
Lasciamo l’Ekh Baigal Ger Camp dopo una giornata particolarmente rilassante, avevamo bisogno di ricaricare le pile in vista dell’ultima settimana di viaggio in terra mongola. In marcia subito una prima sosta per fare rifornimento benzina alle porte del villaggio di Ikh-Tamir. Usciti dal centro abitato il paesaggio si ripresenta con ampi pascoli punteggiati qua e là da cavalli e yak e sporadici boschi di larici sulle montagne più alte. In corrispondenza di alcune gher, a bordo strada alcuni nomadi vendono latte di cavalla fermentato. I nostri autisti si fermano più volte per assaggiare decidendo alla fine di acquistare quello offerto da due bambini. La zona è ricca di pozze d’acqua e fiumiciattoli che movimentano un po’ le monotone distese erbose della steppa.
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Ikh-Tamir |
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Bambini venditori di latte |

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Raggiungendo il Parco Nazionale di Khorgo Terkhiin Tsagaan Nuur |
Accostiamo a bordo strada, la nostra guida vuole mostrarci un’isolata stele megalitica con un disegno stilizzato di un cervo situata sulla sommità di una collinetta nelle vicinanze del fiume Chuluut. In tutta la Mongolia si contano circa 500 pietre di questo tipo e sono conosciute con il nome di “stele del cervo” proprio per la ricorrente rappresentazione. Il loro scopo e i loro creatori sono sconosciuti ma alcuni studi sembrano associarle a popolazioni nomadi dell’età del bronzo o ad altre di origine cimmerica. Qualche chilometro più avanti il fiume scorre in una suggestiva gola (Gola di Chuulut) formatasi in seguito all’eruzione del vulcano Khorgo Uul 5000 anni fa. Potrebbe essere un luogo gradevole dove fermarsi per un pic nic o anche pernottare nel vicino campo gher, con una vista panoramica mozzafiato e alberi di larici che rinfrescano l’aria in questa calda estate mongola. Noi proseguiamo superando il polveroso villaggio di Tariat, porta d’ingresso del Parco Nazionale del Khorgo-Terkhiin Tsagaan Nuur.
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Stele del cervo |
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Gola di Chuluut |
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Tariat |
Il paesaggio cambia improvvisamente, entriamo in una vallata con alberi e rocce vulcaniche che migliaia di anni fa non era altro che una colata di lava sedimentata nel corso dei secoli. Tra le tante montagne della zona si distingue in maniera evidente l’estinto vulcano Khorgo Uul con la sua caratteristica forma conica e arrotondata. Procediamo lentamente in quanto la pista è davvero in pessime condizioni, nonostante questo non mancano utilitarie che cercano di avventurarsi su un terreno ai limiti del percorribile. Parcheggiamo i mezzi ai piedi del vulcano e cominciamo a salire lungo il versante occidentale facendoci spazio tra i tanti turisti presenti. La salita non è particolarmente faticosa anche grazie ai tanti gradini presenti che facilitano l’ascesa. In ogni caso basta voltarsi e osservare lo splendido panorama per ritrovare le energie appena perdute con la pianura lavica ai nostri piedi e il lago Terkhiin Tsagaan Nuur sullo sfondo. Saliamo sino all’orlo del cratere che con un po’ di tempo a disposizione è possibile percorrere in tutta la sua circonferenza. C’è qualcuno che si è spinto anche all’interno della profonda caldera percorrendo gli scivolosi pendii pietrosi. Gran parte dei visitatori sono locali ma non mancano gruppi di turisti stranieri. Alcune famiglie approfittano dei tanti cespugli ricchi di bacche commestibili per farne incetta, altri si rilassano seduti sulle rocce con la vista magnifica che regala il vulcano.




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Khorgo Uul |
A pranzo ci attendono nel campo gher che ci ospiterà per la notte, il Maikhan Tolgoi Ger Camp, sulle sponde del vicino lago Terkhiin Tsagaan Nuur. Per raggiungerlo attraversiamo un pianoro con alcuni yak e tanti scoiattoli che corrono ovunque tra i prati. La sterrata che percorriamo è addirittura peggiorata e noi siamo sballottati a destra e sinistra nel mezzo. La posizione dell’accampamento è invidiabile, lungo un’ansa riparata dello specchio d’acqua e accanto a una collinetta panoramica sulla quale si agita una bandiera della Mongolia. Il menu di quest’oggi prevede la solita zuppa stavolta simile a un brodino e polpette di carne accompagnate da riso in bianco. Dopo il pranzo c’è chi ha deciso di riposarsi nelle proprie gher, io ne approfitto per prendere un po’ di sole nella spiaggetta privata dell’accampamento. A breve mi raggiungono gli autisti e via via tutti i componenti del gruppo. Decido di tuffarmi ma per poco tempo, l’acqua è fredda e i fondali diventano profondi dopo pochissimi metri. A delimitare il limite acque sicure alcune bottiglie dipinte di rosso utilizzate a mo’ di boe. Il tempo trascorre così, tra piacevoli chiacchiere e un po’ di relax. Ci sarebbe anche la possibilità di affittare una barca per fare un giro nel lago ma i prezzi onestamente sono un po’ alti e così decidiamo di rimanere tutti nel campo.



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Terkhiin Tsagaan Nuur |
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