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Un’avventura architettonica alla scoperta degli esempi più significativi dello stile Liberty a Milano e in Lombardia. Capolavori nascosti per conoscere il nostro territorio e la sua arte.
L’energia dello stile Liberty si propone come rottura con l’arte tradizionale, con i canoni rigidi dell’epoca vittoriana, con la serializzazione delle opere grazie all’industrializzazione che aveva livellato la creatività in favore della produttività. A cavallo tra Ottocento e Novecento l’Art Nouveau con i suoi motivi floreali ispirati alla natura, con la spinta creativa contrapposta all’asettica produzione industriale attrae una nuova borghesia amante del bello e della novità, capace di apprezzare l’unicità dell’opera architettonica ed artistica come elemento distintivo di un’affermazione sociale e di un’estetica energica e unica.
Il moderno concetto di design, che amplia la funzionalità dell’oggetto aggiungendo un’estetica che lo fa diventare esso stesso opera d’arte nasce con lo stile Liberty. Con l’Esposizione internazionale d’arte decorativa moderna tenutasi a Torino nel 1902 si afferma in tutta Europa come un movimento artistico capace di coinvolgere i più disparati settori della società umana: dall’architettura dalla pittura, dalla filosofia alla letteratura.
A Milano c’è un’area attorno alla Stazione centrale dentro la quale si nascondono alcuni dei più significativi esempi del Liberty italiano. Architetture che spiccano in mezzo alla grigia razionalità degli altri edifici per l’originalità delle soluzioni come isole appartenenti ad un passato remoto. In questo itinerario in cui ogni edificio colpisce per la sua grandiosa eleganza incontriamo Casa Galimberti progettata dall’architetto Giovanni Battista Bossi che ha intrecciato con sapienza i diversi materiali a sua disposizione creando una composizione fatta di ferro battuto, piastrelle figurate in ceramica e motivi floreali in cemento. Altro edificio progettato dal Bossi è Casa Guazzoni, che sorge sul terreno anticamente adibito a rimessa per cavalli e che oggi accoglie uno dei più importanti esempi di Liberty a Milano. La casa fu commissionata dal Cav. Giacomo Guazzoni agli inizi del Novecento e anche qui il nuovo stile si esprime con un uso originale dei ferri battuti e del cemento che creano un effetto scenografico fatto di luci ed ombre.
Allontanandoci dalla città di Milano in direzione delle Alpi troviamo nella splendida scenografia della val Brembana il Casinò Kursaal di San Pellegrino Terme. È un esempio di stile Liberty che si inserisce nel rinnovamento architettonico e sociale che si diffonde a partire dai primi del Novecento in Italia e nel resto dell’Europa. In questo periodo nasce un nuovo tipo di turismo che unisce il divertimento e lo svago a vacanze all’insegna del relax e della cura del corpo grazie a bagni termali e acque curative. Il casinò di San Pellegrino si colloca allora nel contesto più ampio a cui ha dato il via il kursaal di Bad Homburg: strutturata nata dal genio e dalla fantasia imprenditoriale di quel François Blanc inventore della roulette con un unico zero. Il liberty del Casinò di San Pellegrino colpisce per l’eleganza e la grandiosità delle soluzioni. Ampie vetrate colorate con motivi floreali in un gioco di rimandi allegorici all’acqua e alla cura del corpo. Le ampie scalinate degne di un palazzo principesco hanno accolto ospiti importanti facendo diventare il casinò e l’hotel di San Pellegrino Terme un punto di incontro per i personaggi più in vista dell’epoca.
A Cernobbio troviamo Villa Bernasconi, circondata da un tripudio di piante e fiori ispirati ai temi della creazione tessile, con bassorilievi raffiguranti il ciclo del baco da seta e fiori di gelso. Progettata da Alfredo Campanini che ha inserito motivi floreali e temi ispirati alla natura, Villa Bernasconi è un omaggio al lavoro stesso di Cesare Bernasconi (primo residente della villa). Questi fece fortuna nell’industria tessile e come molti imprenditori dell’epoca volle celebrare il proprio successo attraverso il nuovo stile architettonico: più moderno e dinamico del classicismo tradizionale.
In questo contesto di rinnovamento troviamo anche il Villaggio operaio di Crespi d’Adda, città ideale del lavoro che ospitava i dipendenti e le loro famiglie. Si tratta di un progetto innovativo se paragonato alle condizioni operaie di fine Ottocento, un’idea illuminata nella quale architettura ed emancipazione sociale si uniscono per dare vita ad uno dei villaggi operai meglio conservati d’Europa. Si tratta di uno degli esempi più importanti di archeologia industriale presenti in Lombardia.
***Post redazionale***
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