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Potosì. Ai piedi del Cerro Rico

Maggio 8, 2019 · Manuel Santoro · Lascia un commento

Potosí al tramonto
Ricordo bene quando qualche anno fa, parlando con un altro viaggiatore, mi era stato detto che Potosí rappresentava la delusione più grande nel suo viaggio in Bolivia. Forse è proprio tale conversazione a spingermi di partire alla volta di questa città senza troppe aspettative. A modo mio dovrei ringraziare quel turista: Potosí l’ho vissuta, anche se solo per un giorno pieno, e l’ho apprezzata, alla grande. Potosí si è rivelata una delle destinazioni che più mi sono piaciute durante tutto il mio ultimo progetto in Sud America.
Viaggiando da soli si ha la possibilità di fare incontri, di conoscere nuove persone. Ebbene nell’ufficio informazioni turistiche situato sotto la Torre de la Compañía de Jesus mi sono imbattuto con Sebastian, un ragazzo argentino anch’egli in visita della città per una sola giornata. É bastato poco per decidere di condividere gran parte della giornata insieme. 
A prima vista è difficile immaginare Potosí come una città ricca. I suoi edifici coloniali mostrano un fascino alquanto decadente, ben lontano dallo splendore di un tempo. Eppure la ricca storia si riflette in strade acciottolate, in dimore coloniali e in numerose chiese, che hanno permesso all’UNESCO di dichiararla Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Questa località venne fondata nel 1545, in seguito alla scoperta dei ricchissimi giacimenti d’argento nel Cerro Rico, la montagna che sovrasta la città. Si scavarono miniere, con capacità di produzione pari a 60.000 tonnellate di argento. Nei lavori vennero impiegati indigeni nativi e schiavi africani che vennero impiegati in condizioni disumane. Moltissimi morirono per incidenti e silicosi. Potosí divenne ben presto una delle città più ricche e più grandi delle Americhe.
La sete di argento, con il passare dei secoli, fu accompagnata anche dall’esaurimento delle risorse. Potosí si ritrovò ad affrontare un declino repentino e la povertà. Solo recentemente l’economia della città si è risollevata a causa della richiesta di stagno e gli scavi vanno avanti all’interno del Cerro Rico.

Potosí, Cerro Rico
Potosí, Cerro Rico

Il viaggio in autobus da Sucre a Potosí

La città di Sucre ha rappresentato la tappa precedente a Potosí nel mio itinerario in Bolivia. Lo spostamento l’ho effettuato in autobus, un viaggio relativamente corto di circa 3 ore. A Sucre nuvole basse ed una forte pioggia mi hanno dato il buongiorno. In taxi ho raggiunto il terminal cittadino, giusto in tempo per prendere un mezzo in partenza. Oltre a me nessun turista. Una volta in marcia ci siamo fermati dopo pochi chilometri nei pressi di una piazza. Qui ho assistito ad una scena che difficilmente dimenticherò. La mia attenzione è stata attirata da una coppia di mendicanti che ha allestito il proprio rifugio di cartoni bagnati sotto un albero. Volti scavati e arsi dal sole. Qualcuno dalla porta dell’autobus deve aver regalato all’uomo una banconota di 10 Bob (pari circa a 1,50 €). Il viso è cambiato repentinamente, sembrava la felicità in persona e l’uomo ha cominciato a ridere e baciare più volte il pezzo di carta. Volevo dargli qualcosa anche io ma l’autobus si stava muovendo quando ho osservato la scena. Fuori Sucre i torrenti erano invasi dai rifiuti, qui si scarica direttamente nei corsi d’acqua. Plastica ovunque, soprattutto a bordo strada. Man mano che si saliva le montagne diventavano più aride e un corso d’acqua completamente asciutto faceva la sua comparsa tra i pendii rocciosi. Il color ocra è stata una costante nel paesaggio. Lungo il percorso ho visto anche un ciclista europeo fermo a bordo strada riposandosi su una roccia in vista della lunga salita. La pioggia aveva cessato di cadere, nonostante ciò il cielo minacciava sempre la pioggia con le nubi a coprire le vette più alte. Con il passare dei chilometri sono comparse alcune sporadiche abitazioni in terra. Un passo di montagna ha anticipato un inaspettato altopiano con campi coltivati. Terra marrone e giallo della rada vegetazione davano vita ad un gioco di contrasti. Su tutto l’altopiano si sono susseguite tante ed isolate abitazioni poi dopo il paesino di Ckonopaya sono cominciati i centri abitati. Da questo punto in poi il terreno diveniva meno uniforme e piccoli canyon rossastri si potevano ammirare dalla strada. Nel frattempo le montagne apparivano più rocciose e sembravano quasi riflettere il pallido sole che cominciava a farsi largo tra le nubi. Le case erano realizzate in mattoni rossi, un po’ come il terreno. A bordo strada invece si ricorrevano croci a ricordare tragici incidenti e spesso la via incrociava binari abbandonati, testimonianze di vecchie linee ferroviarie. Anche alle porte di Potosí sono apparse discariche a cielo aperto con montagne di rifiuti nei valloni. Potosí è apparsa all’orizzonte, con abitazioni disordinate ai piedi del Cerro Rico. Il nuovo terminal degli autobus si trova a nord-est della città ed è raggiungibile in 20-30 minuti in minibus dal centro città o in taxi. Il vecchio terminal invece è ancora utilizzato per gli autobus diretti ad Uyuni ed i taxi condivisi.
Potosí, tra le vie del centro
Potosí, tra le vie del centro

Cosa vedere a Potosí

La mia esperienza in viaggio mi porta a visitare le città quasi esclusivamente a piedi. Accompagnato da Sebastian ho conosciuto la città camminando. Ad eccezione dei primi momenti a Potosí, dove ho accusato una maggiore fatica, non ho avuto particolari problemi in fatto di acclimatamento ma il mio consiglio è quello di prendersi del tempo per abituarsi ad una delle città più alte al mondo. Potosì si trova infatti ad un’altitudine di 4070 metri sul livello del mare. 
Con poco tempo a disposizione non ho partecipato al tour all’interno della Casa Nacional de Moneda, l’ex zecca reale che attualmente ospita uno dei migliori musei del Sud America. Il museo accoglie una collezione di arte religiosa, contemporanea e artefatti al tempo della zecca. La visita qui avviene esclusivamente in forma guidata e richiede dalle due alle tre ore. Mi sono limitato ad osservare il Convento di Santa Teresa dove anche qui è possibile partecipare a visite guidate in grado di offrire una spiegazione esaustiva della vita e del lavoro delle monache carmelitane all’interno del loro monastero.
Potosí, Casa Nacional de Moneda
Potosí, Casa Nacional de Moneda
Ho preferito invece muovermi tra le strette (e forse un po’ troppo inquinate) vie della città ammirando dall’esterno le dimore coloniali e le chiese. La Cattedrale mostra uno dei migliori esempi di architettura neoclassica in Bolivia e ciò che è possibile osservare oggi è frutto di una ricostruzione in seguito ad un crollo avvenuto agli inizi del XIX secolo. Sarei voluto salire sui tetti del Convento di San Francisco ma la sfortuna ha voluto che fosse chiuso per la festa delle donne. Ecco perché per ammirare la città dall’alto ho optato per un altro punto panoramico, la Torre de la Compañía de Jesus. Qui mi sono recato per ben due volte, una durante la giornata, l’altra al calar del sole, per osservare uno dei tramonti più belli della mia vita. Il cielo sopra Potosí e il Cerro Rico si è in breve colorato di sfumature rossastre e arancioni mentre la città era illuminata da fiochi lampioni.
Potosí, tramonto dalla Torre de la Compañía de Jesus
Potosí, tramonto dalla Torre de la Compañía de Jesus
Appena prima le tappe erano state il mercato, dove è possibile consumare i pasti più economici, la serpeggiante Calle Quijarro e, missione fallita, il mirador del Restaurante mirador giratorio Pari Orcko (attualmente chiuso). Nelle vicinanze di quest’ultimo alcuni cani randagi hanno provato ad attaccarci ed abbiamo preferito allontanarci.
Tra le altre chiese di Potosí sono da segnalare l’Iglesia de San Martin, un edificio anonimo del 1600 ma con interni particolarmente ricchi di opere d’arte, la Capilla de Nuestra Señora de Jerusalén, con la sua pala d’altare riccamente decorata, l’Iglesia de San Lorenzo de Carangas, con il suo portale in stile barocco, e l’Iglesia de la Merced.
Tra gli edifici storici meritano invece un cenno gli Arcos de Cobija (Archi di Cobija), il vecchio municipio (El Cabildo) e la Casa de las Tres Portadas.
Si dice che una visita a Potosí non sia completa senza un tour ad una delle miniere cooperative. Io sinceramente non sono d’accordo nel fare turismo in un posto dove le condizioni lavorative sono ancora terribili. Molti dei minatori muoiono di silicosi sulla quarantina.
Potosí, Plaza 10 de Noviembre
Potosí, Plaza 10 de Noviembre

Dove (non) dormire a Potosí

Una volta arrivato a Potosì ho scelto questa struttura al momento, dopo aver consultato diverse alternative sul web. Le camere erano disponibili ed io ne ho optato per una con bagno esterno condiviso. La decisione di prendere questo ostello è stata dettata soprattutto per la sua vicinanza al centro della città, l’hostal La Realeza si trova infatti in Calle Ayacucho #15, proprio accanto alla Casa Nacional de Moneda. Eccezion fatta per l’ubicazione non ci sono grandi motivi per scegliere questa struttura. Il prezzo per una notte, 70 BOB, è relativamente basso ma con una spesa simile è possibile scegliere altri alloggi nel centro ed anche con bagno privato. La stanza a me assegnata era semplice, con una stufa elettrica a riscaldare l’ambiente. Peccato non abbia potuto accenderla durante la notte per la troppa luce che emanava. Il bagno, condiviso con altri ospiti, era sporco e freddo. Meglio spendere qualche soldo in più per una soluzione più dignitosa. Wifi disponibile gratuitamente e la colazione, non abbondante, inclusa nel prezzo.
Prenota il tuo hotel a Potosí
Potosí, hostal La Realeza
Potosí, hostal La Realeza
Potosí, pranzo al mercato
Potosí, pranzo al mercato
Potosí, Cerro Rico
Potosí, Cerro Rico
Potosí, Casa Nacional de Moneda
Potosí, Casa Nacional de Moneda
Potosí, Colegio Santa Rosa
Potosí, Colegio Santa Rosa
Potosí, Convento di Santa Teresa
Potosí, Convento di Santa Teresa
Potosí, nel centro
Potosí, nel centro
Potosí, murales minatori
Potosí, murales minatori
Potosí, tra le vie del centro
Potosí, tra le vie del centro
Potosí, Convento de San Francisco
Potosí, Convento de San Francisco
Potosí, vista panoramica
Potosí, vista panoramica
Potosí, Arco de Cobija
Potosí, Arco de Cobija
Potosí, con Sebastian
Potosí, con Sebastian
Potosí, tramonto
Potosí, tramonto
Potosí, tramonto dalla Torre de la Compañía de Jesus
Potosí, tramonto dalla Torre de la Compañía de Jesus

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📍 Ameln Valley 🇲🇦 Il villaggio di Tazoul 📍 Ameln Valley 🇲🇦

Il villaggio di Tazoulte ha un antico cimitero ebraico che può essere di interesse storico. Sebbene la comunità ebraica abbia lasciato la zona alcuni anni fa, gran parte dell'argenteria della regione reca incisi simboli ebraici, in quanto gli ebrei erano tradizionalmente gli argentieri della regione (Souss Massa | Marocco) 🏘

The village of Tazoulte has an ancient Jewish cemetery that may be of historical interest. Although the Jewish community left the area some years ago, much of the silverware in the region is engraved with Jewish symbols, as Jews were traditionally the silversmiths of the region (Souss Massa | Morocco) 🏘

El pueblo de Tazoulte posee un antiguo cementerio judío que puede tener interés histórico. Aunque la comunidad judía abandonó la zona hace algunos años, gran parte de la platería de la región está grabada con símbolos judíos, ya que los judíos eran tradicionalmente los plateros de la región (Souss Massa | Marruecos) 🏘

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📍 Ameln Valley 🇲🇦

Partendo da Tafraout è possibile visitare numerosi villaggi incastonati nella Ameln Valley. Tagdicht è il più elevato ed anche il più difficile da raggiungere. Vi è una sola strada, stretta, tortuosa, che si inerpica tra le montagne senza alcuna protezione (Souss Massa | Marocco) 🏘

Starting from Tafraout, it is possible to visit numerous villages nestled in the Ameln Valley. Tagdicht is the highest and also the most difficult to reach. There is only one road, narrow, winding, that climbs through the mountains without any protection (Souss Massa | Morocco) 🏘

Partiendo de Tafraout, es posible visitar numerosos pueblos enclavados en el valle del Ameln. Tagdicht es el más alto y también el más difícil de alcanzar. Sólo hay una carretera, estrecha y sinuosa, que sube por las montañas sin ninguna protección (Souss Massa | Marruecos) 🏘

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📍 Aït Mansour Gorge Pt. 2 🇲🇦 Delle Gole 📍 Aït Mansour Gorge Pt. 2 🇲🇦

Delle Gole di Aït Mansour tutti me ne avevano parlato bene ma i suoi paesaggi sono andati oltre le aspettative. Ho apprezzato il fatto che quest'oasi sia poco turistica e forse anche più bella di altre zone del Marocco, molto più conosciute. Qui ho trascorso un'intera giornata ma spero di ritornarci un giorno, c'è tanto altro ancora da vedere (Souss Massa | Marocco) 🌴

Everyone had told me good things about the Aït Mansour Gorges, but its landscapes went beyond expectations. I appreciated the fact that this oasis is not very touristy and perhaps even more beautiful than other, much better known areas of Morocco. I spent a whole day here but I hope to return one day, there is so much more to see (Souss Massa | Morocco) 🌴

Much gente me había hablado bien de las gargantas de Aït Mansour, pero sus paisajes superaron las expectativas. Aprecié el hecho de que este oasis no sea muy turístico y quizás incluso más bello que otras zonas mucho más conocidas de Marruecos. Pasé aquí un día entero, pero espero volver algún día, hay mucho más que ver (Souss Massa | Marruecos) 🌴

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📍 Aït Mansour Gorge Pt. 1 🇲🇦 Il tratto 📍 Aït Mansour Gorge Pt. 1 🇲🇦

Il tratto di strada all'interno delle gole di Aït Mansour è stato probabilmente il più bello di tutto il viaggio On the road in Marocco: un rigoglioso palmeto da attraversare, antichi villaggi di terra in rovina e una sosta, a sorpresa, in un basico café dove l'ospitale Omar ci ha accolti per servirci il suo piatto forte, una omelette berbera (Souss Massa | Marocco) 🌴

The stretch of road inside the Aït Mansour gorges was probably the most beautiful of the entire Moroccan On the Road trip: a lush palm grove to cross, ancient ruined earthen villages and a surprise stop at a basic café where the hospitable Omar welcomed us to serve his signature dish, a Berber omelette (Souss Massa | Morocco) 🌴

El tramo de carretera dentro de las gargantas de Aït Mansour fue probablemente el más bonito de todo el viaje marroquí On the Road: un frondoso palmeral que atravesar, antiguos pueblos de tierra en ruinas y una parada sorpresa en un café básico donde el hospitalario Omar nos recibió para servirnos su plato estrella, una tortilla bereber (Souss Massa | Marruecos) 🌴

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