Cancha Cancha, Chuschi, Quispillacta. Questi nomi potrebbero non dire niente a gran parte di voi eppure per i peruviani suonano ancora come una ferita aperta e difficile da rimarginare. È infatti da questi villaggi immersi tra le montagne della regione di Ayacucho che negli anni 80′ del ventesimo secolo è iniziata una delle pagine più tristi per la storia del Perù recente, quella del terrorismo di Sendero Luminoso, non ancora completamente debellato.
Per chi non lo sapesse Sendero Luminoso fu fondato tra il 1969 e il 1970 da Abimael Guzmán, successivamente alla scissione del Partido Comunista del Perù, ed era una organizzazione di ispirazione maoista con l’obiettivo di sovvertire il sistema politico del Paese ed instaurare il socialismo attraverso la lotta armata.
Per una volta non ho voluto fare il turista tradizionale ed ho raggiunto la città di Ayacucho, capoluogo dell’omonima regione, per conoscere di persona luoghi e testimonianze di uno dei periodi più bui di una delle nazioni che più ho apprezzato durante i miei viaggi in giro per il mondo, con l’idea principale quella di parlare direttamente con gli abitanti.
Appena arrivato ad Ayacucho il tassista che mi ha accompagnato verso l’hostal ha aperto e chiuso spontaneamente il discorso: “Durante il periodo di Sendero Luminoso dopo le ore 18 non potevamo uscire di casa, le strade erano deserte mentre ora è tutto un altro mondo“.
All’inizio del 1980 i primi incontri clandestini dell’organizzazione avvennero proprio Ayacucho ed erano conosciuti come Seconda Plenaria del Comitato Centrale. Nell’occasione fu creata una direzione rivoluzionaria che aveva un carattere politico e militare, e alle milizie fu ordinato di trasferirsi in aree strategiche delle province per iniziare la lotta armata. Questo momento rappresentò la parte embrionale di quel conflitto armato che secondo la Comisión de la Verdad y Reconciliación portò alla morte fra il 1980 e il 2000 di oltre 69.000 persone.
Mai dimenticare. Proprio ad Ayacucho nel 2005 è stato istituito il Museo della Memoria, per opera dell’ANFASEP (Asociación Nacional de Familiares de Secuestrados, Detenidos y Desaparecido del Perú), l’Associazione Nazionale dei Famigliari dei Sequestrati, Detenuti e Scomparsi del Perù con l’obiettivo di rivelare le cause e le conseguenze del conflitto armato interno 1980-2000. Il costo è di appena 2 soles, una cifra significativa per immergersi negli eventi tragici di quegli anni. Gli spazi del museo della Memoria sono progettati, sia per conoscere i momenti principali che hanno contraddistinto il periodo, sia per far capire il dolore e l’angoscia delle persone e delle vittime colpite. Attraverso le lacrime, le donne hanno raccolto ricordi, lettere, vestiti e foto di parenti e hanno documentato la loro sofferenza e la loro lotta nel proprio museo.
Ayacucho, Museo della Memoria |
È qui che, grazie alla gentilezza delle due dipendenti alla reception, ho trovato i contatti giusti per organizzare una giornata nei centri abitati citati all’inizio del post. Con Abel, uno studente universitario del corso di studi di Antropologia, mi sono recato in queste località partendo dal Terminal Sur della città di Ayacucho, punto dal quale partono i colectivos (taxi condivisi) e i combis (minibus) per destinazioni rurali nella regione. Nello specifico il costo del viaggio per persona per raggiungere il villaggio di Chuschi in combi è di 14 soles (partenza alle ore 7 am) e la durata della corsa è di circa tre ore. Nel caso come noi si volesse scendere in centri abitati poco prima di Chuschi il prezzo rimane invariato.
Appena usciti da Ayacucho la strada si inerpica sino a raggiungere una cumbre (la sommità di un rilievo), caratterizzata dalla rada vegetazione, prima di immergersi in un paesaggio tipicamente rurale, con campi coltivati, villaggi in adobe e manto stradale spesso non asfaltato. Gli ultimi chilometri, quelli che conducono a Cancha Cancha sono i più faticosi, la carreggiata si stringe, si procede senza protezioni e soprattutto tra le buche del fondo in terra.
Da Ayacucho a Cancha Cancha |
Proprio Cancha Cancha ha rappresentato la prima tappa. Questo paesino adagiato tra le montagne conta poco meno di mille abitanti e la sua popolazione è per lo più dedita all’allevamento e all’agricoltura, come testimoniato dalla statua di San Isidro Labrador (San Isidoro Lavoratore) che fa bella mostra nella curata piazza del paese. Isidro Labrador è il santo patrono del villaggio e la sua ricorrenza viene celebrata ogni anno il 25 e il 26 agosto. Oggi i ritmi qui scorrono lenti come non mai ma nei primi anni 80′ del Novecento era tutta un’altra storia. Le ferite sono ancora aperte nella popolazione, in molti sono tuttora in cura psicologica e c’è chi non vuole ricordare quei momenti, come un’anziana incontrata sull’uscio della sua casa. In queste zone la lingua prevalente è il quechua, almeno per le persone più anziane ed Abel è stato molto di aiuto nella comunicazione.
Cancha Cancha, piazza principale |
Chi a Cancha Cancha mi ha raccontato alcuni degli accadimenti avvenuti in paese è Estel, una donna incontrata sotto gli archi di un edificio nei pressi della piazza mentre era intenta a vendere pasti caldi. Abbiamo conquistato la sua fiducia, e di altre anziane lì sedute, consumando un piatto di ají de gallina. Cancha Cancha ha provato in tutti i modi a ribellarsi alla presenza dei senderisti, in gran parte provenienti dai vicini paesi di Chuschi e Quispillacta.
La prima incursione avvenne nel 1982. In quell’occasione, i membri del PCP-SL (Partido Comunista del Perú – Sendero Luminoso) arrivarono in città portando una bandiera rossa e costrinsero i contadini ad incontrarsi nella piazza comunale. Una volta riunita la popolazione i militanti dichiararono che stavano cominciando una guerra ed “invitando” i cittadini lavorare insieme per far “scomparire” i militari. Inoltre, avvertirono che non avrebbero acconsentito all’esistenza di autorità, ladri, infedeli nella città. Prima di andarsene picchiarono tre persone, accusate di aver commesso crimini contro la comunità.
Cancha Cancha, in compagnia di Estel |
Sempre nel 1982 avvenne la seconda incursione con minacce esplicite a tutti coloro che si sarebbero rifiutati di dimettersi dalle loro posizioni istituzionali ma le autorità locali rifiutarono in maniera decisa i dettami dei senderisti.
Alla fine del mese di febbraio del 1983, data ricordata dagli abitanti del villaggio perché in quel momento si stava celebrando il Carnevale, i militanti tornarono in città ma vennero espulsi dalla comunità. La popolazione si rese subito conto del rischio che stava correndo e data l’assenza di forze dell’ordine che esercitassero la funzione di protezione legale, la comunità decise di organizzare pattuglie di ronde autonome con l’intento di avvisare la presenza dei sovversivi attraverso il suono della campana della chiesa. Questo avrebbe aiutato a resistere ad un eventuale attacco dando il tempo agli uomini di Cancha Cancha di radunarsi e permettendo a donne e bambini di rifugiarsi.
Cancha Cancha |
Il 21 maggio 1983 un gruppo composto da più di 100 membri del PCP-Sendero Luminoso entrarono nel paese con urla allusive alla “lotta armata”, attraverso colpi d’arma da fuoco, lanciando esplosivi e minacciando di distruggere la comunità. Nonostante fu sorpresa dai ribelli la pattuglia di ronda in quel momento presente riuscì a suonare la campana della chiesa cercando in tutti i modi di difendersi. Dovettero ripiegare nella parte superiore del villaggio, nel luogo conosciuto come “El Calvario”, utilizzando solamente fionde. I senderisti presero possesso della piazza principale della comunità e diedero fuoco alle abitazioni situate in Calle Cahuide. L’attaccò portò alla morte di 3 persone, al ferimento di altre tre, oltre a molti edifici bruciati.
Di fronte a questi fatti, gli abitanti del villaggio convennero che il presidente della comunità, Indalecio Conde Quispe, e tre membri della Giunta sarebbero andati a denunciare l’attacco alla Guardia Civil nella località di Pampa Cangallo. La comitiva fu sorpresa da un gruppo di senderisti che aveva appena attaccato la comunità di Pomabamba, nella zona conosciuta come Chaccollahuayco. La giunta riuscì a scappare ma Indalecio Conde Quispe fu catturato dai membri del PCP-SL. Preso prigioniero, fu portato a Ollucopampa, dove fu decapitato e lapidato a morte. Indalecio Conde aveva 54 anni quando fu assassinato.
Gli eventi scatenarono la reazione degli abitanti del villaggio che, indignati, decisero di perseguitare i sovversivi che avevano perpetrato l’attacco. Dopo due ore di cammino, il gruppo raggiunse i senderisti in un posto vicino al centro della città di Cuchoquesera, nel luogo conosciuto come Condorbamba. Nello scontro fu catturato vivo un numero indeterminato di attaccanti ma costò la vita ad un abitante di Cancha Cancha, tale Albino Tacuri Condori. I prigionieri vennero consegnati agli agenti di polizia che arrivarono in elicottero per prelevarli.
Per tutto l’anno 1983 la squadra numero 9 del comitato zonale Cangallo-Víctor Fajardo del PCP-Sendero Luminoso, portarono avanti una pesante attività nell’area. Vennero spesso violati i diritti fondamentali degli individui e tutto questo portò ad una costante violazione dei principi del diritto internazionale umanitario.
Cancha Cancha |
Cancha Cancha dista da Chuschi, altro luogo simbolo del conflitto, circa 8 km. Data l’assenza di mezzi pubblici disponibili io e Abel abbiamo deciso di percorrere la distanza tra i due centri a piedi, fin quando un pick up di passaggio non si è fermato per offrirci una corsa. Siamo scesi a Chuschi ma prima di dedicare il nostro tempo a questa località ci siamo spostati nell’adiacente Quispillacta, comunità facente parte della stessa Chuschi. Anche qui una curata piazza si affaccia sulla chiesa del villaggio. Sulle panchine, intente a rilassarsi, un paio di uomini: un anziano, la cui unica lingua è sembrata essere il quechua, ed Angel, uno dei pochi abitanti di Quispillacta ad essere rimasto in paese dopo il terremoto del 1999.
Da Cancha Cancha a Quispillacta |
Abbiamo parlato a lungo con Angel ed è emersa in tutta la sua atrocità l’altra faccia del conflitto, quella delle forze armate peruviane. Gli attacchi di Sendero Luminoso e la presenza di terroristi causarono una forte reazione di repressione da parte dell’esercito e della polizia portando i civili a trovarsi nel bel mezzo di due fuochi: da una parte i senderisti, dall’altro lo stato. Se non aiutavano, o semplicemente non si sottomettevano a Sentiero Luminoso, venivano accusati di essere soplones (spie) e correvano il rischio di rappresaglie. Se non soddisfacevano le richieste dell’esercito erano trattati come terrucos (terroristi) e spesso spazzati via in terribili massacri. Solamente a partire dal 1985 l’esercito sviluppò uno stile di repressione più selettivo.
“Qui a Quispillacta scomparirono moltissime persone, incluso il mio papà nel 1983. Avevo dodici anni quando i militari entrano in casa. Senza nessuna prova incolparono mio padre di essere un terrorista. Lo portarono via insieme ad altre sette persone e tutti vennero giustiziati nei pressi del villaggio di San Juan de Uchuyri. Riuscimmo a trovare il suo corpo solamente dopo lunghi anni“, racconta con un filo di voce Angel.
Sebbene sia trascorso tutto questo tempo le ferite da queste parti sono ancora aperte. Abbiamo provato a parlare anche con un’anziana donna fuori della sua umile casa ma ha preferito evitare il discorso. Prima di iniziare la conversazione ha voluto sapere da Abel se fossi un militare, una domanda significativa in grado di far comprendere come la situazione non sia mai stata superata.
Quispillacta, in compagnia di Angel |
Quispillacta |
Tornando a Chuschi abbiamo avuto tempo di conoscere un po’ la cittadina prima di fare ritorno ad Ayacucho, contando che l’ultimo combi parte alle ore 14. Gli abitanti, in abiti tradizionali, passeggiano rilassati tra le vie del centro abitato, il più grande della zona con oltre 8.000 residenti. Attorno alla piazza sono presenti alcuni hospedajes dove trascorrere la notte ed una manciata di comedor economici dove consumare un pasto. Sempre nei pressi della piazza sono situati due edifici simbolo del periodo di Sendero Luminoso, la chiesa ed il palazzo municipale, quest’ultimo ricostruito.
Chuschi, chiesa |
Per chi non lo sapesse Chuschi è il luogo dove cominciò il periodo più buio per la storia recente del Perù. Era il 17 maggio del 1980. Quella notte le campane della chiesa suonarono a lungo, per tutta la notte. Poco prima Sendero Luminoso perpetrò il primo attentato della sua storia all’interno del palazzo municipale il giorno prima delle elezioni.
La storia ufficiale racconta che Florencio Conde Núñez, responsabile del materiale elettorale, stava dormento in un piccolo magazzino all’interno del municipio quando arrivò un gruppo di estranei. Abbatterono la porta, chiusa con un bastone, puntarono una pistola e portarono fuori le anfore elettorali, schede elettorali ed altri documenti relativi alle elezioni. Florencio Conde fu successivamente rilasciato ed insieme alla comunità si mise alla ricerca del materiale rubato. Parte fu rinvenuto nei pressi del ponte di Quispillacta. Era tutto bruciato, stavo ancora fumando. Un’altra parte fu trovata nella piazza principale di Chuschi.
Quello che venne dopo fu l’inferno. La popolazione di Chuschi fu stigmatizzata come terrorista. Se essere ayacuchano ispirava sospetti, essere Chuschi era la conferma per uno Stato cieco e spaventoso. Gli abitanti vivevano senza una via d’uscita, perseguitati. I militari arrivavano qui e nella loro accanita ricerca di terroristi spesso era catturati ed uccisi, senza prove. D’altra parte i senderisti ceravano di arruolarli, punendo un’eventuale collaborazione con le Forze Armate. La presenza militare aumento a Chuschi, a partire dal dal 31 dicembre 1982, data in cui fu decretato lo stato di emergenza. In quelle circostanze, i membri delle forze di sicurezza che svolgevano regolari ronde al fine di perseguire gli elementi sovversivi e reprimere le loro incursioni, portarono ad occasionali scontri armati. Spesso in città avvenivano sparizioni forzate ed omicidi.
Chuschi |
Uno spaccato di quell’infausto periodo ci è stato offerto da Nechy, solamente un’adolescente nei primi anni di Sendero Luminoso. Attualmente vive a Lima, nella capitale, ma è cresciuta con il racconto dei suoi genitori: “Alle 5 del pomeriggio i miei avevano già raggiunto le alture vicine, con il proprio bestiame, per trascorrere la notte. Era una misura necessaria perchè i membri del PCP-SL entravano con forza nelle case, violavano le ragazzine e rubavano gli animali. Gli adolescenti venivano invece rapiti per far parte dei loro squadroni. Anche i militari perpetravano crimini. Un giorno i senderisti obbligarono mio zio ad interrare armi all’interno della sua casa e quando alcuni giornalisti bussarono alla sua porta trovarono tutto il materiale. Fu scambiato per un terrorista“. Continua Nechy: “Mio cugino fu preso da Sendero Luminoso, riapparve a Lima tempo dopo con un falso nome dopo essere riuscito a scappare. Si rifugiò negli Stati Uniti e da allora non è più tornato“.
Nonostante abbia trascorso la sua infanzia a Lima Nechy non è rimasta immune dai traumi provocati da Sendero Luminoso che in più di un’occasione sottomise la capitale peruviana, come l’8 giugno del 1985 quando la città fu colpita da un’ondata di attacchi durante la visita del presidente argentino Raúl Alfonsín. Oltre a boicottare diverse torri ad alta tensione ed a lasciare una parte del paese senza luce, i senderisti fecero esplodere tre autobombe nel centro della città e causarono incendi in 10 stabilimenti commerciali: “A sei isolati da dove lavoravo, alle sette del mattino, saltò in aria un autobomba. Ricordo come se fosse oggi adesso un passante mutilato che chiedeva aiuto. Eravamo impotenti, non potevamo fare niente. L’unica soluzione era chiamare un’ambulanza“.
Chuschi |
Cancha Cancha |
Da Cancha Cancha a Quispillacta |
Quispillacta |
Chuschi |
Maria Giovanna Pagano dice
Molto interessante, grazie…C’è il minimo indispensabile da cui partire per approfondire un ennesimo movimento storico politico delirante. Colpiscono sì i collegamenti con la Cambogia: Pol Pot e Guzman avevano una preparazione culturale umanista, ma certamente non umanitaria …
Manuel Santoro dice
Assolutamente sì, è un argomento interessante da approfondire. Magari potrebbe interessarti, ho scritto un libro che racconta i luoghi colpiti durante le violenze in Perù, “Ande Dimenticate”, edito da Alpine Studio Editore. Buona giornata, Manuel