“Certo, potrei accompagnarvi ma in tal caso aspetterei al porto. Non sono mai stato a Trunyan ma ho sempre sentito parlare di brutte storie da quelle parti. Poi la gente lì è diversa. Sei proprio sicuro che vuoi andare?“.
Mi sono sentito rispondere così dal tassista mentre cercavo di contrattare il prezzo per raggiungere questa località. Alla fine è stato costretto ad accettare e nell’itinerario abbiamo incluso anche le vicine Penglipuran e Kintamani.
Ho voluto saperne di più e mi ha raccontato di una serie di storie nelle quali i protagonisti sono gli abitanti del villaggio, tipi schivi e diversi dalle altre zone di Bali. Per raggiungere Trunyan e più precisamente il sito che qualche mese prima ha attirato il mio interesse su internet è necessario prendere una piccola barca dal porto di Kedisan e poi attraversare le acque del lago Batur. Pare che accada spesso che nel bel mezzo del bacino i capitani, fingendo un guasto, blocchino le proprie barche in modo che qualcuno venga in soccorso per poi guadagnare più soldi per il doppio viaggio. Vedremo.
Ci siamo messi d’accordo per l’indomani ma al momento dell’appuntamento il tassista non si è fatto trovare ed ha demandato l’incarico ad un amico. Giunti a Kedisan, anche il nuovo autista sembra perplesso: “Sei sicuro che vuoi andare? Ci sono tanti altri bei posti nelle vicinanze che potrebbero fare al caso tuo“. Per un attimo qualche dubbio balena nella mia testa ma poi penso che molto probabilmente non ci sarà più occasione di venire da queste parti e mi convinco a non cambiare idea. Sono arrivato fin qui per vedere un rituale che a prima vista potrebbe sembrare macabro ma che in realtà va avanti fin dal Neolitico. Al contrario di altre località dell’isola di Bali gli abitanti di Trunyan, che orgogliosamente rivendicano di essere originali discendenti balinesi, i Bali Aga, non cremano i corpi dei propri defunti. Questi sono sistemati all’aperto, all’interno di gabbie di bambù sotto un albero considerato sacro, il Banyan, lasciando alle forze della natura il compito di decomporre i corpi.
Kedisan |
Avevo letto su internet che per raggiungere il cimitero bastava negoziare il prezzo del passaggio in barca con uno degli uomini che si aggirano nei pressi del porto. Fermiamo un uomo e chiediamo. Nemmeno un sorriso in volto, ci spara un prezzo molto alto per soli trenta minuti di navigazione. Cerchiamo di abbassare i costi, d’altronde contrattare sembra normale in Indonesia, ma più volte ci ripete che le condizioni è lui a dettarle e che i prezzi sono quelli ufficiali. Francamente ci sembra molto strano ed andiamo a chiedere ad un poliziotto seduto a pochi metri. Avevamo ragione noi, ci mostra un edificio a qualche centinaia di metri, la biglietteria ufficiale, dove su una tabella sono esposti i prezzi, quelli veri. Per due persone il costo per persona è di 275.000 Rp (circa 19 euro), tanto, ma sicuramente meno da quanto ci aveva proposto quell’uomo poco affidabile.
Indossiamo i giubbotti di salvataggio e saliamo sulla barca. Il viaggio, di mezz’ora circa, si rivela alquanto piacevole e il tempo trascorre molto velocemente mentre osserviamo i paesaggi vulcanici offerti dal Danau Batur, Lasciamo sulla nostra destra il villaggio di Trunyan e continuiamo per pochi minuti ancora fino ad arrivare nei pressi di una placida ansa, lì dove è situato un instabile molo di legno. Scendiamo e dal nulla compaiono un paio di uomini, sono i custodi del cimitero che ci fanno firmare un libro dei visitatori e ci invitano a fare un’offerta, libera. Scambiamo con loro qualche parola e ci mostrano come questo sia solamente un approdo secondario che è andato a sostituire nel tempo quello principale semisommerso dall’innalzamento delle acque del lago.
Trunyan |
Due teschi e un cartello che recita “Welcome to Kuburan Trunyan” danno il benvenuto. Ci incamminiamo oltre l’ingresso e a prima vista devo ammettere che il cimitero sembra più che altro una piccola discarica con oggetti disseminati un po’ ovunque. Ci sono soldi, stoviglie, cibo, oggetti di uso quotidiano. Qua e là spuntano anche ossa umane. Ma c’è una spiegazione a tutto questo. I parenti dei cari estinti lasciano a mo’ di offerte gli oggetti con la speranza che possano servire anche dopo la morte.
Trunyan, cimitero |
I defunti si trovano all’ombra di un albero di Banyan il cui profumo neutralizza l’odore dei corpi in decomposizione. Tutti sono sistemati tutti lungo un lato del cimitero all’interno di gabbie di bambù. Gli ultimi resti risalgono a un anno prima. Dell’uomo sono ben visibili il teschio e i suoi indumenti colorati. La tradizione vuole che qui vengano a riposare, dopo una pulizia rituale con acqua piovana, solamente persone sposate decedute per cause naturali. Per tutti gli altri invece si procede invece all’inumazione. Nella cerimonia funebre le donne non sono ammesse. Una volta che il processo di decomposizione viene meno, i teschi vengono sistemati uno accanto all’altro su un altare in pietra appena sotto il grande albero.
Trunyan, cimitero |
Avvertiamo una forte energia negativa in questo posto, personalmente non mi accade spesso. Meglio cambiare aria. Salutiamo i custodi mentre un uomo in canoa si avvicina a noi chiedendoci un’offerta e facciamo ritorno a Kedisan. Fortunatamente nessun finto guasto durante il percorso.
Trunyan |
Kedisan |
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