Prima della partenza mi ero ripromesso di visitare qualche località lungo la catena del Medio Atlante ma i miei buoni propositi sembravano venuti meno dopo aver consultato alcune agenzia all’interno della medina di Fes. Non erano previste escursioni di gruppo, bensì private, e il costo per una o due persone era inevitabilmente alto. Poi Tarik, il proprietario del riad nel quale sto alloggiando, si è presentato nella mia stanza dicendo di essere riuscito ad organizzare un’uscita giornaliera proprio sul Medio Atlante con altri ospiti della struttura a venti euro a persona. Decido quindi di riservare il posto, oltre a me due coppie di ragazzi spagnoli e Kerj, una neozelandese insegnante d’inglese ad Angiers, in Francia. Alle sette e mezzo del mattino siamo tutti pronti all’esterno delle nostre abitazioni per un’ottima colazione a base di pancakes mentre il nostro autista è già fuori ad attenderci. Oggi è la giornata più fredda dall’inizio del viaggio e le previsioni meteo, soprattutto nella zona del Medio Atlante, minacciano pioggia. Usciti da Fes la strada comincia progressivamente a salire, il paesaggio cambia e il tempo diventa sempre più incerto. Nuvole grigie preannunciano improvvisi scrosci di pioggia anche se in rari momenti un pallidissimo sole fa capolino. La carreggiata è a tratti bagnata segno che qualche goccia di pioggia è già caduta. Nei pressi di Immouzer il paesaggio è radicalmente cambiato ed ora andiamo attraversando rigogliosi boschi di sugheri. Un’insegna ad arco ci dà il benvenuto nel Parco Nazionale di Ifrane, qualche chilometro più in là ci fermiamo per osservare il lago di acqua dolce di Dayet Aoua. Non mi aspettavo tutto questo freddo ai primi di giugno, siamo passati dai 38°C di qualche giorno prima a Fes, ai 15°C di oggi. Ci fermiamo sulla riva del lago per scattare qualche foto. Vicino a noi alcuni ragazzi provano inutilmente a venderci un turistico giro in cavallo nei dintorni.
Dayet Aoua |
Riprendiamo la marcia per fermarci a pochi chilometri da Ifrane in una zona dal verde rigoglioso con limpidi torrenti e alcune cascatelle più o meno grandi. Le famiglie del posto usano venire qui per fare pic-nic ma la giornata di oggi è troppo fredda. A poca distanza da noi una gara di pesca a mosca attrae molte più persone. Ifrane non sembra una città marocchina, le sue abitazioni basse e con tetti a spiovente e le aiuole dal verde curato danno l’impressione di essere più sulle Alpi che sul Medio Atlante. Ifrane deve essere la Cortina d’Ampezzo del Marocco e in giro si vedono tanti suv e auto di lusso. In realtà non c’è molto da vedere, eccezion fatta per la roccia del leone, la scultura simbolo della città, ricordo dei leoni che un tempo popolavano queste montagne. Per questo preferiamo rifugiarci in un cafè mentre all’esterno le strade sono momentaneamente chiuse in quanto proprio in questi giorni si stanno svolgendo i campionati nazionali di ciclismo.
Cascata alle porte di Ifrane |
Ifrane, abitazione tradizionale |
Ifrane, roccia del leone |
Ci mettiamo nuovamente in viaggio, il sole, seppur tiepido, sembra aver avuto la meglio sulla pioggia. Sostiamo pochi minuti ad un punto panoramico accanto ad alcuni chioschi che vendono pietre e fossili della zona, prima di imboccare sulla sinistra all’incrocio Moudmane la Route des Cèdres, lunga 35 km. Inoltrandoci tra le foreste la percorriamo per un breve tratto fino ad arrivare uno spiazzo con un altissimo cedro secco e tante bancarelle. Il cedro secco si chiama, o meglio si chiamava, Cèdre Gouraud. Alto 40 metri, ha cessato di vivere dopo ben nove secoli.
Punto panoramico nei pressi della Route des Cèdres |
Cèdre Gouraud |
Le foreste circostanti offrono un comodo riparo per i branchi di bertucce che popolano queste zone. La specie che popola queste zone è stata considerata in via d’estinzione dall’International Union Conservation of Nature ed è quella delle bertucce dei boschi (Macaca Sylvanus). Le simpatiche scimmie si sono ormai abituate ai turisti e gironzolano in totale libertà nell’area pic nic alla ricerca di cibo facendosi avvicinare e immortalare. Anche qui ragazzi in cavallo attendono gli stranieri per offrire un giro in cavallo all’interno della foresta.
Bertucce nei pressi del Cèdre Gouraud |
Azrou è l’ultima tappa di giornata dove è previsto il pranzo di giornata. Il mio consiglio è quello di evitare il ristorante convenzionato con l’agenzia, il prezzo è davvero troppo alto per gli standard marocchini. Alla fine mi accontento di un piatto con carne macinata (poca) alla brace accompagnata da riso, patatine e insalata. Prima di ripartire abbiamo tempo per visitare la cittadina, la cui caratteristica distintiva è la grande roccia, “azrou“, all’estremità occidentale dell’abitato. Poco distante dalla roccia sorge uno degli edifici più imponenti, la Grande Moschea adiacente alla piazza principale, Place Mohammed V.
Azrou, pranzo |
Azrou |
Azrou, Grande Moschea |
Passeggiamo tra le viuzze del centro osservando le colorate bancarelle dei negozi con prodotti agricoli e spezie fino ad arrivare al vicino centro artigianale. Quasi tutti i negozi d’artigianato locale sono chiusi ma oggi è in programma una recita organizzata dalla scuola elementare della città. Un festoso gruppo di bambini vestiti e truccati sono in arrivo accompagnati dalle loro madri. Non abbiamo tempo di fermarci, è già ora di fare ritorno a Fes per trascorrere quella che sarà l’ultima serata in terra marocchina, un viaggio inaspettato che mi ha regalato nuovi amici e soprattutto mi ha dato l’opportunità di conoscere meglio la cultura marocchina, meglio di quanto l’abbia fatto la prima volta tra Marrakech e il sud del Paese.
Azrou, passeggiando tra le vie del centro |
Unknown dice
Bellissimo reportage!
Manuel Santoro dice
Grazie Samia 🙂