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Isola di Pasqua in mountain bike

Dicembre 9, 2011 · Manuel Santoro · 4 commenti

Esco alle 11 dall’ostello. Intendo raggiungere l’Ahu Akivi in mountain bike dal cammino costiero. Arrivato all’Ahu Tehai chiedo informazioni riguardo la via da seguire ad una donna la quale mi dice di tornare indietro e seguire un’altra strada. Saranno circa 6 i chilometri percorsi, di cui la maggioranza in salita prima, di accorgermi di aver imboccato una via senza uscita… Chiedo altre informazioni qua e là scoprendo che il percorso a cui avevo pensato in precedenza era quello giusto. Nel tragitto, completamente sterrato, sono presenti diversi siti archeologici minori e alcune grotte.

Isola di Pasqua, percorso costiero
Isola di Pasqua, percorso costiero 
All’ingresso dell’Ana Kakenga, sicuramente la caverna più bella, un ragazzo belga si presenta facendomi alcune domande sul mio viaggio e presentandomi il suo ragazzo. L’entrata è un cunicolo davvero angusto e c’è poca visibilità nonostante abbia con me una torcia. La scarsa luce fa una vittima, una donna in viaggio insieme ai due ragazzi che non ha visto uno spuntone ed ha sbattuto la testa ferendosi. Decido di offrire lei un po’ di acqua da mettere sul profondo taglio. Sono circa cinquanta i metri da percorrere fino a sbucare su due aperture direttamente a picco sull’oceano.

Isola di Pasqua, Ana Kakenga
Isola di Pasqua, Ana Kakenga

Isola di Pasqua, veduta dal percorso costiero
Isola di Pasqua, veduta dal percorso costiero


Il percorso, all’esterno, prosegue tra continui saliscendi. Mi fermo ad ammirare altre due caverne, l’Ana Te Pora e l’Ana Te Pahu, che ospita al suo ingresso alcune piante di banana. La strada ora sale progressivamente fino ad arrivare all’Ahu Akivi, un gruppo di sette moai, l’unico all’interno dell’isola. Rincontro nuovamente i ragazzi belgi che mi offrono dell’acqua per ringraziarmi del mio gesto poco tempo prima. Accetto, visto il caldo, e ne offro un po’ a un cane assetato.

Isola di Pasqua, Ana Te Pahu
Isola di Pasqua, Ana Te Pahu
Isola di Pasqua, Ahu Akivi
Isola di Pasqua, Ahu Akivi
Isola di Pasqua, Ahu Akivi
Riprendo il cammino e decido di continuare fino alla spiaggia di Anakena, dove pranzo con i soliti anticuchos. La maggior parte dei chilometri è stata un continuo salire prima di giungere ad una picchiata molto divertente che mi ha permesso di raggiungere in breve la mia destinazione scelta per lo spuntino. Mi fermo ad ammirare l’altra spiaggia di Ovahe, ben più selvaggia di Anakena. 

Isola di Pasqua, Ovahe
Isola di Pasqua, Ovahe
Isola di Pasqua, Ovahe
Isola di Pasqua, nei pressi di Ovahe
Isola di Pasqua, nei pressi di Ovahe
Il paesaggio attorno è fantastico, tutte le fatiche sembrano svanire. Con la mountain bike è possibile vivere maggiormente l’ambiente ed ammirare particolari che con un auto o un pulmino sarebbero impossibili da notare: piccolissimi santuari si ergono a bordo strada direttamente sull’oceano mentre le onde si infrangono vigorose sugli scogli. Cavalli intanto pascolano liberamente nelle ampie distese erbose. 

Isola di Pasqua, santuario sull'oceano
Isola di Pasqua, santuario sull'oceano
Isola di Pasqua, santuario sull’oceano
Isola di Pasqua, cavalli al pascolo
Mi fermo nuovamente al maestoso Ahu Tongariki al quale scatto alcune foto da differenti angolazioni rispetto al tour di tre giorni prima. Alle porte di Hanga Roa una ripida salita sotto il sole battente fa si che possa sentire tutta la fatica accumulata. Alla fine sono più di sessanta i chilometri percorsi. Devo dire che seppur senza molto allenamento non ho avuto particolarissime difficoltà. Dopo una rilassante doccia per togliere la polvere e lo sporco accumulato durante il percorso vado a cena, nuovamente al ristorante Tavake.

Isola di Pasqua, Ahu Tongariki
Isola di Pasqua, Ahu Tongariki
Isola di Pasqua, Ahu Tongariki
Isola di Pasqua, nei pressi dell’Ahu Tongariki

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Commenti

  1. Elisa - TripVillage dice

    Dicembre 31, 2014 alle 9:12 am

    l'Isola di Pasqua è il mio sogno nel cassetto che spero di realizzare presto *.*
    L'ultima foto di Ahu Tongariki mi piace tantissimo!!

    Rispondi
    • Manuel Santoro dice

      Gennaio 4, 2015 alle 10:21 am

      Guarda, a parole è difficile da spiegare ma l'Isola ha veramente qualcosa di magico! Vai se hai la possibilità 🙂

      Rispondi
  2. Luca dice

    Ottobre 24, 2016 alle 3:36 pm

    Ciao Manuel, sono stato all'Isola a settembre, un sogno si è realizzato, io e mia moglie abbiamo effettuato il tuo stesso giro in mtb, adoriamo girare il mondo in mtb… avevo letto questo tuo post molto tempo fa, quando ancora l'isola mi sembrava un sogno irrealizzabile… invece quest'anno è stata l'occasione giusta, dopo aver passato diverso tempo tra Atacama e Bolivia abbiamo avuto la possibilità di godere della magia di Rapa Nui per 5 giorni. Mentre pedalavamo ti ho pensato molto e ho detto a mia moglie quanto la tua semplice lettura avesse nutrito la mia fantasia. Ora i nomi letti qua tempo fanno hanno una immagine indelebile nell amia memoria, grazie anche a te!

    Rispondi
    • Manuel Santoro dice

      Ottobre 24, 2016 alle 5:01 pm

      Ciao Luca…che dire…sono davvero contento per ciò che mi hai scritto. E pensare che è stato proprio quel viaggio a darmi l'ispirazione per scrivere questo blog. A distanza di anni mi sembra sia stato tutto un sogno. Non immagini quanto darei per rivivere quei momenti! Grazie a te che mi hai reso partecipe del vostro sogno!

      Rispondi

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Chi è Manuel Santoro

Blogger, tour leader e digital creator.
Autore del libro "Ande dimenticate".
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📍 Amtoudi 🇲🇦 Nel cuore dell'oasi di Id A 📍 Amtoudi 🇲🇦

Nel cuore dell'oasi di Id Aïssa si trova il villaggio berbero di Amtoudi, dominato da imponenti scogliere. Qui vivono circa 300 famiglie che vivono principalmente di agricoltura. Sulle falesie circostanti sono ben visibili due igoudar (plurale di agadir). Un agadir è un granaio collettivo fortificato, con torri di guardia per monitorare qualsiasi tentativo di intrusione nella valle. La funzione di un agadir era quella di immagazzinare e proteggere le colture del villaggio e anche le sue ricchezze (Guelmim-Oued Noun | Marocco) 🌴

In the heart of the oasis of Id Aïssa is the Berber village of Amtoudi, dominated by imposing cliffs. Around 300 families live here, mainly farming. Two igoudars (plural of agadir) are clearly visible on the surrounding cliffs. An agadir is a fortified collective granary, with watchtowers to monitor any attempted intrusion into the valley. The function of an agadir was to store and protect the village's crops and also its wealth (Guelmim-Oued Noun | Morocco) 🌴

En el corazón del oasis de Id Aïssa se encuentra el pueblo bereber de Amtoudi, dominado por imponentes acantilados. Aquí viven unas 300 familias, principalmente dedicadas a la agricultura. Dos igoudars (plural de agadir) son claramente visibles en los acantilados circundantes. Un agadir es un granero colectivo fortificado, con torres de vigilancia para vigilar cualquier intento de intrusión en el valle. La función de un agadir era almacenar y proteger las cosechas del pueblo y también su riqueza (Guelmim-Oued Noun | Marruecos) 🌴

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📍 Ameln Valley 🇲🇦 Non lontano da Tafraou 📍 Ameln Valley 🇲🇦

Non lontano da Tafraout, nel cuore della Ameln Valley, si staglia il villaggio di Oumesnat. Tra le rovine della città vecchia vi è un grande edificio in terra, sapientemente ristrutturato. Un tempo una casa, oggi è un hotel tradizionale, la Maison Traditionelle. Qui abbiamo dormito, luogo più che raccomandato (Souss Massa | Marocco) 🏘

Not far from Tafraout, in the heart of the Ameln Valley, stands the village of Oumesnat. Among the ruins of the old town is a large earthen building, skilfully restored. Once a house, it is now a traditional hotel, the Maison Traditionelle. Here we slept, a place more than recommended (Souss Massa | Morocco) 🏘

No lejos de Tafraout, en el corazón del valle del Ameln, se alza el pueblo de Oumesnat. Entre las ruinas del casco antiguo hay un gran edificio de tierra, hábilmente restaurado. Antaño una casa, ahora es un hotel tradicional, la Maison Traditionelle. Aquí dormimos, un lugar más que recomendable (Souss Massa | Marruecos) 🏘

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📍 Ameln Valley 🇲🇦 Il villaggio di Tazoul 📍 Ameln Valley 🇲🇦

Il villaggio di Tazoulte ha un antico cimitero ebraico che può essere di interesse storico. Sebbene la comunità ebraica abbia lasciato la zona alcuni anni fa, gran parte dell'argenteria della regione reca incisi simboli ebraici, in quanto gli ebrei erano tradizionalmente gli argentieri della regione (Souss Massa | Marocco) 🏘

The village of Tazoulte has an ancient Jewish cemetery that may be of historical interest. Although the Jewish community left the area some years ago, much of the silverware in the region is engraved with Jewish symbols, as Jews were traditionally the silversmiths of the region (Souss Massa | Morocco) 🏘

El pueblo de Tazoulte posee un antiguo cementerio judío que puede tener interés histórico. Aunque la comunidad judía abandonó la zona hace algunos años, gran parte de la platería de la región está grabada con símbolos judíos, ya que los judíos eran tradicionalmente los plateros de la región (Souss Massa | Marruecos) 🏘

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📍 Ameln Valley 🇲🇦

Partendo da Tafraout è possibile visitare numerosi villaggi incastonati nella Ameln Valley. Tagdicht è il più elevato ed anche il più difficile da raggiungere. Vi è una sola strada, stretta, tortuosa, che si inerpica tra le montagne senza alcuna protezione (Souss Massa | Marocco) 🏘

Starting from Tafraout, it is possible to visit numerous villages nestled in the Ameln Valley. Tagdicht is the highest and also the most difficult to reach. There is only one road, narrow, winding, that climbs through the mountains without any protection (Souss Massa | Morocco) 🏘

Partiendo de Tafraout, es posible visitar numerosos pueblos enclavados en el valle del Ameln. Tagdicht es el más alto y también el más difícil de alcanzar. Sólo hay una carretera, estrecha y sinuosa, que sube por las montañas sin ninguna protección (Souss Massa | Marruecos) 🏘

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