
Viaggiare in Chiapas vuol dire entrare a contatto con una della aree indigene più tradizionali del Messico. Sono ben sette i gruppi etnici che possono considerarsi eredi della cultura delle popolazioni precolombiane maya: tzotzil, tzeltal, lacandòn, tojolabal, zoque, mame, ch’ol.
Tra queste mi vorrei soffermare sull’etnia tzotzil, diffusa soprattutto nella parte centrale e nel centro-nord dello stato, ed in particolare sui chamula, un popolo fiero e indipendente appartenente appunto all’etnia tzotzil. Se San Cristóbal de las Casas è attualmente il centro politico, commerciale e amministrativo in cui convergono un po’ tutte le sue attività, il villaggio di San Juan Chamula è invece il suo abitato principale.
Fino agli anni 60′ i chamula a San Cristóbal de Las Casas erano presenti solamente per la commercializzazione dei loro prodotti ortofrutticoli. É a partire dagli anni 70′ che la città si è scontrata con massicce incursioni dal vicino municipio di San Juan Chamula che si sono riflettute in un insediamento dei chamula nella zona settentrionale della città, con la costruzione di abitazioni fragili, con tetti in legno e nylon. A differenza di altri spostamenti volontari avvenuti decenni prima, quello degli anni 70′ si è verificato in un contesto di violenza e il deterioramento delle relazioni tra le comunità a causa della conversione religiosa che giustificava espellere gruppi evangelici da parte di cattolici tradizionalisti.
Ho raggiunto San Juan Chamula proprio partendo da San Cristóbal con l’intento di osservare da vicino uno spaccato dello stile di vita di questa popolazione. Per chi non lo sapesse questa località nasconde ancora oggi tradizioni ancestrali tramandate di generazione in generazione.
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San Juan Chamula, Templo de San Juan |
Un po’ di storia
Prima dell’arrivo dei conquistadores spagnoli questo villaggio era un importante centro della popolazione tzotzil. La città fu conquistata e semidistrutta dal Capitano Luis Marín nel 1524 mentre il 1869 fu l’anno della rivolta indigena conosciuta come la Guerra delle Caste, guidata dal leader chamula, Pedro Díaz Cuscat. In seguito alla cessazione della ribellione, firmata dal governatore Pantaleon Dominguez, i chamula sono stati condannati a lavorare nelle fattorie del Soconusco. Nel 1912 un’altra rivolta segna la storia del villaggio, guidata stavolta da Jacinto Pérez Pajarito. Il 4 luglio 1925 è la data in cui viene assegnato al centro abitato lo status di municipio libero dal governatore costituzionale dello Stato, Carlos A. Vidal.
San Juan Chamula
Senza saperlo mi sono recato a San Juan Chamula in un’occasione speciale, durante i festeggiamenti in onore a San Mateo Mártir.
Prima di raccontare la mia esperienza è bene fare una precisazione. Nella chiesa di Chamula, il Templo de San Juan, sono presenti le icone di molti santi e vergini, ed il principale appunto ha il nome di San Juan Bautista. Tra gli altri anche San Antonio, San Sebastián, San Pablo, San José, San Miguel, San Mateo etc.. Ogni santo e vergine ha il proprio custode e due sono le cariche che si prendono cura di essi, il Martoma e l’Alférez. Oltre a queste vi sono altre posizioni con mansioni e servitori differenti.
Il combi mi ha lasciato in piazza mentre gli Alférez sfilano a cavallo per le vie della cittadina in vista della loro sostituzione annuale. Non ho potuto immortalarli perché qui a Chamula vigono alcuni divieti legati alla fotografia. Gli stranieri sono liberi di girare per la città ma non è consentito scattare foto all’interno della chiesa né ad eventi religiosi. Prima di arrivare sapevo della proibizione nell’immortalare il principale edificio sacro del centro abitato ma non quello dei riti religiosi: “No se permite” (non si permetta), mi avverte un uomo mentre mi appresto a fotografare uno degli alférez dinanzi al Palazzo Municipale. La comunità prende molto seriamente questi divieti.
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San Juan Chamula, festa di San Mateo Martír |
Va detto che il Templo de San Juan, così come la casa degli alférez e dei mayordomos, sono le sedi principali per atti religiosi e cerimoniali, mentre le esibizioni artistiche e di intrattenimento hanno luogo nella piazza centrale, dove la domenica ha luogo un colorato mercato.
Ho trascorso almeno un paio d’ore osservando i riti religiosi, accompagnati da fuochi d’artificio e bande musicali. Gli uomini del posto sono stati i protagonisti delle celebrazioni ad eccezione per gruppi di donne sedute sotto croci in legno ed intente ad osservare gli eventi.
Gli uomini indossano tuniche di lana bianca o nera con o senza maniche e una sciarpa bianca avvolta intorno al capo, le donne semplici camicette bianche o azzurre e/o scialli e gonne di lana. Fino a qualche anno fa a Chamula era impossibile osservare persone in jeans e maglietta, oggigiorno la moda è in fase di cambiamento e le nuove generazioni hanno già iniziato abbigliamento che acquistano a San Cristóbal de Las Casas.
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San Juan Chamula, gli uomini durante la festa di San Mateo Martír |
Il Templo de San Juan, con la sua architettura in stile coloniale, è la vera anima di Chamula. La chiesa è sobria, con una grande porta chiusa che si apre completamente solo nella festa di San Juan, celebrata il 24 giugno.
I visitatori stranieri devono pagare un biglietto per entrare ma è una spesa che viene pienamente ripagata. Non credo di aver mai visto prima un luogo dall’atmosfera così intensa e forse il divieto di scattare fotografie è un bene per vivere appieno la struttura. Definirei mistico il clima all’interno: centinaia di candele accese, nuvole d’incenso e fedeli inginocchiati con il viso rivolto al pavimento, cosparso di aghi di pino. Inoltre sculture di santi cattolici, adornate e vestite in stile indigeno. I riti preispanici mescolati con il sincretismo tzotzil creano un’atmosfera ricca di colori, specchi sospesi e immagini dove la tradizione cristiana si mescola con le radici preispaniche. A volte sono presenti guaritori che puliscono i parrocchiani mentre i canti avvengono nella lingua locale. Inoltre gli iloles (guaritori) nonché gli stessi abitanti di San Juan Chamula vigilano affinché i visitatori non scattino fotografie, custodendo gelosamente i propri costumi.
Qualche centinaio di metri oltre il Templo de San Juan il cimitero, che si estende intorno alle rovine di una chiesa più vecchia, è un altro luogo molto particolare, senza lapidi e con croci di molteplici colori, Le croci nere rappresentano le persone morte in tarda età, quelle bianche i giovani e quelle blu ma questa pratica non è più in uso.
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San Juan Chamula, cimitero |
Cosa mangiare a San Juan Chamula
Tra i diversi piatti tradizionali è possibile citare la carne affumicata, pollo in brodo, i tamales di fagioli. Il cibo quotidiano è rappresentato invece da frutta e ortaggi temporanei. Ogni pasto è sempre accompagnato da tortillas di mais fatte a mano.
Come arrivare a San Juan Chamula da San Cristóbal de Las Casas
Tutte le agenzie di viaggio di San Cristóbal de Las Casas offrono escursioni a San Juan Chamula. Io ho preferito raggiungere autonomamente il villaggio. I combi partono a San Cristóbal nei pressi del Mercado Viejo (Mercato Vecchio) ed il viaggio per coprire i 10 km che separano le due città dura circa mezz’ora per via delle soste intermedie.









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San Juan Chamula, celebrazione di San Mateo Martír |
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