
Tra le tante etnie conosciute durante il mio viaggio nel nord del Camerun vi è anche quella dei Podoko, incontrata nel villaggio di Oudjila.
In questo post vi racconterò chi sono e come arrivare in questo pittoresco villaggio immerso tra le montagne.
Contenuti del post
Chi sono i Podoko
I Podoko rappresentano un gruppo etnico del settentrione del Camerun, inserito all’interno della cultura dei Kirdi. Essi sono prevalentemente concentrati nel distretto di Mora, all’interno del dipartimento di Mayo-Sava, nella regione dell’Estremo Nord. Nonostante ciò, l’influenza della modernità ha determinato la diffusione dei Podoko in diverse altre città del Camerun, tra cui Yaoundé, Douala, Ngaoundéré, Garoua, Bertoua, Maroua, Kousseri, e altre.
L’emigrazione verso queste città è spesso dettata dalla ricerca di opportunità lavorative in grado di migliorare il reddito, nonché dal desiderio di accedere a una migliore formazione. Il popolo Podoko assume diversi nomi, a seconda delle diverse lingue e delle comunità che interagiscono con esso. Nella lingua locale, le persone vengono chiamate Parkwa (parәkwa). Secondo gli studiosi Christian Seignobos e Henri Tourneux, vengono conosciuti anche come Parakwa, termine derivato da Parkwa, la trascrizione francese del nome nella lingua locale, oltre a essere indicati con altri nomi come Padogo, Padoko, Padokwa, e altri.

Oudjila, villaggio Podoko
Come arrivare ad Oudjila
Dalla cittadina di Mora, un tortuoso sentiero si apre tra le montagne, attraversando ruscelli che si prosciugano al di fuori della stagione delle piogge. Lungo questo percorso, si possono ammirare alcune tra le più spettacolari terrazze coltivate del Camerun, fino ad arrivare alla chefferie di Oudjilla, un insediamento centenario distante una decina di chilometri. Questo pittoresco villaggio Podoko rappresenta una tappa imperdibile nell’estremo nord del Paese, ed accoglie calorosamente i viaggiatori di passaggio grazie ad una vivace comunità desiderosa di accompagnare alla scoperta del saré del capo, eretto in cima a una collina.
Cosa vedere ad Oudjila
Nei pressi della piazza del mercato, si ergono maestose le tombe e le tradizionali abitazioni del villaggio. Si tratta di capanne rotonde, rivestite di intonaco di terra, disposte intorno ai granai, che fungono da depositi di cibo per le famiglie locali. Le capanne hanno tetti di paglia a forma conica, alcune delle quali espongono ceramiche di grande pregio.

Abbiamo visitato anche il mercato che offre un interessante spaccato di vita tradizionale con prodotti locali per l’alimentazione, vestiti colorati e anche qualche oggetto senza pretese (quasi sempre cineserie) per la vita di tutti i giorni. Gli abitanti del comprensorio di Oudjila e dei villaggi limitrofi arrivano qui ad approvvigionarsi. Il mercato si tiene ogni mercoledì.




Il saré del capo, risalente ad oltre 500 anni fa, è costruito in cima alla collina e protetto da un alto muro. All’interno della chefferie, un vero e proprio labirinto, svetta la capanna del capo, protetta da un muro, che racchiude il suo granaio, la sala del tribunale, la sala delle preghiere e il sacro recinto dei buoi, nonché l’area riservata alle sue mogli. Eh sì perché fino a qualche anno or sono, il leader locale viveva con i suoi figli e le sue ben 70 mogli.
La capanna della prima moglie è separata da quelle delle altre consorelle, ognuna delle quali dispone di una propria capanna, granai e cucina. Per preservare la privacy, le stanze delle donne non si affacciano verso l’esterno, ma sono rivolte verso l’interno del recinto.
La visita al saré dura circa un’ora e mezza, offrendo l’opportunità di assistere a coinvolgenti spettacoli di danze tradizionali.






Superstizioni e tradizioni di Oudjila
In questa regione si tramandano numerosi costumi e credenze popolari. Ad esempio, ogni anno un giovane bue viene condotto in una delle sacre stanze del capo, immergendolo nell’oscurità più completa. Quest’animale, considerato sacro, rimane confinato per un intero anno, privo della luce del sole, finché giunge il momento del sacrificio poco prima del raccolto, nel giorno solenne di Pokodo, con l’intento di assicurare prosperità al villaggio. Al termine del raccolto, un nuovo giovane bue prende il posto del precedente e così via, anno dopo anno.
Un’altra consuetudine radicata riguarda il destino del capo dopo la morte. Secondo l’usanza, il capo viene sepolto all’interno della sua abitazione. Solo una delle sue mogli è autorizzata a dormire nella stessa stanza in cui è avvenuta la sepoltura, a condizione che non abbia avuto figli. Se tutte le mogli del capo hanno dato alla luce dei figli, solo la madre del successore designato ha il privilegio di risiedere nella stanza funeraria. Queste antiche tradizioni costituiscono parte integrante della cultura e del patrimonio spirituale di questa comunità.
Nei dintorni di Oudjila: il villaggio di Koza
A una ventina di chilometri a nord di Mokolo, sulla pista poco battuta che porta a Mora, si trova il piccolo villaggio di Koza, una sorta di oasi verde in un ambiente roccioso e arido. Nelle vicinanze, le numerose capanne Matakam, riconoscibili per i loro tetti appuntiti, spiccano sulle colline. La costruzione di queste capanne è più opera di vasai straordinariamente abili che di architetti. Per costruirle, i Matakam usano acqua, pietre, steli di miglio, legno e soprattutto molta argilla.
A volte, diverse capanne sono raggruppate nello stesso luogo. Qui si possono vedere fabbri al lavoro o artigiani che modellano grandi giare di argilla per contenere la birra di miglio.





Viaggi di gruppo in Camerun dall’Italia
Chi mi conosce sa che da qualche anno ormai collaboro con il tour operator Kanaga Africa Tours.
Kanaga Africa Tours è un Tour Operator Italiano in Africa, che da oltre 10 anni propone un turismo sostenibile nei 54 stati africani, Camerun incluso.
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