Quando sono in viaggio una delle mie priorità è quella di visitare piccoli villaggi per osservare personalmente la vita tradizionale al di fuori delle principali città. Prima di partire per l’Iran avevo anche dato un’occhiata sulla guida Lonely Planet Iran ma non avevo trovato niente poi, navigando su internet, mi sono imbattuto su questo nome, Ghalat, e le immagini di un paesino circondato dal verde e arroccato sotto una montagna hanno attirato subito la mia attenzione.
La fortuna ha voluto che durante la mia permanenza a Shiraz, proprio la mamma di Mahsa, la ragazza con la quale ho trascorso alcuni giorni in città, avesse un’amica originaria di Ghalat, Maryam. Venute a conoscenza del mio desiderio di raggiungere questo villaggio a soli 30 km circa da quella che è considerata la culla della cultura persiana, non hanno impiegato molto ad organizzarmi una giornata da quelle parti. Se non fosse per il traffico che attanaglia Shiraz soprattutto nelle ore di punta, raggiungere Ghalat sarebbe semplice in quanto le strade sono ampie e in buone condizioni.
Prima di visitare il villaggio ci siamo fermati a pranzo a casa di Maryam, nella zona più nuova del centro abitato. Gran parte delle abitazioni sono circondate da mura di cemento alte un paio di metri e non lasciano intravedere gli appezzamenti di terreno interni, così come quella di Maryam, una struttura ampia e confortevole circondata da alcuni alberi da frutta. Il menu prevede riso con aneto e fagioli borlotti, pollo e una zuppa.
La parte più antica di Ghalat può vantare oltre 2500 anni di storia. Già nel 1732 il villaggio riuscì a resistere perfino ai temibili attacchi mongoli e per questo motivo, l’allora re Nader decise di esentare i cittadini dal pagamento delle tasse. A testimonianza di ciò, sulla cima della montagna sono i visibili i resti del castello di Gezel Arsalan. Il centro abitato è un mix di giardini, mulini e abitazioni in pietra, alcune delle quali diroccate. Si ha quasi l’impressione di tornare indietro nel tempo. Caratteristica del paese è quella che tutte le strutture, dislocate l’una accanto all’altra in pendenza sembrano formare un’unica scalinata dove il tetto di una casa va a diventare il cortile di un altra. Il sistema fognario è quello di una volta, con passaggi coperti da pietre. C’è perfino una chiesa cristiana oggi in rovina.
Ghalat |
Ghalat, chiesa cristiana |
Nonostante questo sono pochi i turisti stranieri che si spingono fin qui, al contrario degli abitanti di Shiraz che scelgono questa località per trascorrere il loro fine settimana. Non a caso negli ultimi anni sono sorti diversi nuovi cafè e ristorantini in costruzioni tipiche appositamente ristrutturate e adornate da decorazioni in legno. Il luogo si presta poi benissimo per quei pic-nic che tanto piacciono agli iraniani. Il paesino durante la nostra visita è stato un via vai di persone dirette a piedi verso le tante sorgenti e i tanti corsi d’acqua che scorrono in questa zona nelle vicinanze dei quali sono state dislocate piazzole all’ombra della vegetazione. Chi viene qui spesso lo fa anche per raggiungere una cascata che scende dalla sommità della montagna ma solamente la prima parte del sentiero è facilmente percorribile. Anche noi ci siamo accontenti di seguire questo breve tratto in quanto non provvisti di scarpe da trekking.
Ghalat |
Unknown dice
Un luogo magico, propongo di vietare l'accesso alle auto. Ho conosciuto un musicista e pittore, Ramin, che mi ha amichevolmente invitato a casa sua. Un ennesimo esempio, se mai ce ne fosse bisogno, della gentilezza della gente… dello splendore umano.
Claudio Gasparotto
Manuel Santoro dice
Ciao Claudio, ho pensato la stessa cosa anch'io. Se non ci fossero state auto il posto sarebbe stato ancora più splendido. Gli iraniani si sa, sono persone fantastiche. Manuel