Nel profondo dell’entroterra meridionale del Camerun, si possono trovare tratti di foreste inaccessibili, territorio vitale del gruppo etnico dei pigmei Baka. Essi sono gli abitanti originari della regione e custodi unici dei segreti di questa foresta primordiale. Tuttavia, oggi si trovano sempre più emarginati da una società che, in parte, li ha esclusi dal progresso e, in parte, loro stessi hanno scelto di rimanere fedeli al loro stile di vita ancestrale. Nonostante le sfide che affrontano, continuano a preservare la loro cultura tradizionale.
Partendo dalla capitale Yaoundé e attraversando la cittadina di Somalomo, principale centro di accesso alla Riserva, ho trascorso tre giorni con i pigmei Baka, nella foresta di Dja, polmone verde del Camerun, purtroppo a rischio. Sulla base della mia esperienza (grazie a Kanaga Africa Tours) vi racconterò qualcosa in più del popolo Pigmeo e della riserva faunistica di Dja.
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La Riserva faunistica di Dja
La Riserva faunistica di Dja è stata riconosciuta come riserva della biosfera nel 1981 e ha guadagnato il prestigioso status di Patrimonio dell’umanità UNESCO nel 1987.
Questa straordinaria foresta pluviale rappresenta uno dei gioielli più preziosi e conservati dell’Africa. L’ambiente è avvolto in gran parte dal maestoso fiume Dja, che funge da confine naturale, conferendo alla riserva un’aura di intatta bellezza. Questo luogo eccezionale è rinomato a livello mondiale per la sua biodiversità straordinaria, ed è un rifugio per un’ampia varietà di primati, simbolo della sua ricchezza naturalistica.
Flora e fauna della Riserva faunistica di Dja
La riserva si estende attraverso una lussureggiante foresta pluviale sempreverde del Congo, dominata dalla presenza maestosa della famiglia delle Sapotaceae. Tra le varietà più significative di questa famiglia vi sono l’Afrostyrax lepidophyllus, l’Anopyxis klaineana e l’Anthonotha ferruginea.
La riserva è un vero tesoro di biodiversità, che include paludi, antiche foreste secondarie che circondano i villaggi e la maestosità della foresta di Gilbertiodendron dewevrei. Tuttavia, è la straordinaria varietà e ricchezza delle orchidee che merita una menzione particolare.
Questo habitat unico ospita una vasta gamma di specie animali. Tra i mammiferi, si contano ben 109 specie diverse, mentre gli uccelli vantano la presenza di 360 specie e i pesci di 61 specie. Inoltre, la riserva ospita la più grande colonia al mondo di picatarte collogrigio. Tra i mammiferi di maggior rilievo presenti nella riserva, spiccano lo scimpanzé, il pangolino gigante, l’elefante, la guereza mantellata, il leopardo e il gorilla di pianura occidentale, che purtroppo si trovano a rischio di estinzione.
All’interno della Riserva della Biosfera di Dja
La Riserva della Biosfera di Dja, ospita una popolazione di circa 4.000 persone nell’area centrale e 40.000 persone nelle zone circostanti. Queste comunità comprendono diversi gruppi etnici, tra cui i Badjoué, i Boulou, i Fang, i Nzimé e due gruppi seminomadi, i Kakas e gli stessi pigmei Baka.
Territorio a rischio
La Riserva di Dja è diventata un luogo attraente per la caccia commerciale, poiché rifornisce di carne di selvaggina la capitale del Camerun. Questo ha posto notevoli pressioni sull’area. Inoltre, la riserva affronta ogni giorno sfide legate allo sfruttamento illegale del legname e all’aumento della popolazione che vive all’interno dell’area centrale, dove sono radicate attività tradizionali.
Chi sono i pigmei?
I pigmei africani si trovano in diversi gruppi etnici distribuiti in varie regioni, tra cui Ruanda, Burundi, Uganda, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica del Congo, Repubblica Centrafricana, Camerun, Guinea Equatoriale, Gabon, Angola, Botswana, Namibia, Madagascar e Zambia. Esistono almeno una dozzina di gruppi pigmei, talvolta non collegati tra loro. Tra i gruppi più noti si trovano i Mbenga (Aka e Baka) nel bacino occidentale del Congo, che parlano lingue bantu e ubanesi; i Mbuti (Efe, ecc.) nella foresta pluviale dell’Ituri, che parlano lingue bantu e sudaniche centrali; e i Twa dei Grandi Laghi africani, che parlano lingue bantu rundi e kiga.
La maggior parte delle comunità pigmee si dedica in parte alla caccia e alla raccolta di cibo selvatico, ma non esclusivamente. Commerciano con gli agricoltori vicini per ottenere alimenti coltivati e altri beni materiali. Nessun gruppo vive isolato nella profondità della foresta senza avere accesso ai prodotti agricoli. Si stima che tra 250.000 e 600.000 Pigmei vivano nella foresta pluviale del Congo. Tuttavia, non tutti i gruppi pigmei si trovano esclusivamente nella foresta, ad esempio i Twa possono vivere anche in zone paludose o desertiche.
I pigmei Baka
I Baka sono una comunità di cacciatori-raccoglitori che vive una vita seminomade. Con un’altezza media di 1,52 metri, i Baka spesso affrontano discriminazione ed emarginazione nella società. Sebbene siano presenti in diverse parti della foresta pluviale dell’Africa centrale, si concentrano principalmente in Camerun, dove la comunità Baka conta circa 30.000 individui.
Come già anticipato ho trascorso tre notti nel cuore della Riserva della Biosfera di Dja, a stretto contatto con i pigmei Baka. Ho dormito in tenda all’interno di un piccolo villaggio raggiungibile solamente a piedi, dopo un trekking di un paio d’ore nella foresta. Sebbene la mia visita fosse nella stagione secca ho diverse parti del sentiero coperte dal fango, frutto delle precipitazioni che cadono sempre più fuori stagione.
Tre giorni sono l’ideale per conoscere tradizioni e usanze dei Pigmei Baka. Da oltre 40.000 anni cercano di preservare il loro modo di vivere tradizionale: una vita in simbiosi con la foresta.
I pigmei Baka hanno il privilegio di praticare la caccia tradizionale all’interno della riserva, seguendo i loro metodi secolari. Le attività economiche principali nella zona includono anche l’agricoltura, la pesca, l’allevamento, l’estrazione mineraria e la raccolta di piante per uso domestico o farmaceutico.
La raccolta di cibo nella foresta pluviale è una delle attività più importanti per la sopravvivenza del gruppo. I prodotti raccolti, come igname selvatico, frutta e funghi, sono principalmente di origine vegetale, ma in alcune stagioni dell’anno è possibile trovare anche piccoli animali come termiti e bruchi.
Anche la pesca attraverso piccole dighe appositamente costruite è una tecnica di pesca ampiamente utilizzata dai Pigmei Baka, soprattutto durante le stagioni secche quando il livello dell’acqua è basso e i pesci possono essere trovati nel fango. Questa attività, prevalentemente svolta dalle donne, coinvolge spedizioni brevi verso i corsi d’acqua, organizzate in piccoli o grandi gruppi con un forte senso di cooperazione.
I prodotti raccolti vengono trasportati in ceste e gerle fino all’accampamento, dove vengono condivisi dalle famiglie secondo principi di reciprocità e mutuo aiuto. Il cibo viene consumato immediatamente o entro pochi giorni dalla raccolta, poiché non può essere conservato per lungo tempo.
I Baka vivono in capanne tradizionali, chiamate móngulu, case monofamiliari fatte di rami e foglie, costruite principalmente dalle donne. Dopo aver preparato una struttura emisferica con rami flessibili e sottili, vengono inserite grandi foglie di piante marantacee appena raccolte. A volte, per rendere la struttura più compatta e impermeabile, vengono aggiunti altri materiali vegetali alla cupola.
I Baka tradizionalmente hanno mantenuto una vita nomade, sebbene stiano sperimentando un processo di sedentarizzazione a causa di diversi fattori. Lo stile di vita dei Baka sta subendo dei cambiamenti, spesso in modo forzato. Le luci allettanti della città esercitano il loro richiamo. In un paese come il Camerun, con una ricca diversità di circa 220 gruppi etnici, la capitale, Yaoundé, offre promesse ai giovani delle diverse tribù. Inoltre le comunità Baka vedono il loro territorio ridotto, a causa di presunti interessi conservazionistici e industriali che ostacolano il loro stile di vita nomade. Uno di questi è la deforestazione massiccia, che priva queste popolazioni di risorse naturali (e simboliche) essenziali per la loro sopravvivenza biologica e culturale.
Oggi, lungo le principali piste della foresta pluviale e vicino ai villaggi bantu, i Baka hanno costruito accampamenti meno temporanei, che consistono spesso in capanne più grandi e solide rispetto alle tradizionali capanne móngulu degli accampamenti nella foresta. Queste nuove abitazioni hanno una struttura rettangolare e pareti fatte di fango, corteccia o foglie, e seguono in gran parte i modelli architettonici delle popolazioni sedentarie (Bantu) che vivono nelle stesse aree, ai margini della foresta pluviale.
Quello che un tempo era un rifugio sicuro nella foresta, ora si è trasformato in capanne ai margini delle strade, allontanandoli sempre più da ciò che conoscono.
Qualche curiosità sui pigmei Baka
La spiritualità dei Baka ruota attorno al culto dello spirito della foresta chiamato Jengi. Credono che Jengi sia onnipresente all’interno della foresta e abbia il potere di punire coloro che trasgrediscono le regole del suo dominio. Dopo una caccia di successo, i Baka celebrano Jengi con canti di gratitudine e danze in un rituale conosciuto come Luma. Questi rituali sono considerati essenziali per attirare l’attenzione di Jengi, poiché credono che egli si manifesti solo quando regna l’armonia all’interno del villaggio.
La morte è considerata una sventura per i Baka, poiché la interpretano come un segno di discordia spirituale. Quando si verifica la morte di un membro della comunità, ogni tribù è tenuta a pregare Jengi e a danzare intorno al corpo coperto di foglie e detriti per un’intera notte. Al termine di una lunga notte di danze, gli abitanti del villaggio si allontanano dal luogo, lasciando il cadavere alle spalle, e intraprendono un viaggio verso un nuovo luogo per sfuggire alla maledizione che pensano sia associata alla morte.
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