
Situato a un’altitudine di 3.100 metri, Shimshal rappresenta l’insediamento più elevato nella regione settentrionale dell’Hunza, in Pakistan, fungendo anche da ultimo villaggio prima del confine cinese. Accessibile attraverso un’unica strada rocciosa e tortuosa incisa tra le montagne di Distegill Sar e Karun Kuh, la celebre Shimshal Valley Road è ritenuta una delle vie più pericolose al mondo.
Questa strada, completata nel 2003 dopo 18 anni di lavori, segue la gola del fiume Shimshal, caratterizzandosi per la mancanza di guardrail lungo un pendio a dir poco ripido. È una deviazione dalla Karakoram Highway e può essere percorsa solo con veicoli a quattro ruote motrici, o per i più audaci, in moto o in bicicletta.
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Shimshal Valley Road, una delle strade più pericolose al mondo
La strada che conduce a Shimshal comincia nel villaggio di Passu da una deviazione lungo la Karakoram Highway e si estende per 56 km. Il percorso segue le imponenti gole del fiume Shimshal, un canyon mastodontico che si eleva a oltre 2000 m di altezza, sfidando le avversità dell’altitudine e del terreno accidentato.
Fino all’ottobre 2003 Shimshal è risultata inaccessibile ai veicoli a motore fino a quando è stata ultimata la costruzione di questa via. L’opera, iniziata nel 1985, ha impiegato ben 18 anni prima di vedere la luce. Prima della realizzazione di questa strada non asfaltata adatta ai fuoristrada, la traversata verso Shimshal richiedeva l’attraversamento di tre alti passi, ciascuno intorno ai 5000 m, in un viaggio di tre giorni a dir poco faticoso e pericoloso.
Oggi la ripida pendenza della strada richiede l’uso di veicoli 4×4 e la competenza di un guidatore esperto. Viaggiare su questa strada in condizioni meteorologiche avverse è sconsigliato, poiché la neve la copre per diversi mesi all’anno.









La strada segue un percorso avvincente, con metà del tragitto situata su una sporgenza artificiale a centinaia di metri sopra il fiume, lungo il lato quasi verticale della gola. Durante il tragitto, è necessario attraversare alcuni ponti di legno scricchiolanti. Ingredienti che ne fanno una delle strade più pericolose del Pakistan e del mondo intero. Di certo non per i deboli di cuore ma il paesaggio a queste latitudini è straordinario.
Gli autisti locali, incaricati di spostare quotidianamente passeggeri e merci da Passu a Shimshal su questa tratta, sono altamente qualificati e conducono con estrema cautela per evitare potenziali incidenti. Un’uscita di strada su questo percorso risulterebbe fatale.
Abbiamo organizzato il nostro viaggio a Shimshal presso l’Apple Garden Hunza di Aliabad. Qui, Irfan, il titolare, ci ha fornito un guidatore esperto con la sua 4×4 e ci ha accompagnati lui stesso nel villaggio con la scusa di staccare un po’ la spina per un paio di giorni.
Prendere un mezzo privato offre la possibilità di fermarsi più volte lungo il percorso e, vi assicuro, farete tante ma tante soste per scattare foto. Gole, un fiume gorgogliante, strade tortuose, vette scintillanti e anche un ghiacciaio, il Yazghil glacier. Tutto in 56 km.
Shimshal. Una leggenda sulla fondazione
Secondo una delle molte storie popolari della comunità, il villaggio di Shimshal fu fondato circa quattro secoli fa da Mamu Singh, un Burusho di Baltit, membro della famiglia del primo ministro. Mamu Singh, inviato come ambasciatore a Sarikol in Asia centrale, fuggì con sua moglie wakhi Khadija quando i rapporti con gli Hunza peggiorarono. Inseguiti fino al pascolo di Avgarch sulle pendici del Qarun Pir, si stabilirono prima di migrare nella parte bassa della valle di Shimshal.
Mamu Singh, esplorando la valle, scoprì un buco nel terreno coperto da un grande pezzo di ardesia. Rimuovendo la pietra, sgorgò acqua da un canale costruito da viaggiatori precedenti. Trovò un villaggio già costruito e, dopo la visita miracolosa di un santone di nome Shams, suo figlio Sher nacque. Sher crebbe, diventando un cacciatore eccellente.
In una disputa territoriale con un gruppo di stranieri, Sher accettò di risolverla con una partita di polo nel Pamir. Vinse, estendendo il territorio da Shimshal a Raskam. Dopo aver esplorato il territorio, Sher tornò a Shimshal, sposò donne wakhi di Sarikol e fondò i gruppi di discendenza Gazikator, Bakhtikator e Baqikator. Shimshal divenne la prima comunità wakhi in Hunza, segnando la prima insediamento permanente nell’Hunza superiore e una delle prime comunità di Hunza a unire organizzazione sociale e culturale wakhi e burusho. Da allora, sono passate quindici generazioni, con gli abitanti di Shimshal che sono diventati devoti ismailiti dopo la conversione del sovrano di Hunza nel secolo scorso.
Il villaggio di Shimshal
Shimshal si estende per circa 3.800 chilometri quadrati e è suddivisa in quattro principali frazioni: Farmanabad, Aminabad, Central Shimshal e Khizarabad.
Il fiume Odver, che nasce ad Odversar (6.303 metri), conosciuto anche come il Corno Bianco di Shimshal, attraversa per intero la valle di Shimshal. Questo corso d’acqua è una fonte di energia idroelettrica per cinque mesi all’anno, da giugno a ottobre. Dopo ottobre, l’acqua si ghiaccia, presentando una vera e propria sfida alla comunità locale per i successivi sette mesi. Durante questo periodo, la comunità dipende da fonti alternative di carburante come olio di kerosene, legna da ardere, piastre solari e gas naturale compresso in bombole.
A Shimshal, circa 250 case si avvalgono principalmente dell’energia solare per generare elettricità. Questa pratica mette i residenti di Shimshal in una posizione vantaggiosa rispetto ad altre comunità che abitano in zone ad alta quota nella regione. L’uso diffuso di pannelli solari contribuisce a migliorare significativamente le condizioni di vita degli abitanti di Shimshal, fornendo loro un accesso più affidabile e sostenibile all’elettricità, riducendo la dipendenza da fonti di energia convenzionali e contribuendo a preservare l’ambiente circostante.






La mia esperienza a Shimshal
Giunti a Shimshal abbiamo trovato una comunità vivace, dagli abiti colorati, tutta intenta nelle ultime fasi di raccolto del grano. Nel mese di settembre fervono, infatti, i preparativi in vista della stagione invernale, quando il cibo e i prodotti devono essere raccolti e conservati per far fronte ai lunghi e freddi mesi a venire.
Uomini e donne, senza distinzione si davano da fare nei campi. In altre zone del nord del Pakistan è difficile osservare tali scene di vita quotidiana che includono le donne ma gli ismaeliti sono musulmani più liberali.
Abbiamo percorso a piedi le strette strade non asfaltate del villaggio, che, nonostante ospiti poco più di 2.000 abitanti, si estende su una vasta area.
Gli abitanti sono cordiali. Qualcuno ci ha invitato a ripassare per un tè, altri ci hanno offerto delle albicocche (davvero ottime).
La posizione, isolata, fa si che le attività principali sono l’agricoltura e l’allevamento.
Abbiamo dormito in una tradizionale guest house nel cuore di Shimshal. Davvero ottimo il cibo con piatti realizzati da prodotti locali, come patate, spinaci e carne di yak essiccata.





Nomus, un modello da seguire
Una menzione speciale va al termine Nomus, ampiamente riconosciuto nella valle di Shimshal. Rappresenta un sistema filantropico sociale unico all’interno della comunità locale, manifestando un profondo interesse per l’umanità. Questo programma rappresenta un modello distintivo di sviluppo comunitario partecipativo nell’area del Gilgit-Baltistan, in Pakistan.
È un’antica tradizione che trova riscontro in varie comunità del mondo, assumendo denominazioni diverse. Nel contesto del Nomus, i membri della comunità in possesso di sufficienti risorse economiche “sponsorizzano” la costruzione di ponti, sentieri o edifici, apportando benefici tangibili alla collettività attraverso il finanziamento del progetto e la fornitura di cibo per coloro che contribuiscono con il loro lavoro volontario.
Il Nomus viene attuato con l’intento di onorare la memoria di un parente defunto e di ricevere le benedizioni di Dio Onnipotente. In altre parole, il Nomus costituisce un sistema di donazione di risorse per progetti di sviluppo comunitario, dedicati al nome di un membro della famiglia.
Questo sistema riveste un’efficacia particolare nel riconoscimento e nel ricordo dei membri della famiglia, generando orgoglio per la stessa e felicità per l’intera comunità. Inoltre, il Nomus affronta specifici problemi comunitari, diventando così una fonte di soddisfazione mentale e spirituale per chi contribuisce in nome di Dio.
Un aspetto ulteriormente degno di nota è il lavoro volontario, svolto gratuitamente dai membri della comunità. L’intera comunità, o almeno un rappresentante di ogni famiglia, partecipa attivamente a questa nobile causa, ciascuna famiglia offrendo i propri servizi di volontariato nel miglior modo possibile.






Gli alpinisti di Shimshal
Oltre venti alpinisti provenienti dalla Valle di Shimshal hanno portato grande orgoglio al Pakistan nel campo dell’alpinismo. Tra questi spicca Samina Baig, la prima donna pakistana a conquistare l’Everest e tutte le vette più elevate dei sette continenti del mondo. Altri notevoli alpinisti come Rajab Shah, che ha scalato tutte e cinque le vette più alte del Pakistan, e Mehrban Shah hanno ricevuto il riconoscimento “Pride of Performance” per i loro eccezionali contributi all’alpinismo.
A causa delle straordinarie imprese degli alpinisti di Shimshal, la valle è spesso denominata “La valle degli alpinisti” in Pakistan, sottolineando il ruolo significativo che questa comunità ha svolto nel panorama dell’alpinismo nazionale e internazionale.
Da Shimshal partono inoltre interessanti percorsi di trekking verso le montagne circostanti. Da segnalare lo Shimshal Pass Trek, della durata di circa 10 giorni e considerato uno dei più belli di tutto il Pakistan.
Pakistan. Itinerario fai da te di 9 giorni nel nord
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