Chichén Itzá è uno di quei dei luoghi da vedere almeno una volta nella vita. Patrimonio UNESCO dal 1988, questo monumentale complesso Maya è stato inserito a giusto merito tra le Sette Meraviglie del Mondo Moderno. Personalmente erano anni che mi ero prefissato di visitare il Messico ma al momento del dunque le mie scelte cadevano sempre su altre destinazioni fino a quando, quest’anno, mi sono finalmente deciso ad inserire nel mio progetto “#GreenRoutes. Il giro del mondo dei Parchi Nazionali” il sud del Paese. Inevitabile quindi non recarmi a Chichén Itzá.
Questo sito sacro era uno dei maggiori centri maya della penisola dello Yucatán. Durante i suoi quasi mille anni di storia, più popoli hanno lasciato il segno sulla città ma in particolare è la visione del mondo e dell’universo di Maya e Toltechi a riflettersi nei monumenti e nelle opere artistiche.
La fusione di tecniche di costruzione maya con nuovi elementi provenienti dal Messico centrale ha reso Chichén-Itzá uno degli esempi più importanti della civiltà Maya-Tolteca nello Yucatán.
Da Valladolid a Chichén Itzá
In generale è molto semplice organizzare una giornata a Chichén Itzá dato che un po’ tutte le città turistiche dello Yucatán offrono trasporti, pubblici o privati, verso il complesso archeologico. Io ho preferito visitare il sito in completa autonomia partendo da Valladolid (città nella quale ho pernottato), considerando vicinanza e facilità di spostamento. I furgoni collettivi partono ad interventi regolari dalla Calle 39, a pochi isolati di distanza dal Parque Cantón Francisco Rosado, la piazza principale di Valladolid, e raggiungono Chichén Itzá in soli 40 minuti poco prima dell’abitato di Pisté.
Chichén Itzá
Premessa. In qualsiasi periodo dell’anno si visiti Chichén Itzá si troverà il sito invaso di turisti. Non aspettatevi quindi di arrivare qui con l’attitudine di un Indiana Jones. Per quanto sempre sovraffollato riuscirà comunque nell’interno di lasciare a bocca aperta qualsiasi viaggiatore. Il mio consiglio è quello di visitare il complesso al mattino presto o nel tardo pomeriggio, quando il sole, il caldo e l’umidità non sono così forti.
All’esterno, nei pressi della biglietteria, ci si imbatte subito con i primi venditori di souvenir che proveranno in tutti i modi a vendere qualcosa, quasi sempre cappelli. Una volta pagato l’ingresso basta una breve passeggiata per raggiungere l’imponente costruzione di El Castillo (o Piramide di Kukulcán), il simbolo di Chichén Itzá. La struttura è un capolavoro di ingegno e architettura, si erge in altezza per 25 metri e rappresenta il calendario maya. Quattro scalinate con 91 gradini ciascuna, nove livelli, ognuno dei quali divisi in due parti da una scalinata formando 18 terrazze separate. Le terrazze simboleggiano i 18 mesi di 20 giorni dell’anno vago dei maya. Ogni facciata è rivestita da 52 pannelli piatti che rimandano ai 52 anni della ruota del tempo maya.
È proprio su El Castillo che durante gli equinozi di primavera e d’autunno (20-21 marzo e 21-22 settembre), il sole crea un gioco di luci e ombre che regala l’illusione di vedere la figura di un serpente che sale o scende lungo la scalinata.
Fino al 2006 era possibile salire sulla piramide, poi un incidente mortale ha fatto si che si optasse per la chiusura delle scalinate.
Chichén Itzá, El Castillo |
A sinistra del centro visitatori si estende una spianata. Era destinata al Gran Juego de Pelota, il gioco della palla che tanto era considerato importante dai maya. A Chichén Itzá si contano addirittura otto campi da gioco. Le regole erano molto particolari e nel tempo, come è possibile notare dalle incisioni sulla pietra, sono cambiate nel corso degli anni. Alcune di queste ritraggono la decapitazione degli stessi giocatori. Il terreno è fiancheggiato da templi e lungo le mura, in alto, fanno bella mostra anelli di pietra che rivestivano un ruolo molto importante durante lo svolgimento dei giochi.
Chichén Itzá, Gran Juego de Pelota |
Il complesso non si ferma a queste due imponenti strutture ma si susseguono altre costruzioni, templi, piattaforme ed edifici. Il Tempio dell’Uomo Barbuto, chiamato così per un disegno all’interno, si trova all’estremità settentrionale del campo per il gioco della palla.
La Piattaforma dei Teschi, tra il Templo de los Jaguares y Escudos ed El Castillo, è facilmente individuabile per via della sua forma, a T, e per le sue decorazioni, incisioni di teschi e aquile che squarciano il petto di alcuni uomini per divorarne il cuore. La Piattaforma delle Aquile e dei Giaguari ritrae invece animali che stringono fra gli artigli cuori umani.
Chichén Itzá |
Nei pressi della Piattaforma dei Teschi, una viuzza, colma di venditori di souvenir, conduce al Cenote Sagrado, una piscina naturale ricoperta da vegetazione e piante rampicanti ed abitata da grandi iguane. Ora il livello dell’acqua è più basso di quello di un tempo in quanto in passato sono stati effettuati scavi archeologici.
Alle spalle della Piramide di Kukulcán si sviluppa il Gruppo delle Mille Colonne che comprende il Tempio dei Guerrieri, il Tempio di Chac-Mool e il Bagno di Vapore. Il Convento delle Monache è invece un imponente palazzo dell’aristocrazia maja con numerosi ambienti. A est l’Akab-Dzib è considerata la struttura più antica del sito.
Chichén Itzá, Cenote Sagrado |
Chichén Itzá, Templo de los Guerreros |
Valladolid
Valladolid è una città a misura d’uomo e le sue dimensioni la rendono perfetta per essere scoperta a piedi. L’atmosfera è rilassante ed in generale è meno orientata al turismo rispetto ad altre località vicine. La sua posizione, inoltre, fanno si che sia considerato un punto di partenza ideale per conoscere altre località dello Yucatán. Escursioni possono essere facilmente organizzate verso le spiagge di Tulum, sui Caraibi o a Rio Lagartos sul Golfo del Messico per osservare da vicino fenicotteri e coccodrilli, oltre ad ulteriori rovine maya come Cobá, Ek Balam, Aké, Mayapan, Uxmal e molte altre.
Valladolid |
Durante la mia passeggiata ho scoperto una città tranquilla, con edifici tinteggiati da colori tenui e spesso inondati dal sole. Il Parque Francisco Canton Rosado è il cuore di Valladolid, circondato da edifici in stile coloniale che mantengono ancora oggi il carattere storico. Sul lato sud della strada si affaccia la Cattedrale di San Gervasio, mentre sul lato opposto una galleria offre una vasta gamma di ristorantini (comedores) economici con una buona scelta di piatti locali. Altri edifici di culto importanti in città sono la chiesa di Santa Ana, situata nel quartiere dall’omonimo nome, e l’ex convento di San Bernardino da Siena, a circa 700 metri a sud-ovest della piazza principale.
Una particolarità di Valladolid è la possibilità di visitare alcuni cenotes anche all’interno della città. Fra questi il il Cenote Zací, il cui ingresso è all’interno di un parco con annesso ristorante e negozi di souvenir. Qui è possibile fare anche il bagno ma non aspettatevi acqua limpida come in altre pozze della zona.
Valladolid, chiesa di Santa Ana |
Valladolid, Cenote Zací |
Valladolid, Cattedrale di San Gervasio |
Dove dormire a Valladolid
Durante la mia permanenza a Valladolid ho scelto di pernottare presso i Geyser Apartments, in Calle 45, convinto da prezzi bassi e buone recensioni su Booking.com. In effetti la scelta si rivelata felice in quanto l’abitazione privata, uno spazioso monolocale con letto matrimoniale, bagno privato e forno a microonde, non aveva nulla di negativo. Camera pulita e dotata di wi-fi molto veloce. La posizione è ottima, a poche centinaia di metri dal Parque Francisco Canton Rosado (6-7 minuti a piedi) e a poca distanza da un cafè, “Hecho con Amor”, gestito da persone molto cordiali, e dall’economico ristorante/pizzeria “Oasis”. Trattandosi di un appartamento la colazione non era inclusa.
Valladolid, Geyser Apartments |
Lascia un commento