Dopo l’interessante passeggiata del giorno prima nel cuore di Fes El Bali, abbiamo deciso di dedicare l’intera giornata per visitare un’altra zona della città, Fes El Jedid. Quest’area, fondata dai Merindi all’inizio della loro dominazione, diversamente da quanto accaduto per Fes El Bali, non ha visto nel corso dei secoli una crescita omogenea. Fu il sultano Abou Youssef nel 1276 a decidere la sua costruzione.
Io, Riccardo e Antonio ci incontriamo in Place R’cif, con Marco ci siamo dati appuntamento in Place Batha, non lontano da Bab Boujeloud. È da qui che cominceremo il nostro itinerario. In Place R’cif abbiamo difficoltà a trovare un taxi, per questo chiediamo a un ragazzo in sosta con la sua moto dotata di carretto di accompagnarci. È disponibile. Riccardo e Antonio si siedono all’interno, io rimango in piedi accanto al guidatore mentre mi tengo con forza al tettuccio. Marco è già lì ad aspettarci da una decina di minuti. Lasciamo alle nostre spalle Bab Boujeloud e gli intricati vicoli della medina e ci incamminiamo verso Fes El Jedid giungendo in breve in Place Baghdadi, una vasta area circondata da una serie di imponenti mura. Transitiamo dinanzi all’ingresso dei giardini pubblici di Jnane S’bile. Sono momentaneamente chiusi per manutenzione e noi possiamo solamente apprezzare dalle cancellate le vasche d’acqua e i prati curati che contraddistinguono il parco.
Fes, Bab Boujeloud |
Fes, Jnane S’bile |
Percorriamo lentamente Avenue Moulay Hassan sino a raggiungere la piazza recintata di Petit Mechouar caratterizzata a nord dalla monumentale Bab Dekkakine e a sud da Bab Mechouar, la porta che si apre sul Dar El Makhzen o Palazzo reale, uno dei complessi più sontuosi dell’intero Marocco. Marco prova a scattare una foto alla facciata, una guardia lo richiama gentilmente e lo obbliga a cancellare la foto. Attraversiamo in tutta la sua lunghezza la Grand Rue de Fes El Jedid fermandoci qua e là tra le botteghe: venditori di capi d’abbigliamento, spezie, prodotti dolciari e frutta affollano questa zona che ad ogni modo sembra più ordinata rispetto ai labirintici vicoli della medina. Osserviamo alcune cicogne che hanno scelto il tetto di una vicina mosche per creare il proprio nido.
Fes, percorrendo la Grand Rue de Fes El Jedid |
Per raggiungere il mellah, un tempo sede delle famiglie ebree della città, chiediamo informazioni ad alcuni ragazzi. Seguiamo le loro indicazioni ma ci accorgiamo subito che ci hanno indirizzato in una zona più povera e stranamente poco frequentata. Torniamo indietro attraversando un colorato mercato dove le persone locali si accalcano per acquistare i prodotti della terra. Un vicino mercato coperto è invece riservato alla vendita delle carni con grandi pezzi esposti al pubblico, frattaglie e zampe incluse.
Fes, mercato nei pressi della Grand Rue de Fes El Jedid |
Siamo a poca distanza da Bab Semmarine e dall’ingresso nel mellah. Il vecchio quartiere ebraico si svuotò dopo l’indipendenza del Paese nel 1956 ed ora è stato in gran parte ripopolato dagli emigrati musulmani provenienti dalle campagne. Iniziamo ad avere un po’ fame e decidiamo acquistare alcuni fichi da un venditore di strada. Un anziano ci invita a conoscere le antiche abitazioni dei rabbini e alcune sinagoghe della zona. Ci fidiamo e decidiamo di seguirlo consapevoli che potremmo dargli una mancia al termine della passeggiata. Entriamo in strettissime viuzze in cui anche solo persone insieme farebbero fatica a passare, fino a raggiungere un’abitazione diroccata e una piazza frequentata da persone apparentemente poco raccomandabili. Un ragazzo seduto ad un café ci consiglia di non seguire l’uomo. Preferiamo quindi tornare indietro nonostante l’insistenza dell’anziano.
Fes, mellah |
Al confine meridionale del mellah visitiamo il grande cimitero ebraico dove migliaia di tombe bianche illuminate dal sole si perdono a vista d’occhio e rendono difficoltoso camminare senza un paio di occhiali da sole. Non lontano dal cimitero è situato un altro ingresso dell’imponente Dar El Makhzen, l’unico dove è possibile scattare una foto ricordo. Qui imponenti porte di dimensioni diverse sono adornate da batacchi in ottone e e circondate da splendide maioliche di ceramica.
Fes, cimitero ebraico |
Fes, Dar El Makhzen |
Torniamo indietro lungo la strada percorsa all’andata fino ad arrivare a Bab Boujeloud dove nelle sue vicinanze sono presenti alcuni ristoranti turistici. Scegliamo il restaurant La Kasbah de Fes e ci posizioniamo sulla terrazza panoramica per mangiare una zuppa di lenticchie al sugo (laadas, servita in quasi tutti i locali come antipasto) e un’entrecote di agnello accompagnata da patatine fritte.
Fes, laadass |
Il pomeriggio lo dedichiamo nuovamente alla visita della medina di Fes El Bali. La madrasa Bou Inania dista da qui poche centinaia di metri ed è considerato a giusto dire il monumento più bello di tutta Fes. La madrasa fu l’ultima in ordine di tempo realizzata da un sultano dei Merindi, Abou Inan, il quale decise la sua costruzione per rivaleggiare con la moschea Karaouine. Un ampio cortile interno in marmo che dà sull’oratorio è fiancheggiato da due stanze piuttosto grandi. Ogni superficie è magnificamente decorata con intagli di legno e preziosi stucchi e maioliche di ceramica. Le celle degli studenti al piano superiore sono chiusi al pubblico mentre l’accesso alla sala delle preghiere è consentito solamente ai credenti musulmani.
Fes, Madrasa Bou Inania |
Nel resto del tempo ci lasciamo trasportare dalle voci, dagli odori e dagli incontri dei diversi souk incontrati lungo il cammino. Sono sempre le botteghe del cibo a richiamare la mia attenzione con i profumi della carne cotta al momento e delle briouats au miel, fagottini dolci di pasta fillo ripieni di noci e miele. Torniamo in hotel prima di rivederci tutti quanti a cena nel ristorante nelle vicinanze di Place R’cif. È l’ultima cena tutti insieme: Marco domani sarà a Rabat, io, Antonio e Riccardo lasceremò momentaneamente Fes per dirigerci sui monti del Rif nella città blu di Chefchaouen.
Fes, percorrendo la medina |
Lascia un commento