Un borgo abbandonato nel cuore della Basilicata riconvertito a location per film internazionali. La storia di un paese fantasma, a metà tra Appennino Lucano e Mar Ionio, interrotta per sempre da un complesso sistema franoso. Vi sto parlando di Craco, abitato che ho raggiunto in auto dalla città di Matera. Partendo da qui s’impiega solamente un’ora e mezza di viaggio.
La visita di Craco, dopo anni di incuria e brigantaggio, è ora possibile solamente attraverso una passeggiata guidata in quanto il paese è completamente recintato. Organizzarla non è difficile: basta rivolgersi alla reception presso la mediateca comunale in via Sant’Angelo a Craco Vecchia, tutti i giorni dell’anno, a partire dalle ore 10:00 sino all’imbrunire ed aderire alla Craco Card Daily. Il costo è di 10 euro per persona nel caso di visita diurna delle sole rovine della cittadina.
Per comprendere meglio le ragioni che hanno spinto Craco a diventare un paese fantasma è necessario fare un salto nella sua storia. Il suo territorio è stato sempre interessato da eventi franosi: 1600, 1805, 1857, 1870, 1933, fino ad arrivare a quello decisivo del 1963. La spiegazione è semplice, la collina sulla quale era ed è adagiato il centro storico è costituita da “argille variegate” predisposte allo smottamento. A tutto questo si è aggiunta poi l’espansione urbanistica del Novecento che ha contributo al dissesto idrogeologico più importante. Ciò che vediamo oggi di Craco non è altro che una parte di quella che era il paese in tutta la sua grandezza. L’ultima frana ha portato via con sé un’ampia sezione del centro storico e così luoghi come la piazza principale, il cinema e molte delle abitazioni sono state spazzate via dalla forza della natura. Il movimento non è stato improvviso e questo fortunatamente ha dato la possibilità di evacuare in tempo l’abitato che è stato ricostruito in due zone differenti: a valle, nell’odierna Craco Peschiera, si trasferirono coloro (gran parte degli abitanti) che ritennero non sicuro l’area attorno al centro storico; i più attaccati alle proprie radici preferirono rimanere nelle vicinanze della città evacuata.
Craco, gli effetti della frana |
Detto questo Craco appare già da lontano come una pittoresca città in rovina adagiata su uno sperone roccioso, tra colline e calanchi. La mia visita è cominciata da quella che un tempo era la via d’accesso principale al paese, Corso Umberto, sulla quale si affacciavano diverse botteghe artigiane utilizzate fino a pochi decenni fa. Qui la guida ha fornito a me e alla mia ragazza un casco per effettuare la passeggiata in totale sicurezza. Ci siamo così incamminati verso il cuore del centro storico ammirando ciò che oggi rimane del paese florido e animato di una volta.
Craco, Corso Umberto |
Nel 1881 la popolazione aveva raggiunto la soglia dei 2.000 abitanti. Vi erano diversi palazzi nobiliari ed alcuni edifici pubblici di elevato pregio architettonico come il municipio, le scuole ed il già citato cinema. Ai piedi del paese era ed è situato un altro complesso di particolare importanza, il convento di San Pietro, costruito nel 1630. Purtroppo dopo l’abbandono dell’abitato molti sciacalli hanno lucrato su questo disastro naturale e Craco è stata derubato di tutto ciò che potesse avere un minimo valore sul mercato: ringhiere in ferro, materiale edile, arredamenti etc.. Perfino la chiesa non è stata risparmiata. La maggior parte delle abitazioni ora sono completamente vuote ma alcune di esse lasciano trasparire scene di vita passata: il colore azzurro dei muri contro gli insetti, elettrodomestici, suppellettili sono stati lasciati all’incuria del tempo. Anche il panificio principale del paese, che fino ad alcuni anni fa produceva ogni giorno decine di forme, mostra al suo interno i forni utilizzati.
Craco, convento di San Pietro |
Craco, l’abbandono |
Proseguendo abbiamo incontrato uno ad uno i principali edifici di Craco: attorno a una piazza i simboli del potere del passato, il signorile Palazzo Grossi e la chiesa di San Nicola, poco più in alto la torre normanna. Verosimilmente la chiesa madre è stata edificata nel XI secolo quando Craco aveva già una sua giurisdizione ecclesiastica rientrante nelle pertinenze della diocesi di Tricarico ed ampliata nel XVI secolo e nel settecento. È in questo periodo infatti che vengono costruite le cappelle corredate da altari barocchi oggi completamente privi di ogni elemento decorativo. Gli altari, così come gli arredi ecclesiastici, diventarono una risorsa per molti ladri dopo la sconsacrazione della chiesa e il conseguente abbandono. Ponendosi con le spalle al portone della chiesa è possibile ammirare attraverso un balcone aperto, un bellissimo affresco dipinto sul soffitto di Palazzo Grossi.
Craco, Palazzo Grossi |
Craco, chiesa di San Nicola |
Un’altra veduta da non perdere è quella offerta dalla torre normanna: dal bastione è possibile ammirare le sconfinate praterie della Basilicata e i famosi calanchi, un capolavoro dipinto dalla natura incorniciato da una finestra di pietra. Proprio il contesto paesaggistico e la bellezza del luogo hanno fanno di Craco, una destinazione ricercata per set del grande cinema italiano ed internazionale. Tra i film qui girati: La passione di Cristo di Mel Gibson, Cristo si è fermato a Eboli di Francesco Rosi, Agente 007 – Quantum of Solace di Marc Forster, Basilicata Coast to Coast di Rocco Papaleo.
Craco, torre normanna |
Craco, vista dalla torre normanna |
MARIA GRAZIA ECCHELI dice
rovine che guardano l’infinito, scena fissa del paesaggio lucano