Oggi si chiude una settimana intensa, ricca di emozioni, incontri, paesaggi mozzafiato e grandi fatiche. Durante gli ultimi giorni di trekking abbiamo iniziato a valutare la possibilità di effettuare il percorso di ritorno con qualche mezzo, poi appena raggiunta la capitale è arrivato il colpo di fortuna di trovare tre ragazzi russi che condividessero con noi una jeep in modo da abbassare i costi di noleggio. Le politiche del Mustang non permettono l’affitto di un mezzo che possa effettuare tutto il percorso che va da Jomsom a Lo Manthang per cui normalmente si rende necessario raggiungere il villaggio di Chele e da lì, con una facile camminata di mezz’ora il successivo abitato di Chhuksang dove è possibile prendere un altro veicolo. Le notizie che ci arrivano da Chhuksang però non sono buone, pare ci sia uno sciopero di autisti tale da impossibilitare il trasporto di persone sino a destinazione finale. Ad ogni modo ci mettiamo in viaggio e dopo qualche minuto facciamo salire a bordo i ragazzi russi che durante la notte hanno alloggiato a Tsarang. Allietati dalla musica indiana dance selezionata dal nostro autista il viaggio procede lentamente tra continui sobbalzi. Ammirando il panorama iniziamo a renderci conto di quanta strada abbiamo percorso a piedi per arrivare a Lo Manthang.
Da Lo Manthang a Chele |
Stipati fin quasi all’inverosimile sostiamo in un villaggio e carichiamo altri tre ragazzi locali che hanno lasciato la loro jeep più avanti lungo la strada: uno si posiziona sul tetto, gli altri due attaccati alle portiere. Lungo il tragitto ci fermiamo nei pressi di una cascata per cambiare veicolo e proseguire fino a Chele. Il vento ha iniziato a soffiare impetuoso mentre noi costeggiamo a piedi il letto quasi in secca del fiume Kali Gandaki.
Da Lo Manthang a Chele |
Kali Gandaki |
Arrivati a Chhuksang abbiamo la conferma dello sciopero. Un bambino dall’età approssimativa di 13 anni sta lavando a mano l’unica jeep disponibile e una volta terminato parcheggia l’auto autonomamente nelle vicinanze di una costruzione in cemento, lì dove è possibile prenotare il servizio di trasporto. Proprio di fronte una donna seguita dai propri figlioletti lava i panni in una fontana pubblica. Visto lo sciopero i gestori ne approfittano e si offrono di accompagnarci alle porte di Kagbeni, illegalmente e con un esborso totale di ben 10000 rupie. I russi hanno deciso di proseguire a piedi e anche noi dopo alcuni attimi di titubanza decliniamo.
Chhuksang |
Ci incamminiamo nel villaggio di Chhuksang alla ricerca di un posto dove mangiare ma tutti i ristoranti sono pieni. Siamo costretti a tornare sui nostri passi ed alla fine accettiamo il costoso trasporto in jeep riuscendo a spuntare un piccolo sconto. Incontriamo i ragazzi russi e più avanti i loro portatori che si sono avvantaggiati nonostante siano stracarichi di zaini. Carichiamo solamente questi ultimi ben sapendo che avrebbero faticato tutto il pomeriggio. Nonostante l’esborso di denaro siamo contenti della scelta di prendere un mezzo; non ricordavamo quanto fosse lungo il percorso e le tantissime salite che avremmo dovuto affrontare.
Da Chhuksang a Kagbeni |
Scendiamo a circa mezz’ora da Kagbeni con un vento fortissimo che soffia in senso contrario alla nostra direzione. Da lontano vediamo una jeep muoversi, sono i russi che hanno deciso di prendere il nostro mezzo che si accingeva a tornare indietro. A Kagbeni pranziamo nell’Hotel Annapurna, la sistemazione nella quale abbiamo alloggiato all’andata e degustiamo al Yak Donald’s la deliziosa torta di mele (apple crumble) che avevamo provato qualche giorno prima. Una ragazza del posto intanto si diverte rincorrendo un bufalo appena dietro di noi nel tentativo di spaventarci.
Kagbeni |
Kagbeni, apple crumble |
Da Jomsom ci separano ancora due ore di cammino. Se quando siamo partiti non abbiamo incontrato nessuno durante il tragitto, oggi la strada è particolarmente affollata. Decine e decine di pellegrini hindu di cui la maggior parte a piedi sono diretti nella cittadina sacra di Muktinath per il primo giorno della sentitissima festa del Dashain. Ci avevano sconsigliato di raggiungere Jomsom nel pomeriggio per via del forte vento e in effetti facciamo una fatica immane soprattutto per via degli improvvisi turbini di sabbia che si alzano e ci investono improvvisamente.
Da Kagbeni a Jomsom |
Quando arriviamo in città il sole si è già nascosto dietro le vette dell’Annapurna. Jomsom, che qualche giorno prima era una città alquanto tranquilla ora pullula di gente in quanto punto di ritrovo di tutti i pellegrini. Alloggiamo nell’Hotel Himalayas Inn. E’ un piacere dopo una settimana di adattamento ritrovare il bagno in camera.
Informazioni aggiuntive
Agenzia locale con la quale ho effettuato il trekking:
Adventure White Mountain
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