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Ulan Bator: cosa vedere nella capitale della Mongolia

Agosto 14, 2015 · Manuel Santoro · Lascia un commento

Ulan Bator, piazza Chinggis Khan
Abbiamo trascorso la nostra ultima notte in gher e ci prepariamo a fare ritorno ad Ulan Bator. È anche l’ultimo giorno di viaggio con i nostri autisti, “costretti” a una lunga serie di foto ricordo nel parcheggio antistante l’Hustain Ger Camp. La città ci accoglie con traffico, smog e un’interminabile serie di palazzi in costruzione. Molti dei lavori sono fermi e non si sa se mai riprenderanno. Ulan Bator è una città che ha voglia di crescere, espandersi, talvolta con un passo più lungo della propria gamba. A vista d’occhio sembra una capitale moderna, cosmopolita e anticonformista, tuttavia basta sapersi muovere per ritrovare alcune pillole di storia e ripercorrere gli antichi fasti di un tempo. Alloggiamo all’Hotel Bayangol, una grande struttura nei pressi del centro. Ci fermiamo qui pochi minuti prima del pranzo al ristorante Modern Nomads a base di ravioli di carne e verdura e zuppa di noodles. Dedichiamo il pomeriggio ai principali siti storici della capitale a partire dal monastero di Gandan. All’inizio dell’XIX secolo era una vera e propria città nella città che contava 50.000 abitanti e un centinaio di templi. Venne poi il tragico anno 1937. I danni causati dalle purghe staliniane furono molto gravi, gran parte dei templi distrutti e solamente una manciata di edifici arrivati sino ai giorni nostri. Il 1990 è l’anno della rinascita, sono riprese le normali cerimonie buddhiste e attualmente nel complesso si contano circa 600 monaci. Ci incamminiamo dall’ingresso principale fino ad arrivare ad un cortile caratterizzato da due templi, il Tempio di Didan-Lavran, a due piani, e il Tempio di Ochidara.
Ulan Bator, monastero di Gandan. Tempio di Ochidara
Ulan Bator, monastero di Gandan. Tempio di Ochidara
Siamo fortunati, in genere nel pomeriggio gran parte delle cappelle è chiusa al pubblico ma proprio nel Tempio di Ochidara è in corso una suggestiva cerimonia religiosa con decine di monaci e fedeli. Entriamo per un veloce giro in senso orario, purtroppo non è possibile scattare fotografie. Percorriamo il kora (un tracciato per pellegrini) osservando i credenti girare le decine di ruote di preghiera attorno alla struttura. Protetto da una teca di vetro fa bella mostra la statua di Tsongkhapa, il fondatore della scuola gelugpa.
Ulan Bator, monastero di Gandan. Tempio di Ochidara
Ulan Bator, monastero di Gandan. Tempio di Ochidara
Ulan Bator, monastero di Gandan
Ulan Bator, monastero di Gandan
Ulan Bator, monastero di Gandan
Ulan Bator, monastero di Gandan
L’attrattiva principale del monastero è l’edificio bianco del Migjid Janraisig Sum con la stupefacente statua di Migjid Janraisig. Si tratta di un’opera cava alta ben 26 metri, realizzata in rame e ricoperta d’oro con all’interno tonnellate di erbe medicinali, rotoli di mantra e addirittura una gher con tanto di arredi. Scattare foto all’interno vuol dire pagare un supplemento al biglietto d’ingresso ma vi assicuro che sono soldi spesi bene. Attorno alla statua, tra odore d’incenso e candele di burro di yak dalle fiammelle tremolanti, si susseguono centinaia di figure di Ayush che osservano nell’oscurità il Migjid Janraisig. Nelle vicinanze di questo tempio si trovano altri edifici, quattro collegi di filosofia buddhista a est e l’Università buddhista Öndör Gegeen Zanabazar a ovest. 
Ulan Bator, monastero di Gandan. Migjid Janraisig Sum
Ulan Bator, monastero di Gandan. Migjid Janraisig Sum
Ulan Bator, monastero di Gandan. Migjid Janraisig Sum
Ulan Bator, monastero di Gandan. Migjid Janraisig Sum
Ulan Bator, monastero di Gandan. Migjid Janraisig Sum
Ulan Bator, monastero di Gandan. Migjid Janraisig Sum
Ulan Bator, monastero di Gandan. Migjid Janraisig Sum
Seconda tappa è la Zaisan Hill, una collina sulla quale è situata il Monumento Commemorativo Zaisan. Un’antica leggenda vuole che un tempo, il monte Chingiltei e il monte Bogdkhan vivessero in pessimi rapporti a tal punto da scatenare facilmente tempeste e bufere. I ministri dei monasteri credendo ci fosse un demone che influenzasse il loro legame presero la decisione di porre una collina tra i due monti e la chiamarono Zaisan Hill. Da allora non ci furono più disastri. Il Monumento Commemorativo, dall’alto del quale è possibile avere una vista panoramica su tutta Ulan Bator, fu costruito dai russi in onore di soldati ed eroi ignoti morti durante le diverse guerre che hanno caratterizzato la storia mongola. Devo ammettere che per me questo posto si è rivelato una piccola delusione. Prima di partire avevo visto un documentario girato pochi anni fa che mostrava la collina come un’oasi di pace nella periferia della città. Ora la sete di espansione ha portato a costruire in breve tempo enormi palazzi e centri commerciali ai suoi piedi. 
Ulan Bator, Zaisan Hill. Monumento Commemorativo Zaisan
Ulan Bator, Zaisan Hill. Monumento Commemorativo Zaisan
Ulan Bator, vista panoramica dalla Zaisan Hill
Ulan Bator, vista panoramica dalla Zaisan Hill
Ci spostiamo in quella che è stata la residenza dell’ultimo sovrano mongolo Jebtzun Damba Hutagt VII, il Palazzo d’Inverno del Bogd Khan che per motivi poco noti, a differenza del Palazzo d’Estate, non venne raso al suolo. Anche qui per scattare fotografie all’interno è necessario pagare un supplemento ma stiamo parlando di circa 25 euro, un furto! L’edificio bianco alla destra dell’ingresso è la struttura principale, il Palazzo d’Inverno vero e proprio all’interno del quale sono custoditi gli arredi di un tempo e i doni ricevuti dal Khan dai dignitari stranieri. Un’intera sala dedicata ad animali imbalsamati spiega il gusto del Bogd Khan per la fauna rara con alcuni di questi esemplari che facevano parte del suo zoo personale. Nei sei templi attorno alla costruzione principale sono esposte invece opere d’arte buddhista con preziose sculture ed antichi thangka. 
Ulan Bator, Palazzo d'Inverno del Bogd Khan
Ulan Bator, Palazzo d'Inverno del Bogd Khan
Ulan Bator, Palazzo d'Inverno del Bogd Khan
Ulan Bator, Palazzo d’Inverno del Bogd Khan
Pochi chilometri a nord si trova il cuore di Ulan Bator, piazza Chinggis Khaan (o Gengis Khan), inizialmente intitolata all’eroe della rivoluzione Damdinii Sükhbaatar. Ed è proprio Sükhbaatar a cavallo ad essere raffigurato nella grande statua al centro della piazza. Pensavamo fosse Chinggis Khan ma il monumento a lui dedicato è situato dinanzi al Palazzo del Governo nel bel mezzo di altre due statue che riproducono altri due khan, i guerrieri mongoli Ögedei (a ovest) e Kublai (a est). Ci aggiriamo nel vasto spazio osservando i bambini scorrazzare con le proprie macchine giocattolo mentre alcuni ufficiali in divisa scattano una foto ricordo dinanzi all’imponente edificio del Parlamento. Attorno alla piazza si succedono altre importanti costruzioni, il Palazzo della Cultura a est, la Central Tower con i suoi negozi all’ultima moda a sud e la Borsa Valori della Mongolia sul lato sud-ovest. Trascorriamo la restante parte del pomeriggio in un centro commerciale multi-piano alla ricerca degli ultimi souvenir prima della cena in un ristorante nelle vicinanze del parco divertimenti della città. Dopo oltre due settimane intense si chiude così la nostra avventura in terra mongola, una terra ancora selvaggia che ci ha regalato paesaggi naturali incomparabili e ci ha permesso di conoscere le secolari tradizioni ancora in uso tra le popolazioni nomadi delle steppe.
Ulan Bator, piazza Chinggis Khan
Ulan Bator, piazza Chinggis Khan
Ulan Bator, piazza Chinggis Khan
Ulan Bator, piazza Chinggis Khan
Ulan Bator, parco divertimenti
Ulan Bator, parco divertimenti
Per ulteriori informazioni:
www.viaggigiovani.it/viaggi/mongolia

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📍 Ameln Valley 🇲🇦 Il villaggio di Tazoul 📍 Ameln Valley 🇲🇦

Il villaggio di Tazoulte ha un antico cimitero ebraico che può essere di interesse storico. Sebbene la comunità ebraica abbia lasciato la zona alcuni anni fa, gran parte dell'argenteria della regione reca incisi simboli ebraici, in quanto gli ebrei erano tradizionalmente gli argentieri della regione (Souss Massa | Marocco) 🏘

The village of Tazoulte has an ancient Jewish cemetery that may be of historical interest. Although the Jewish community left the area some years ago, much of the silverware in the region is engraved with Jewish symbols, as Jews were traditionally the silversmiths of the region (Souss Massa | Morocco) 🏘

El pueblo de Tazoulte posee un antiguo cementerio judío que puede tener interés histórico. Aunque la comunidad judía abandonó la zona hace algunos años, gran parte de la platería de la región está grabada con símbolos judíos, ya que los judíos eran tradicionalmente los plateros de la región (Souss Massa | Marruecos) 🏘

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📍 Ameln Valley 🇲🇦

Partendo da Tafraout è possibile visitare numerosi villaggi incastonati nella Ameln Valley. Tagdicht è il più elevato ed anche il più difficile da raggiungere. Vi è una sola strada, stretta, tortuosa, che si inerpica tra le montagne senza alcuna protezione (Souss Massa | Marocco) 🏘

Starting from Tafraout, it is possible to visit numerous villages nestled in the Ameln Valley. Tagdicht is the highest and also the most difficult to reach. There is only one road, narrow, winding, that climbs through the mountains without any protection (Souss Massa | Morocco) 🏘

Partiendo de Tafraout, es posible visitar numerosos pueblos enclavados en el valle del Ameln. Tagdicht es el más alto y también el más difícil de alcanzar. Sólo hay una carretera, estrecha y sinuosa, que sube por las montañas sin ninguna protección (Souss Massa | Marruecos) 🏘

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📍 Aït Mansour Gorge Pt. 2 🇲🇦 Delle Gole 📍 Aït Mansour Gorge Pt. 2 🇲🇦

Delle Gole di Aït Mansour tutti me ne avevano parlato bene ma i suoi paesaggi sono andati oltre le aspettative. Ho apprezzato il fatto che quest'oasi sia poco turistica e forse anche più bella di altre zone del Marocco, molto più conosciute. Qui ho trascorso un'intera giornata ma spero di ritornarci un giorno, c'è tanto altro ancora da vedere (Souss Massa | Marocco) 🌴

Everyone had told me good things about the Aït Mansour Gorges, but its landscapes went beyond expectations. I appreciated the fact that this oasis is not very touristy and perhaps even more beautiful than other, much better known areas of Morocco. I spent a whole day here but I hope to return one day, there is so much more to see (Souss Massa | Morocco) 🌴

Much gente me había hablado bien de las gargantas de Aït Mansour, pero sus paisajes superaron las expectativas. Aprecié el hecho de que este oasis no sea muy turístico y quizás incluso más bello que otras zonas mucho más conocidas de Marruecos. Pasé aquí un día entero, pero espero volver algún día, hay mucho más que ver (Souss Massa | Marruecos) 🌴

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📍 Aït Mansour Gorge Pt. 1 🇲🇦 Il tratto 📍 Aït Mansour Gorge Pt. 1 🇲🇦

Il tratto di strada all'interno delle gole di Aït Mansour è stato probabilmente il più bello di tutto il viaggio On the road in Marocco: un rigoglioso palmeto da attraversare, antichi villaggi di terra in rovina e una sosta, a sorpresa, in un basico café dove l'ospitale Omar ci ha accolti per servirci il suo piatto forte, una omelette berbera (Souss Massa | Marocco) 🌴

The stretch of road inside the Aït Mansour gorges was probably the most beautiful of the entire Moroccan On the Road trip: a lush palm grove to cross, ancient ruined earthen villages and a surprise stop at a basic café where the hospitable Omar welcomed us to serve his signature dish, a Berber omelette (Souss Massa | Morocco) 🌴

El tramo de carretera dentro de las gargantas de Aït Mansour fue probablemente el más bonito de todo el viaje marroquí On the Road: un frondoso palmeral que atravesar, antiguos pueblos de tierra en ruinas y una parada sorpresa en un café básico donde el hospitalario Omar nos recibió para servirnos su plato estrella, una tortilla bereber (Souss Massa | Marruecos) 🌴

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