bloccate dalle abbondanti nevicate invernali e dalle rigide temperature. Gran parte dei lavoratori proviene dalla regione del Bihar e sono soprannominati Dumkas, dal nome del villaggio, Dumka, nel quale i lavoratori Himank vengono reclutati.
Himank |
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