Un safari in Africa era da sempre sulla lista dei miei desideri ma vuoi per un motivo, vuoi per un altro la mia scelta di viaggiare era caduta sempre su destinazioni differenti. Poi un giorno è arrivata la possibilità di accompagnare un tour di gruppo per Viaggigiovani.it, nello specifico il viaggio African Wonders. Sudafrica, Botswana e Zimbabwe in un solo colpo, per un tour carico di adrenalina, all’insegna dei grandi predatori. Così, per la prima volta, mi sono ritrovato in Sudafrica.
Da Johannesburg ci siamo spostati subito verso il primo parco nazionale. Il Pilanesberg National Park è probabilmente il più accessibile, data la condizione generale delle sue strade, situato in una zona di transizione straordinariamente ricca a livello ecologico, tra il Kalahari e il Lowveld, più precisamente nella regione di Bojanala.
La riserva si estende all’interno del cratere di un vulcano eruttato circa 1.300 milioni di anni fa, territorio, questo, abitato dall’età della pietra e del ferro come testimoniato da numerosi siti all’interno del parco. Prese il nome da un capo dell’etnia tswana che si chiamava “Pilane”. La parte settentrionale del Parco nazionale di Pilanesberg originariamente era proprietà della tribù Bakgatla-ba-Kgafela (nota anche come tribù Bakgatla). L’area meridionale, nel 1860, era invece di proprietà di agricoltori locali, responsabili dello sviluppo della diga di Mankwe, all’interno della riserva. Le loro fattorie furono acquistate dal governo durante gli anni ’60 sotto il regime dell’apartheid. Poi fu la tribù Bakubung a trasferirsi qui, proveniente dalla vicina città di Ventersdorp. La terra venne quindi inserita nel Bophuthatswana, un bantustan istituito dal governo sudafricano durante l’epoca dell’apartheid come riserva per l’etnia tswana. Fu il momento adatto per la reintroduzione della fauna selvatica nella zona e la conversione di Pilanesberg in una riserva. Le famiglie presenti furono trasferite in una nuova città ad est della nuova area protetta. Nel 1979 fu lanciata l’operazione Genesis, progettata per rafforzare la popolazione animale. Un’iniziativa che tra le altre cose prevedeva la costruzione di recinzioni e lo sviluppo di strade. Ma cosa più importante l’introduzione di 6.000 animali nell’area. Negli anni seguenti, l’operazione Genesis è stata ampliata. Oggi si possono contare oltre 7.000 animali, 360 specie di uccelli e oltre 200 chilometri di strade.
Cosa vedere
Paesaggio e formazioni rocciose attuali sono le testimonianze di quella eruzione che circa 1.300 milioni di anni stravolse il territorio.
Con una superficie di 550 km², il Pilanesberg National Park si configura come il quarto parco più grande del Sudafrica. Facilmente visitabile, la maggior parte delle strade di Pilanesberg è sterrata, ma in buone condizioni, utilizzabili da normali autovetture. Chi si spinge qui lo fa per ammirare i cosiddetti “big 5” (leone, leopardo, elefante, rinoceronte, bufalo). Non abbiamo avuto troppa fortuna ma non è stato difficile ammirare fauna locale, soprattutto nei pressi del Mankwe Dan, il più grande specchio d’acqua. Così, muovendoci sul nostro mezzo, ci siamo ritrovati a pochi passi da impala ed elefanti, i primi animali ad aver ammirato. Poi è arrivato il turno di ippopotami, zebre e rinoceronti.
Il Mankwe Dan è anche un rifugio per coloratissimi uccelli che affollano le sue rive: aquile urlatrici, martin pescatori e cormorani etc.. Un luogo ideale per praticare birdwatching, con centinaia di specie registrate, alcune migratorie, altre permanenti.
Dove dormire
Il Pilanesberg Nation Park offre un’ampia varietà di sistemazioni, alloggi che vanno dai resort, alle campeggio, dagli chalet nella savana agli hotel nella vicinanza della parco. Noi abbiamo dormito Valley View Guest House, una struttura piacevole e pulita il cui proprietario è di nazionalità italiana, nel centro abitato di Mogwase. La guest house dispone di differenti servizi: ristorante, piscina esterna, sala conferenza, wifi.
Altre foto:
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