Già prima di partire avevo deciso di dedicare la seconda parte della settimana ai dintorni della città di Fes. Dovevo solo scegliere dove e quando andare ma l’avrei fatto solamente sul posto. Con Antonio ci siamo messi d’accordo durante il tribolato viaggio di ritorno da Chefchaouen optando di cominciare da alcune delle più importanti località a ovest di Fes, nonostante il giorno prima fosse stato poco bene. E così ci ritroviamo a fare colazione nei rispettivi riad e via in petit taxi sino alla stazione ferroviaria. La giornata è nuvolosa e le alte temperature dei primi giorni sembrano solo un ricordo. I treni per la città imperiale di Meknes sono molto frequenti e partono praticamente ogni ora, per un totale di circa trentacinque minuti. Siedo accanto a Selma, una ragazza di Sefrou che frequenta il primo anno di università a Tangeri. Ha la passione per la scrittura e durante il viaggio scrive brevi composizioni in inglese. Meknes ha due stazioni: la principale è la Grande Gare, a 1 km a est dal centro, la seconda, quella in cui scendiamo, è la Gare el Abdelkader a soli due isolati.
In treno da Fes a Meknes |
All’esterno della stazione saliamo su un taxi per raggiungere il principale sito archeologico romano del Marocco, le rovine di Volubilis, a circa 25 km da Meknes. In città torneremo nel pomeriggio. Volubilis fu l’avamposto romano sudoccidentale più remoto insieme a un villaggio costruito su un’isola a largo di Essaouira. La città, che per lunghi anni fu capitale della provincia, fu in seguito abbandonata dai romani ma nonostante questo rimase attiva sino al XVIII secolo. Nel sito trascorriamo circa un’ora, forse troppo poco per visitare l’antica città accuratamente. Tuttavia bisogna avere molta immaginazione per ricordare i fasti di un tempo. Solo alcune parti sono in ottimo stato di conservazione e a mio parere la città non può reggere il confronto con alcuni siti archeologici italiani. Ciò che abbiamo di fronte sono le rovine dei monumenti risalenti a II e III secolo. Entriamo dall’ingresso principale accanto al Tempio di Saturno e seguiamo il viottolo in salita che in breve conduce nel cuore del sito. La vera attrattiva sono i mosaici ma la maggior parte dei quali, sottoposti alle intemperie del tempo, sono ormai scoloriti in sfumature di grigio e beige. Superiamo la Casa di Orfeo, un grande complesso di stanze oggi in rovina raggruppate attorno a un mosaico raffigurante dei delfini, e raggiungiamo i bagni di Gallieno, i bagni pubblici più importanti della città restaurati dall’imperatore Gallieno, nelle vicinanze del frantoio 35. Il foro, nella parte più alta, è la zona meglio conservata con un’ampia strada lastricata, una basilica, un tempio, un mercato e un arco di trionfo. Alcune cicogne hanno pensato bene di costruire il proprio nido sulle colonne del tempio.
Volubilis |
L’edificio che colpisce di più è sicuramente l’arco di trionfo, punto di confluenza del decumano massimo. Nei pressi dell’asse viario principale sorgevano le dimore più sfarzose come la Casa dell’efebo con un interessante mosaico di Bacco su un carro trainato da alcune pantere, fino ad arrivare alla Casa di Venere, dove sono conservati i migliori mosaici di Volubilis. Nuvole di fumo cominciano ad alzarsi dalle secche sterpaglie nei pressi del foro. Inservienti accorrono uno dopo l’altro e a fatica riescono a domare il principio d’incendio, dapprima con dei rami e poi con un estintore.
Volubilis |
All’esterno del sito il nostro tassista ci sta aspettando per portarci nella vicina città sacra di Moulay Idriss, sita a soli 4 km. L’abitato prende il nome dal santo più venerato del Marocco al quale è intitolato un mausoleo meta di pellegrinaggi nel cuore della città. La pioggia inizia a cadere proprio quando raggiungiamo la piazza principale, attorno alla quale si susseguono piccoli cafè-griglierie. Decidiamo di inoltrarci negli intricati vicoli della medina sperando in un riparo. Fortunatamente basta attendere qualche minuto e renderci conto che a scendere sia stato solo un breve scroscio d’acqua. Osserviamo il mausoleo dall’esterno, l’ingresso è infatti vietato ai non musulmani: una sbarra di legno delimita l’accesso vietato a cristiani e bestie da soma.
Moulay Idriss, piazza principale |
Moulay Idriss, mausoleo di Moulay Idriss |
Moulay Idriss, medina |
Una lunga scalinata ci conduce in breve ad una delle zone più alte di Moulay Idriss con una bella vista panoramica sulla città e sul mausoleo di Moulay Idriss. Attirati dall’odore della carne arrosto ci fermiamo per pranzo in una delle tante griglierie nei pressi della piazza. Il menu offre un panino con carne macinata e pomodori, il tutto rigorosamente cotto alla brace.
Moulay Idriss, vista panoramica |
Moulay Idriss, pranzo in una griglieria |
Terminato di mangiare riprendiamo la nostra marcia alla volta della Gare el Abdelkader di Meknes. La giornata non è ancora finita ed abbiamo ancora qualche ora per visitare la città, inserita dall’Unesco nella lista dei patrimoni dell’Umanità. Fermiamo un petit taxi e ci facciamo accompagnare sino a Bab Mansour, all’estremità meridionale di Place el Hedim. Bab Mansour è senza ombra di dubbio la porta più bella di Meknes, incredibilmente ricca di decorazioni cerimoniali con stucchi e marmi in stile almohade.
Meknes, Bab Mansour |
Meknes, Place El Hedim |
Ci incamminiamo verso la piazza facendoci spazio tra le bancarelle del souk Atriya, camminando nel bel mezzo di un mercato all’aperto prima. e di un mercato coperto poi. Nell’aria un mix di odori proveniente dalla carne esposta sui bancali e dalle pile di olive dai diversi colori. Questa zona è considerata come uno dei mercati agricoli migliori del paese.
Meknes, souk Atriya |
Seguendo il flusso delle persone ci ritroviamo ben presto all’interno della medina che rispetto a quella di Fes appare più compatta e con meno seccatori alla ricerca di turisti. Il souk en Nejjarine rappresenta il principale spazio commerciale della città all’interno del quale abbondano prodotti di origine cinese, capi d’abbigliamento in primis. Nascosta in mezzo ai souk visitiamo la Madrasa Bou Inania. L’edificio, dalle pregevoli decorazioni di legno, zellij e stucchi, si articola attorno a un cortile centrale affacciato su una sala delle preghiere ed è circondata dalle celle un tempo riservate agli studenti. Qui è possibile salire fin sopra il tetto che ci regala belle vedute sul minareto e sulle piramidi coperte di tegole verdi della Grande Moschea.
Meknes, medina |
Meknes, Madrasa Bou Inania |
Meknes, Madrasa Bou Inania. Vista dal tetto sulla Grande Moschea |
Passeggiamo ancora nella medina sino a quando decidiamo di tornare indietro per raggiungere il Mausoleo di Moulay Ismail, l’unico tempio marocchino visitabile dai non musulmani insieme alla madrasa Bou Inania di Fes e alla tomba di Moahmmed V a Rabat. La città è indissolubilmente legata alla figura di Moulay Idriss. Quando andò al potere, Meknes viveva un periodo di decadenza e durante i 55 anni del suo regno riuscì a trasformarla in una grandiosa capitale con palazzi sfarzosi e decine di chilometri di mura. Da Place Lalla Aouda ci dirigiamo quindi verso il Dar El Makhzen, l’ultimo palazzo di Ismail, nelle vicinanze del Mausoleo. Ci avviciniamo al santuario in cui è sepolto il sultano ascoltando le spiegazioni di una guida parlante italiano. Il Mausoleo è l’ultima tappa prima di fare rientro a Fes. Siamo soddisfatti della giornata trascorsa ma altrettanto consapevoli che la città di Meknes avrebbe meritato più tempo.
Meknes, place Lalla Aouda |
Meknes, mausoleo di Moulay Ismail |
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