Una delle esperienze più surreali durante il mio ultimo viaggio nel nord del Camerun è stata quella vissuta in alcuni villaggi Koma, un’etnia che vive isolata sui monti Atlantika: due notti in tenda in un luogo raggiungibile solamente con un trekking tra le montagne al confine con la Nigeria.
Vi parlerò dei Koma e vi racconterò dove sono stanziati attualmente.
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I monti Atlantika (o Alantika)
All’orizzonte i Monti Atlantika sembrano disegnare una corona preziosa al confine tra Nigeria e Camerun. Questi maestosi rilievi si estendono a sud-est di Yola, la capitale dello Stato di Adamawa in Nigeria, e convergono dolcemente a sud-ovest dei Monti Mandara.
Attraversando le regioni del Nord Camerun, i Monti Atlantika si alzano maestosi al nord dell’altopiano di Adamawa, con l’aura protettiva del Parco Nazionale di Faro, a ovest, in Camerun. Il massiccio tocca i 1.300 metri lungo il corso del fiume Faro.
Quella dei Monti Atlantika, e della vicina Valle del Faro, è una delle regioni più affascinanti e culturalmente ricche del Camerun.
I Monti Atlantika racchiudono un significato profondo nel loro nome: “Allah non è ancora arrivato” in lingua kanuri. Questa espressione riflette la radicata fede delle tribù Koma, che popolano le vette dei Monti Atlantika, nel loro animismo e nelle tradizioni ancestrali, nonostante le influenze islamiche permeino la vicina Valle del Faro.
Nel mosaico di confini e identità, il lato camerunese rivela un’ulteriore divisione: i Koma Kadam a est e i Koma Kompana a ovest. Un dipinto di territori controllati dal Lamido o Emiro di Wangay a est, e il Lamido di Nassarao, a ovest, entrambi devoti alla religione islamica. In queste terre anche i missionari cristiani hanno lasciato la loro impronta, costruendo missioni tra i Monti Alantika. Un tocco di fede che si mescola con le tradizioni antiche, colorando con sfumature nuove il tessuto dell’identità Koma.
Per chiunque si avventuri in queste zone, la cittadina, o meglio il villaggio di riferimento è quello di Wangai, un avamposto che può contare poco più di 1000 abitanti. Le strade sono sterrate ed è già di per sé un’avventura arrivare fin qui. Da Wangai basta camminare poche ore per raggiungere i primi villaggi di etnia Koma.
I Koma
I monti Atlantika nascondono un intreccio di villaggi Koma, ben ventuno lungo il versante del Camerun, diciassette oltre il confine nigeriano. Numeri, questi, che celano un arcobaleno di identità e culture per un popolo che si divide in tre gruppi principali: Beiya e Damti, custodi delle colline, e i Vomni, anime delle pianure vicine.
I Koma vivono nelle vicinanze di altri gruppi etnici, come i Verre, i Bata, i Fulani, gli Hausa e i Chamba, spostati nel corso degli anni dalle loro terre d’origine.
Radicati nelle loro terre da secoli, i Koma hanno sfidato le correnti dell’islamizzazione, aggrappandosi alle vette per proteggere le loro tradizioni e il richiamo antico della loro fede. Tuttavia, questa scelta li ha sottoposti a una sorta di esilio sociale, considerati inferiori dai vari gruppi etnici che animano le pianure circostanti.
I Koma parlano una propria lingua appartenente alla famiglia linguistica Niger-Congo nota come Koma, con oltre 60.000 parlanti.
L’organizzazione sociale
Per motivi tanto evidenti che non possono essere ignorati (molti li ritroverete nelle informazioni qui sotto), il popolo Koma è stato descritto da alcuni come un custode dell’antichità. Altri, nelle loro osservazioni, li hanno etichettati come detentori delle radici più primitive. Tuttavia, con risolutezza, il popolo Koma ha scelto di mantenersi al margine dell’avanzare della civiltà.
Le storie dei Koma, un tempo pastori e oggi agricoltori e raccoglitori, si intrecciano con il suolo e il cielo delle montagne. Tra le radici di questa terra, il miglio, il mais e le arachidi diventano i simboli dell’agricoltura in montagna. E qui, nella società Koma, le donne, dotate di una forza economica singolare, detengono le redini dell’accesso, del controllo e dell’uso delle risorse. Il granario è il loro regno, la loro eredità.
L’occupazione predominante degli abitanti delle colline Koma ruota attorno all’agricoltura, alla caccia e alla raccolta. Ad eccezione della caccia, sia uomini che donne sono coinvolti nella coltivazione, nella cura dei campi e nella raccolta.
Un contributo di manodopera proviene dall’organizzazione di gruppi di lavoro basati sulla reciprocità e sulle restituzioni equilibrate. Questi gruppi si formano tra luglio e settembre quando la manodopera domestica diventa insufficiente.
Conoscenti e parenti costituiscono il nucleo di questi gruppi. Il numero di lavoratori che un uomo e la sua moglie possono reclutare dipende dal numero di impegni volontari onorati in passato e dalla loro rete generale di relazioni sociali. Il costo dell’impegno include i pasti preparati dalle donne e la fornitura di bevande da parte degli uomini. Durante le pause dal lavoro, uomini e donne, mariti e mogli si siedono in cerchio, mangiando insieme, condividendo fumo di tabacco e bevendo dalla stessa tazza.
Le donne non sono generalmente separate dagli uomini, a differenza di quanto avviene tra gli Higi e nella maggior parte delle comunità islamizzate delle pianure vicine, dove le donne sono sottoposte al purdah.
I koma vivono nei sarè (in lingua fulbe letteralmente “famiglia”), capanne dalla forma cilindrica costruite in banco e coperte da tetti di paglia o vimini.
Economia
Tra gli abitanti delle colline Koma, prevale un’economia morale basata sulla condivisione, la reciprocità e lo scambio diretto tra vicini, parenti e fratelli. L’uso moderno del denaro è limitato alle transazioni tra le colline e la pianura.
La famiglia nucleare, composta da un marito, una o più mogli e figli adulti, costituisce la principale forza lavoro nell’ambito agricolo. Mentre i figli e le figlie più giovani si prendono cura dei bambini a casa, i genitori si recano nelle valli e nelle pianure per coltivare e curare la terra.
Le donne spesso gestiscono aziende agricole separate da quelle degli uomini. Tuttavia, in momenti opportuni, collaborano in modo reciprocamente vantaggioso per sostenere gli sforzi agricoli l’uno dell’altro.
I mercati non fanno parte della vita sociale delle colline, ma sono una realtà nelle pianure, dove i Koma intrattengono scambi commerciali con i Fulani, i Bata, i Chamba e altre tribù. Da questi incontri, gli abitanti delle colline acquisiscono i pochi indumenti che vengono indossati durante le cerimonie formali. Si procurano anche elementi come il sale, le pentole smaltate e gli strumenti agricoli come zappe e coltelli.
Le donne Koma spesso scendono dalle colline per vendere i loro raccolti di mais, tabacco e miglio. Utilizzano i proventi per effettuare acquisti necessari. Una quantità significativa di birra, prodotta da uomini e donne, viene trasportata in ceste lunghe fino ai mercati delle pianure per essere venduta o consumata sul posto.
Di conseguenza, il mercato funge da spazio sociale per l’interazione. Gli abitanti delle colline Koma e i contadini migranti delle pianure si riuniscono in gruppi dopo le vendite giornaliere, condividendo momenti di conversazione, chiacchiere e scambio di opinioni. Questi momenti rivelano momentaneamente un’assenza di senso di inferiorità nei confronti dei vicini Fulani, Chamba e Bata, che indossano abiti più elaborati.
Abbigliamento
Mentre gli uomini indossano abiti essenziali, le donne avvolgono intorno alla vita foglie fresche e, ancor oggi, mantengono la tradizione della nudità. Il popolo Koma conserva ancora alcune consuetudini ancestrali, poiché all’interno di questa tribù di montagna persistono individui audaci che si muovono nudi o quasi alla luce del sole.
Tuttavia la globalizzazione è arrivata anche qui: i giovani nelle aree reinsediate preferiscono indossare indumenti più contemporanei. Nonostante ciò, una significativa percentuale di individui continua ad indossare gli abiti tradizionali.
Aspetti culturali e credenze
I Koma in generale mantengono saldo il legame con la loro eredità culturale. Per preparare i cibi, continuano a utilizzare il sale tradizionale (mangul), ottenuto dalle colline circostanti. L’accensione del fuoco non avviene tramite fiammiferi, bensì sfregando pietre tra loro.
In aggiunta, si avvalgono di un olio speciale prodotto tramite metodi naturali e includono cibi che risultano insoliti per altri gruppi etnici all’interno dello Stato.
Le donne Koma non si separano mai dalle caratteristiche counché, pipe a cui sono sempre molto affezionate.
Tra i Koma delle colline, così come tra i loro concittadini delle pianure, il matrimonio assume caratteristiche endogamiche e poligame. Inoltre, è rilevante la pratica del matrimonio levirato. Questi elementi contribuiscono a preservare le loro identità culturali ed etniche di fronte alle dinamiche storiche e attuali. Si stima che tra i 10 e i 14 anni, sia maschi che femmine siano soggetti a rituali di pubertà che prevedono la circoncisione per i ragazzi e l’estrazione dei denti per le ragazze. Questi rituali costituiscono prerequisiti per l’ingaggio matrimoniale. Inoltre, sono segni visibili di maturità.
Le cerimonie di iniziazione vengono organizzate a livello di gruppo e villaggio (tipicamente dopo la stagione del raccolto, tra ottobre e gennaio) e sono supervisionate da figure rituali note come Kene-Mari.
Ciascun villaggio e famiglia possiede il proprio Ken, un luogo sacro guidato dai Kene-Mari, coadiuvati da profeti maschili noti come Kpani.
Ai Kene i Koma si rivolgono per conseguire i desideri umani all’interno del costante ciclo delle volontà divine, per ottenere salute, vitalità e fertilità.
All’interno delle credenze del popolo Koma emerge la fede in un essere supremo, che assume differenti nomi come Zum o Nu. Questi termini sono altresì associati al sole. Inoltre, i vicini Chamba impiegano la stessa parola “Su” sia per il sole che per l’Onnipotente.
Un altro aspetto affascinante della cultura Koma è la pratica dell’eredità di tipo materno, conforme alle loro tradizioni. In caso di decesso di una donna, le sue figlie ereditano il suo bestiame, le terre coltivate, gli utensili domestici come oggetti per la decorazione corporea, perline, pigmenti e zappe ornamentali. Gli alimenti derivati da noci vengono considerati di proprietà esclusiva della donna, mentre archi e frecce passano al primogenito del maschio defunto.
Purtroppo, si tramanda che il parto gemellare sia stato stigmatizzato come un evento nefasto e i gemelli vengano considerati come portatori di cattivo auspicio. Fino a poco tempo fa, i bambini nati da parti multipli venivano persino sepolti vivi assieme alle madri che avevano avuto la “sfortuna” di dare alla luce due gemelli.
Le loro radicate consuetudini sono oggi afflitte da minacce considerevoli, tra cui l’influenza crescente dell’Islam e del luteranesimo sulla loro religione, nonché l’intrusione inesorabile del capitalismo con i suoi valori e le sue dottrine. Le imponenti catene montuose che li circondano si ergono come una barriera naturale, ostacolando l’influsso di altri sistemi di credenze e modi di vita. Questo scenario si traduce nell’attuale freno all’espansione del mondo occidentale nella loro realtà.
Viaggi di gruppo in Camerun dall’Italia
Da qualche anno collaboro con il tour operator Kanaga Africa Tours.
Kanaga Africa Tours è un Tour Operator Italiano in Africa, che da oltre 10 anni propone un turismo sostenibile nei 54 stati africani, Camerun incluso.
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