Impieghiamo circa quaranta minuti per raggiungere Bolognano in auto da Montesilvano. Parcheggiamo il mezzo non lontano dalla piazza principale e andiamo a fare colazione in un bar. Chiediamo informazioni su come raggiungere la “Cisterna“, dapprima a un’impiegata del piccolo punto informativo e poi ad un gruppo di anziani intenti in un’animata conversazione. Prima di inoltrarci per il sentiero, visitiamo le strette vie del centro storico.
Bolognano, centro storico |
Tra le vecchie abitazioni ne risalta una dipinta con un intensissimo color blu. A poca distanza, un cartello indica la strada per raggiungere la Grotta dei Piccioni ma preferiamo rimandare la visita in un’altra giornata. Scendiamo per uno stretto sentiero immerso nella vegetazione fino ad arrivare sulle rive del fiume Orta. Non ci hanno detto di guadare il fiume, ma guardandoci attorno non c’è altra strada percorribile. Una famiglia seduta sulle rocce si interroga il da farsi. La donna non è convinta. Noi invece non ci perdiamo d’animo e lo attraversiamo.
Bolognano, fiume Orta, fauna |
Pochi minuti ed il sentiero si interrompe nuovamente. Così per altre tre o quattro volte. Se inizialmente ci siamo sfilati le scarpe per non bagnarci, ora decidiamo di rimanere con le calzature ai piedi. D’altronde con questo caldo un po’ di fresco non può far che bene. Giunti alla “Cisterna”, per raggiungerla, bisogna superare un piccolissimo dislivello roccioso con l’aiuto di una corda. E’ una splendida piscina naturale, dall’acqua verde bottiglia, rifornita da una cascata sorgiva. Vige il divieto di farsi il bagno ma alcuni ragazzi si tuffano incuranti. Il paesaggio circostante è superlativo ed il fiume Orta ha creato un bellissimo canyon carsico. Pranziamo sul bordo della “Cisterna”.
Bolognano, Cisterna |
Decidiamo di tornare indietro perchè abbiamo in programma una visita agli eremi del poco distante centro abitato di Roccamorice. Nei pressi della cascata un simpaticissimo barboncino, che ribattezziamo Bobby, si accoda a noi e ci accompagna sin quando non riprendiamo la nostra auto.
Bolognano, Bobby |
L’eremo di San Bartolomeo in Legio si trova qualche chilometro prima di raggiungere il paese. Una camminata di venti minuti, tra tholos e bassa vegetazione ci porta ad un punto panoramico sulla costruzione celestiniana.
Roccamorice, Eremo di S. Bartolomeo in Legio |
A questo punto il sentiero si fa più impegnativo, fortunatamente per un periodo non troppo prolungato. Attraversiamo il vallone di Santo Spirito. Una grande lucertola fa bella mostra su una roccia sotto il sole.
Roccamorice, Vallone S. Spirito |
Roccamorice, Vallone S. Spirito, lucertola al sole |
Costruito anteriormente all’anno Mille, l’eremo fu ristrutturato da Celestino V intorno all’anno 1250 e da lui utilizzato sino al 1276. L’edificio è raggiungibile da una scala scavata nella roccia, la “Scala Santa”, che porta ad una balconata rocciosa al termine della quale vi è la chiesa. Siamo i soli visitatori ed intorno a noi solamente il suono della natura.
Roccamorice, Eremo di S. Bartolomeo in Legio |
L’ultima tappa della giornata è il secondo eremo, Santo Spirito a Majella. Raggiungibile direttamente in auto, si attraversano strade strette tra boschi e splendidi punti panoramici. Su alcune pareti rocciose alcuni ragazzi praticano arrampicata sportiva. Al silenzio del mistico San Bartolomeo si contrappone il caos di Santo Spirito.
Roccamorice, S.Spirito a Majella |
Non potevamo scegliere giornata peggiore. Una chiassosa scolaresca americana è in visita al sito. Non esiste una data precisa della sua origine. Celestino V vi dimorò qui per quarantasette anni, tra alterne vicende, dal 1246 al 1293. La costruzione ha subito diverse trasformazioni nei secoli e visitatori americani a parte, mantiene tutto il suo fascino grazie alla superba posizione sull’omonimo vallone.
Roccamorice, S.Spirito a Majella |
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